Joseph Ratzinger, il Papa Emerito Benedetto XVI, resterà negli annali ecclesiastici come uno dei maestri della riforma della Chiesa e del rinnovamento della teologia nel ritorno alle fonti della Scrittura e dei Padri della Chiesa. Intellettuale enormemente rispettoso di qualsiasi ricerca della verità, si distingue per immensa cultura e rigore analitico, e questo ne fa un luminoso critico del relativismo nella postmodernità.
Già teologo di grido prima di essere eletto cardinale-arcivescovo di München sotto Paolo VI, poi custode a Roma della Dottrina della Fede sotto Giovanni Paolo II, Joseph Ratzinger rimase quel che era quando divenne Papa Benedetto XVI… e anche dopo la sua rinuncia.
Vita
Nato da una famiglia bavarese profondamente credente e ribelle al nazismo, Joseph Ratzinger nacque nel 1927. Entrò al seminario di München nel 1945 e, già musicista, si appassionò alla letteratura e alla filosofia, oltre che alla teologia. Ordinato prete nel 1951, proseguì gli studî. La sua prima tesi verteva su Sant’Agostino, il principale Padre della Chiesa latina. La sua seconda tesi (detta “di abilitazione”) è centrata su san Bonaventura (grande teologo francescano del XIII secolo, più mistico e meno razionalista del suo contemporaneo domenicano, il collega e “rivale” di cattedra san Tommaso d’Aquino), e gli valse qualche noia perché non conforme al tomismo neo-scolastico che prevaleva all’epoca.
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Il giovane teologo fu tuttavia ammesso all’insegnamento e partecipò come esperto al Vaticano II (1962-1965). Concepì l’aggiornamento necessario come un ritorno alle fonti della Scrittura e dei Padri della Chiesa, una riscoperta del senso della liturgia e una riforma dei metodi del Sant’Uffizio (il discendente dell’Inquisizione Romana, concepita al fine di perseguire le eresie), perché gli sforzi di approfondimento del pensiero cristiano non venissero più sistematicamente repressi. Al contempo, egli denunciò il marxismo come un messianismo reso tirannico da un ateismo in cui una “scienza” già superata rimpiazza Dio e conferisce un potere assoluto. Allarmato dalle interpretazioni liberal-relativiste del Concilio, nel 1969 passò da Tübingen – dove l’accolse il teologo Hans Küng, non ancora apertamente contestatario – a Ratisbona. Lasciò pure la rivista Concilium per associarsi, nel 1972, a Communio, dove i padri Von Balthasar, Daniélou e De Lubac recepivano il Vaticano II come un invito al tornare alle fonti, non come una rottura col passato.
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Nominato arcivescovo di Monaco nel 1977 e cardinale l’anno dopo, nel 1981 fu chiamato da Giovanni Paolo II a guidare la Congregazione per la Dottrina della Fede che – come egli aveva auspicato – succedeva al Sant’Uffizio. A questo titolo, egli fu portato a elaborare e offrire – previo confronto dialogico – chiarificazioni sempre argomentate su ipotesi teologiche che non potevano essere proposte a tutti nella Chiesa. Questa funzione gli valse la reputazione di rigido censore, ma non gli impedì di essere rapidamente eletto a succedere a Giovanni Paolo II nel 2005. Conscio dell’indebolimento dovuto all’età, nel 2013 rinunciò all’ufficio petrino.
Opera
I lavori di Joseph Ratzinger hanno due meriti: da una parte l’ampiezza delle informazioni donde traggono le tesi, sempre poggiate sia nella cultura profana sia nella Tradizione del dogma e nella storia della Chiesa; dall’altra parte il rigore del pensiero e delle formulazioni.
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Nella sua abbondante produzione (più di cinquanta libri, di cui parecchi in collaborazione a seguito di dibattiti pubblici, senza contare la mole enorme di appunti e articoli) si evidenziano alcune direttrici. La prima è il primato riconosciuto alla Parola di Dio come fonte e al contempo criterio probante di ogni concettualizzazione teologica: esso permette di ridurre la teologia a dottrina o a ipotesi possibili. La Scrittura, così come essa è trasmessa dallo Spirito Santo nella Tradizione della Chiesa, non deve servire a giustificare le speculazioni, bensì deve precederle e normarle. Ne consegue che nessun sistema scolastico detiene il monopolio della teologia, né può essere respinto a priori. Ciò risulta da diversi trattati (1966, 1973, 1982) sulla natura dei dogmi e sui principî della teologia cattolica. Il primo campo di applicazione è naturalmente su Il Dio di Gesù Cristo (1976). Benedetto XVI ha completato la cristologia di Joseph Ratzinger coi tre volumi di Gesù di Nazaret (2007-2012), pubblicati da privato teologo e dunque privi di autorità magisteriale.
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La Chiesa è stata oggetto di parecchie pubblicazioni, in particolare Il nuovo popolo di Dio (1969), Chiamati alla comunione (1991), Chiesa come comunione (2002). Il cardinale Ratzinger si è impegnato nel sottolineare l’importanza e le esigenze delle celebrazioni, specie ne Lo spirito della liturgia (2000). Egli intervenne pure, regolarmente, sulla trasmissione della fede nelle riflessioni sulla catechesi (1983, 1995, 2008). Si trovano poi libri sulla morale cristiana (1975), sulla Vergine Maria (1978), sui Sacramenti (1979), sull’ecumenismo (1987), sulla Creazione e la Caduta (1986), sull’Europa (1991), sul mistero di Israele (1998), sui “valori” del liberalismo e del pluralismo (1988, 1993, 2003)… La sua Introduzione al cristianesimo (1968) è diventata un manuale classico nelle facoltà teologiche di molti Paesi. Le sue tre grandi encicliche Deus caritas est (2006), Spe salvi (2007) e Caritas in veritate (2009) sono state salutate come sintesi dell’essenziale del cristianesimo.
Da leggere
Le opere complete del Papa-teologo, redatte in funzione degli obblighi dei suoi incarichi successivi, e tutti i dialoghi (ai quali non si è mai sottratto) sono in corso di edizione a cura del cardinale Ludwig Müller, suo successore alla Congregazione per la Dottrina della Fede, e simultaneamente ne viene preparata la traduzione nelle altre lingue. Per un primo approccio, si possono prendere due libri-intervista con i giornalisti Vittorio Messori (Rapporto sulla fede, 1985) e Peter Seewald (Dio e il mondo, 2001). Praticamente innumerevoli, poi, sono gli opuscoli composti editorialmente a partire da suoi testi quali catechesi, omelie e lettere.
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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]