E’ don Fabio Stevenazzi, che ha lasciato la sua Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate per lavorare a fare il medico e aiutare i malati di coronavirus
La prima anestesista, Annalisa Malara, e la prima dottoressa, Laura Ricevuti, che a Codogno curarono il paziente 1, Maurizio Cecconi, professore di cure intensive all’Università Humanitas di Milano che -come ricorda il Quirinale – è stato definito da Jama (il giornale dei medici americani) uno dei tre eroi mondiali della pandemia, ed Elena Pagliarini, l’infermiera di Cremona che crollò stremata alla fine del turno di lavoro, che fu contagiata dal coronavirus per poi guarire, e la cui foto diventerà uno dei simboli della pandemia. Sono soltanto i primi quattro dei nuovi 57 Cavalieri al merito della Repubblica, premiati per essersi «particolarmente distinti nel servizio della comunità durante l’emergenza coronavirus» come scrive ancora la Presidenza della Repubblica (La Repubblica, 3 giugno).
Chi è il prete premiato
Tra i 57 Cavalieri c’è anche un sacerdote. E’ don Fabio Stevenazzi, che ha lasciato la sua Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate (Varese) per tornare in corsia come medico all’ospedale di Busto Arsizio dove aveva lavorato per anni.
Padre Stevenazzi ha ascoltato l’appello di Papa Francesco ad essere creativi e a stare più vicini che mai al popolo di Dio in questi momenti difficili, e ha espresso quindi il suo desiderio ai superiori. I colleghi dell’ospedale lo hanno accolto a braccia aperte: reclutamento immediato, come si prevedeva nel comunicato ufficiale diffuso dalla regione Lombardia per far fronte all’emergenza sanitaria.
Al lavoro con la ONG Medici con l’Africa
Per dieci anni padre Fabio, originario di Lozza, nel Varesotto, ha lavorato come internista a Legnano. Anche dopo la sua ordinazione, avvenuta nel 2014, il presbitero non ha mai smesso di tenersi aggiornato sui progressi nella Medicina con tutti i crediti di formazione richiesti, e dal 2017 lavora con la ONG Cuamm – Medici con l’Africa, per cui nell’estate 2018 è stato in Etiopia e nel 2019 in Tanzania (Aleteia, 18 marzo 2020).
Gli altri premiati
Mariateresa Gallea, Paolo Simonato e Luca Sostini (medici di Padova volontari nella zona rossa di Vo’ Euganeo messi in quarantena), Monica Bettoni (ex senatrice tornata a fare il medico a Parma), Fabiano Di Marco (primario di pneumologia dell’ospedale Giovanni XIII di Bergamo), Marina Vanzetta e Giovanni Moresi (operatori del 118) e Beniamino Laterza, che ha prestato servizio nel presidio Covid di Taranto.
Tra il personale sanitario, Maria Rosaria Capobianchi, Concetta Castilletti, Francesca Colavita, Fabrizio Carletti, Antonino Di Caro, Lucia Bordi, Eleonora Lalle, Daniele Lapa e Giulia Matusali (ospedale Spallanzani di Roma), Claudia Balotta, Gianguglielmo Zehender, Arianna Gabrieli, Annalisa Bergna, Alessia Lai e Maciej Stanislaw Tarkowski (tutti milanesi).
Premiare anche gesti meritevoli, come quelli di Ettore Cannabona, comandante della stazione dei carabinieri di Altavilla Milicia, che ha devoluto uno stipendio in beneficenza, di Bruno Crosato, in rappresentanza degli alpini del Veneto che hanno ripristinato cinque ospedali dismessi, e di Rosa Maria Lucchetti, cassiera a un ipermercato che ha donato al 118 tre tessere prepagate da 250 euro. Riccardo Emanuele Tiritiello, studente dell’istituto Paolo Frisi di Milano, ha cucinato gratuitamente per medici e infermieri dell’ospedale Sacco. Giacomo Pigni, volontario dell’Auser Ticino-Olona, ha coinvolto una ventina di studenti in chiamate di ascolto per dare compagnia alle persone sole.
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