Cambiare è possibile!Non voglio vivere ibernato, aspettando di vedere se la tempesta passa e tutto torna com’era prima. Non voglio vivere nascosto nella mia grotta, sognando la primavera. Non voglio vivere tra le nubi desiderando il sole estivo.
Ho nell’anima la luce di un nuovo giorno, tutti i sogni impossibili che ho sognato un giorno e un’acqua pura che mi pulisce dentro.
Non voglio vivere concentrato su me stesso in mezzo a tanto dolore altrui, pensando solo a quello che mi manca. Sarebbe molto triste vivere così.
Sento che questo vento ha spazzato via tutto ciò che era sicuro e si è portato via tante cose che contaminavano il mondo e la mia anima. E ora mi inginocchio commosso davanti a Dio con le mani vuote e l’anima inquieta.
Ho messo da parte tante preoccupazioni assurde di prima, tante paure infantili che mi consumavano l’anima, tanti desideri mondani che mi esaurivano dentro.
Le mie sicurezze erano forse riposte nel luogo sbagliato. Ora ho il cuore nuovo, non so bene come. Vivo grato e al contempo piango le assenze e soffro dentro. Commentava padre Josef Kentenich:
“Quanto si rafforzerà la nostra finezza d’animo se affiniamo i sensi nei confronti dei doni di Dio e la riconoscenza! Rendiamo grazie con ogni respiro!”
Voglio vivere grato, con il cuore in pace. Vedo che la vita mi ha dato molto più di quello che merito, e mi ha tolto forse ciò che non era così necessario, o che non mi permetteva di volare più in alto.
So di non meritare niente, che tutto è un dono. Ringrazio commosso per tutto ciò che mi è accaduto.
Si può ringraziare il cielo per quello che sta accadendo? Forse pensavo che nella mia vita fosse tutto perfetto. Vivevo con grande rapidità, fermandomi alla superficie delle cose.
E forse ho dimenticato quello che avrebbe potuto essere migliore se avessi lottato per cambiarlo. Mi sono rivestito della pelle più terrena, più mondana. Mi sono confuso in quel paesaggio vago di tanti volti.
So che conservare la gratitudine nell’anima può essere solo un dono di Dio nella mia vita. Ho bisogno di riconoscere ogni giorno che ho bisogno di un amore infinito che mi trascende.
Voglo quello sguardo puro che mi permetta di vedere tutto ciò che Dio mi ha dato. Sono un privilegiato della vita, e a volte me ne dimentico. Ho tutto nelle mani, proprio ora che ho perso ogni cosa.
Riuscirò ad essere diverso quando uscirò dalla mia grotta dopo un inverno così lungo? Sarò una persona migliore, più maturo, più di Dio, più bambino? Commenta suor Verónica, fondatrice di Iesu Comunio:
“Il nemico letale è la mancanza di senso. La nostra aspettativa non è quella di avere vita e salute. Vivere per sopravvivere è una scelta di morte. Smetto di vivere il presente come un istante consacrato a Dio. Solo l’amore spiega tutto. A volte credo di poter fare tutto senza Dio, ma quando l’uomo elimina Dio dal suo orizzonte entra nel vuoto e nella disperazione. Solo l’uomo che lascia che Dio sia tale nella sua vita sarà libero e felice. Questo periodo può essere un avvertimento per creare il mondo che Dio e noi sogniamo”.
Voglio vivere con un senso, grato, non sopravvivendo. Ora posso costruire il mondo che ho sognato. Posso mettermi all’opera con altri, non da solo, perché ho sognato con tanti.
Posso farlo perché nella mia anima c’è il desiderio di vivere in modo diverso il resto dei miei giorni. Metto da parte quello che mi toglie la vita a poco a poco. E abbandono la mia pelle passata per rivestirmi di Gesù ogni mattina. Scelgo di vivere il presente:
“Se viviamo il presente riceviamo la grazia per lasciare ogni giorno il passato alla misericordia e il futuro alla Provvidenza”.
Non resto ancorato al passato. Non mi angoscio pensando a quello che deve venire. La vita non è nelle mie mani, lo so, ne ho verificata la fragilità.
Il mio atteggiamento caratterizza il cammino che percorro lungo nuovi sentieri mai sperimentati prima. Sono certo che il cambiamento sia possibile, che si possano fare le cose in modo diverso.
Se sorrido grato, tutto intorno a me cambia. Se affondo nelle lamentele costanti creo un’atmosfera stagnante.
Se sono solidale ho un altro sguardo. Smetto di cercare la mia felicità, cercando quella altrui. Accompagno le lacrime di chi soffre. E condivido con chi ride i suoi sorrisi.
Mi metto all’opera disposto a fare cose che prima non sapevo. Ora ho imparato come un bambino. Sempre attento ai cambiamenti. Alla vita.
Sono disposto ad essere alunno, discepolo. Basta voler imparare quello che non conosco. Spezzare i rigidi schemi che mi legano. Mettere da parte i miei pregiudizi.
Servire lavando i piedi di mio fratello. Senza pensare che quello che faccio sia umiliante. Salvare vite nella quotidianità, senza attribuirmi premi o medaglie.
Essere uno dei tanti in una folla che cammina unita verso il suo Maestro, senza voler controllare tutto. Senza temere che mi venga tolta ogni cosa.
Perché non penso di dedicarmi ad accumulare sicurezze. Non voglio pensare che se le perdo non sarò mai più felice tra gli uomini. La vita passa, il tempo scorre e mi lascio creare da Dio nelle sue mani.