Abbiamo parlato di morte. Ma se l’amore fosse finalizzato soltanto alla morte sarebbe malato amare. La morte dell’amore è finalizzata alla risurrezione, alla gioia condivisa. Ecco perché in Il gioco dell’amore l’invito «osa morire» è completato dall’invito altrettanto impegnativo: «Osa risorgere».
Anche qui, come nella puntata precedente chiediamoci: in concreto, cosa significa risorgere in amore?
Vorrei declinarlo in una chiave molto concreta che condenso in un’espressione suggestiva di Cesare Pavese: «Vivere è ricominciare, sempre, ad ogni istante».
Ricominciare
«Ritenta un’altra volta». La coppia non è un terno al lotto, ma riprovarci è l’unica cosa che possiamo fare quando la vita ci mette alla prova. Per ricominciare, l’amore ha bisogno di tre alleati: umiltà, coraggio e speranza. Nella vita l’umiltà ha almeno due grandi funzioni: riconoscere la verità delle cose e non perdersi d’animo davanti ai fallimenti. Quanto alla verità, solo chi riconosce di avere il sedere per terra può rialzarsi. Chi crede di stare in piedi e si illude che tutto vada sempre benissimo, non avanza e inizia a vivacchiare e ad abituarsi alla mediocrità. Si adatta al fetore della morte e si priva dell’ebbrezza fresca della risurrezione.
Quanto al non perdersi d’animo, chi è umile non si dà troppe arie e per questo le difficoltà non lo sgonfiano, ma lo spronano. Le tempeste non lo spezzano, perché sa piegarsi per rilanciarsi di nuovo. L’umile sa con Confucio che «la felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta».
Il coraggio. Parola impegnativa che include già il cuore – cor – e non può, quindi, che aver a che fare con l’amore. Coraggio non è prestare il cuore a ogni avventura. Questa è temerarietà. Il latino coraticum o cor habeo, “avere cuore” ci parla di persona di cuore; persona fedele ai propri affetti; persona che non si piega a ogni vento, ma che riesce a mettere il cuore in ogni evento per salvare ciò che le sta a cuore.
Il coraggio fa irradiare il cuore di letizia, perché se c’è una cosa che supera la gioia dei nuovi inizi è decisamente il coraggio di gioire del rinnovamento. Una coppia che nasce è uno splendore umano, una coppia che risorge, che ricomincia, è un capolavoro divino. In questo senso il coraggio si collega alla speranza. La speranza è il futuro che fa respirare il presente. La speranza esorcizza il passato cogliendo la lezione delle esperienze brutte e accogliendo l’unzione delle esperienze belle.
La speranza è il contrario del sonnecchiante ottimismo. La speranza è pragmatismo visionario e ottimale. Essa sa che nessuno può ritornare a ieri e riscrivere le memorie del passato, ma sa che ognuno può ricominciare oggi e scrivere il suo futuro. La speranza non è ingenua, è geniale!
Umiltà, coraggio e speranza salvano dalla facile illusione che è meglio voltare pagina e tentare con un’altra persona. Per carità, a volte è necessario fare un taglio netto con una persona proprio per la sanità mentale, anzi, per l’incolumità fisica. Ma non bisogna cambiare partner alla ricerca dell’inesistente facile felicità.
Diverse statistiche mostrano che la percentuale di fallimento delle seconde nozze è maggiore rispetto a quella dei fallimenti delle prime. I motivi sono tanti, ma uno, evidente, è questo: chi si rifugia da una situazione irrisolta in un’altra, illudendosi che l’erba del vicino è più verde, scacciando un chiodo con un altro chiodo, parte già male. Vive la seconda relazione non come un incontro, ma come un nascondiglio, come un sotterfugio.
Le tre virtù dell’amore che ho menzionato tutelano da azioni affrettate e unilaterali. Azioni che in realtà sono re-azioni, ripicche e ricatti. L’umiltà protegge dall’agire solo di pancia, spinti da un orgoglio ferito.
Il coraggio protegge dall’agire solo di testa, precludendo l’efficienza dell’ardire che contraddistingue le persone che amano. La speranza protegge dall’inazione e dalla rassegnazione provocate dalla disperazione. La coordinazione tra umiltà, coraggio e speranza ci porta ad agire di cuore, ad agire dal centro del nostro essere, dal nucleo gravitazionale che unifica la nostra vita e ci unisce alla persona amata. Ci porta a far uso di ragioni che la ragione non ha.
Gesto pratico
Siccome in Il gioco dell’amore questa parte del libro parla del conflitto in coppia, vorrei invitarvi ad essere intelligenti nei vostri litigi. In concreto, vorrei invitarvi a imparare a litigare! Il litigio porta al conflitto, l’invito è arrivare a confluire? Come farlo. È difficile dirlo in una frase. Ma a noi – come coppia – ci aiuta molto pensare al motivo per cui litighiamo. Dietro ai nostri litigi, solitamente, c’è un interesse comune, una richiesta d’amore, un desiderio di costruire. Quando facciamo mente locale su questo, il litigio – tranquilli, non sfuma magicamente – ma viene orientato. Mettetevi alla prova, potrebbe funzionare anche per voi! E, in fine, Paolo resta insuperabile nel suo consiglio: «Adiratevi, ma non lasciate che il sole tramonti sulla vostra ira».