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Cos’è il Cenacolo?

LAST SUPPER; WWII
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Carlos Padilla - pubblicato il 01/06/20
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Il luogo dell’Ultima Cena e della Pentecoste, a Gerusalemme ma anche in ogni cuore…Il Cenacolo è il luogo in cui erano chiusi i discepoli per paura dei giudei dopo l’ascensione di Gesù al cielo. Erano lì riuniti con Maria, perseveranti nella preghiera, 50 giorni dopo la Pasqua.

Il Cenacolo dei giorni prima di Pentecoste è diverso dal primo. Lo stesso luogo con esperienze tanto diverse, con Gesù o senza di Lui.

Lì Gesù ha effuso il suo amore nell’Ultima Cena. Il suo corpo, il suo sangue. Sempre lì hanno avuto paura, ed Egli ha attraversato le porte chiuse vincendo le barriere.

Ora non aspettano più che torni a farlo. Ma qualcosa deve accadere. Hanno paura dell’ignoto. Gesù aveva parlato loro di un Paraclito, di quello che doveva venire per cambiare la loro vita, ma hanno paura.

ZESŁANIE DUCHA ŚWIĘTEGO W SZTUCE

Wikipedia | Domena publiczna

Mi spavento sempre di fronte all’ignoto, a quello che non controllo. Mi piacciono le cose di sempre. Mi colpiscono le novità, i cambiamenti inattesi.

Il cuore si aggrappa come un naufrago al legno che fluttua sulle onde. Sono così quando mi sento circondato da timori fondati e infondati. Dalla paura di quello che non controllo.

Gesù mi ha promesso che sarà con me tutti i giorni. Posso perseverare nel mio Cenacolo. La mia vita in questi mesi di isolamento non assomiglia forse molto al Cenacolo?

QUARANTINE

Shutterstock | Ana Blazic Pavlovic

Recluso in casa, il mio spazio sicuro, le mie quattro pareti che mi proteggono dalla malattia e mi isolano. Per non contagiarmi, per non contagiare. Per essere responsabile. Un Cenacolo con le porte chiuse per paura dell’incontrollabile.

E Maria al centro, perché sono ricorso a Lei tante volte in questi giorni implorando la sua misericordia, il suo amore, la sua vicinanza. Gli ho dato il potere sulla mia vita perché mi sostenga come Regina.

Ho perseverato nella preghiera insieme a Lei. Ho avuto paura e Lei è venuta a salvarmi, a sostenermi, a risollevarmi. È venuta a trascorrere con me questi giorni di pandemia.

Luogo di speranza

Il Cenacolo è un luogo di attesa. Un luogo di ansie e aneliti disperati. Il mio Cenacolo spesso è il mio cuore, in cui aspetto che accada quello che desidera il mio cuore.

Il Cenacolo è quel luogo sacro in cui mi sento sicuro, comodo, aspettando che qualcuno mi liberi da me stesso. Ho paura di uscire, di espormi. Ho paura del fallimento e della vita stessa.

A volte vivo dentro un Cenacolo che io stesso mi sono creato per vivere in salvo. Allo stesso tempo, il Cenacolo ha un aspetto molto positivo. È il luogo della mia intimità con Dio.

Senza Cenacolo non c’è Pentecoste. Senza desiderio né attesa lo Spirito Santo non viene nella mia vita. Senza apertura non c’è salvezza.

Dio incomprensibilmente rispetta la mia libertà come la cosa più sacra. E accetta che chiuda le porte e mi rifiuti di lasciarlo entrare nella mia vita. Accetta la mia mancanza di fede e le mie paure.
Non si impone sulla mia volontà. Aspetta solo davanti alla porta chiusa e bussa, aspettando che io gli apra.

Il Cenacolo è il luogo in cui può accadere il miracolo. Senza Cenacolo non c’è vocazione. Senza Cenacolo non c’è conversione. Non c’è cambiamento senza interiorità. Commenta padre José Kentenich:

“Dio attira a sé la nostra anima mediante la consolazione e la dolcezza del trattamento interiore nei nostri confronti. Lo fa per indurre la nostra anima ad abbandonare il mondo e i suoi piaceri e per donare il gusto delle cose del cielo”.

È impossibile ascoltare la voce di Dio se non lascio spazio al silenzio, alla preghiera in intimità con Maria e con Dio. Senza quel luogo chiamato Cenacolo non posso diventare un uomo nuovo.

È il preambolo della santità, il passo che precede il miracolo. È la predisposizione dell’anima.

Il cambiamento è impossibile se non lo desidero. L’incontro è impossibile se non lo cerco. Il fiore è impossibile se non irrigo la pianta. È impossibile ascoltare la sua voce se non riesco a fare silenzio.

Mi piace il Cenacolo. In Terra Santa è come dev’essere stato in quel momento. Un luogo freddo. Lì dove è accaduto ciò che c’è di più sacro mi si continua a mostrare oggi come il luogo dell’attesa. Qualcosa deve accadere. Ancora non accade. La freddezza delle sue pietre, il clamore del suo vuoto.

WIECZERNIK W JEROZOLIMIE

Marco Plassio/Wikipedia | CC BY-SA 3.0

È come se Dio non avesse ancora fatto irruzione tra le acclamazioni dei discepoli con Maria. È come la mia anima prima della conversione, prima di conoscere Gesù, prima di innamorarmi di Lui.

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