Avere speranza è fare di questo mondo ciò che Dio vuole. Un popolo senza speranza entra in collasso sociale
“È per la Piaga del Piede Sinistro che si salveranno i peccatori più ostinati, se il Signore donerà loro la grazia del pentimento finale, per i Suoi infiniti meriti e per quelli di chi ha posto il balsamo su quella Piaga. La ferisce chi è indifferente nei confronti della sorte eterna dei suoi fratelli” (padre Alberto Guimarães Gonçalves Gomes).
Per collegare questa Piaga alla virtù della speranza, cito il versetto della Lettera di San Paolo ai Romani “Siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Rm 12,12), in cui sono menzionate tre virtù fondamentali: speranza, pazienza e perseveranza.
La virtù della speranza è inserita da Dio nella nostra anima. È attraverso di essa che abbiamo la certezza dell’aiuto divino e del fatto che raggiungeremo il cielo, perché se guardassimo la nostra miseria umana perderemmo certamente la speranza. A volte le circostanze ci fanno chiedere “Mi salverò?” È la speranza che ci fa desiderare il cielo e attenderlo.
Il Nemico vuole scoraggiarci di fronte alle difficoltà e alle mancanze del mondo. Invade la nostra vita e ci induce a un senso di frustrazione e di mancanza di merito. È stato il Nemico che ha fatto suicidare Giuda, ed è stata la misericordia che ha fatto nutrire a Pietro la speranza nel perdono. Sappiamo che il Signore non smette mai di aiutarci con le sue grazie, perché è sempre al nostro fianco, rafforzandoci nella lotta contro le tentazioni. Ci aiuta nei momenti di peccato, ed è sempre pronto a offrirci la sua misericordia.
La speranza è una virtù che ci fa avere la forza di ricominciare. Il commento più triste che possiamo ascoltare da una persona è che ha “perso la volontà”, o che è delusa e non ha più speranza. Ciò la rende una pianta marcia, che sta per seccarsi, ma se la annaffiamo tornerà verde. La pianta secca non può più tornare indietro. Molte volte, allora, quando siamo presi dallo scoraggiamento, dobbiamo chiedere al Signore di rinnovare in noi la virtù della speranza.
Richiamo nuovamente l’attenzione sul potere liberatore del perdono. Il sacramento della Confessione ravviva la speranza, come anche la certezza che Dio ci perdona e ci dà forza in questa vita per la grazia santificante e in cielo per la gloria eterna. I turbamenti, le preoccupazioni e le tribolazioni della vita non possono spegnere la nostra speranza, altrimenti portano alla disperazione. Dobbiamo confidare nella grazia di Dio, che attraverso la speranza risveglia in noi una forza ammirevole. Gesù ha detto “Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Mt 6, 34).
Come afferma San Paolo, “Ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza. Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5, 3-5).
La speranza è una virtù che ci spinge ad andare avanti mentre le forze del male e del Nemico ci spingono indietro, perché vogliono vederci distrutti. Dio vuole donarci le ali per volare in alto e scoprire che ci sono innumerevoli possibilità. Egli è il Dio che può tutto.
“La virtù della speranza risponde all’aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; essa assume le attese che ispirano le attività degli uomini; le purifica per ordinarle al regno dei cieli; salvaguarda dallo scoraggiamento; sostiene in tutti i momenti di abbandono; dilata il cuore nell’attesa della beatitudine eterna. Lo slancio della speranza preserva dall’egoismo e conduce alla gioia della carità” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1818).
Avere speranza non è un’utopia, né significa creare un mondo fittizio, immaginario. Avere speranza è fare di questo mondo ciò che Dio vuole. Un popolo senza speranza entra in collasso sociale. La speranza in noi è l’azione, la forza dello Spirito Santo che ci dice “Prova ancora una volta, non desistere”, “Non dire ‘Non c’è più speranza’”, “Non smettere di pregare”, “Aspetta il momento di Dio”, “Arriverà il tuo momento”, “Vale la pena”. La speranza continua a orientarci.
San Paolo afferma nella Lettera ai Romani “Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede” (Rm 15, 13). Gioia e pace sono frutti della speranza. Se perdiamo la speranza, se ne vanno anche il senso e la gioia di vivere.
In uno splendido testo della Lettera agli Ebrei, questa virtù viene paragonata a un’àncora: “Questa speranza la teniamo come un’àncora dell’anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina, dove Gesù è entrato per noi quale precursore, essendo diventato sommo sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec” (Eb 6,19-20).
Se la fede è una torcia accesa e la carità è un cuore infiammato, la speranza è un’àncora. Chi ha già avuto l’opportunità di pescare in alto mare sa che è in un punto determinato che si getta l’àncora, che ha lo scopo di mantenere la barca salda in mezzo al movimento delle onde. La speranza che Dio ci ha donato è l’àncora che abbiamo gettato non in questa terra, ma dall’altro lato del santuario, in cielo, dove Gesù è già entrato come precursore. Se andiamo avanti con speranza, quindi, conteremo su un’àncora che ci manterrà saldi, e un giorno ci troveremo dall’altro lato della cortina del santuario con il Signore.
Esistono alcuni peccati contro la speranza, come la presunzione. Un esempio è pensare di essere persone buone e giuste e per questo di poterci salvare senza di Lui, arrivando al punto da ignorarlo. Oggi questa indifferenza è la più grande forma di ateismo, e consiste nel pensare che Dio sia qualcosa che hanno inventato gli uomini per manipolare gli altri.
Un altro peccato è la disperazione, perché come abbiamo già detto il Nemico vuole instillare nella nostra mente il fatto che non raggiungeremo la vita eterna e che non meritiamo misericordia. È la tentazione di pensare che Dio non viene in nostro soccorso perché siamo indegni. La disperazione può portarci ad atteggiamenti radicali, a volte fatali.
Il Signore non vuole perdere nessuno. Ha detto: “Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori” (Gv 6, 37). Il Sangue di Gesù è stato versato per tutti, e questa Piaga ci ricorda che l’impegno di Dio nella sua misericordia è raggiungere tutta l’umanità.
A volte perdiamo la nozione di cattolicità, che ci chiede di preoccuparci della salvezza altrui. Da ciò deriva l’importanza di questa virtù legata alla Piaga del Piede Sinistro del Signore, perché mossi dallo Spirito Santo continuiamo a perseverare, confidare e credere.
Concludo con un pensiero di Sant’Agostino: “La speranza ha due figli bellissimi: l’indignazione e il coraggio. L’indignazione davanti alle cose così come sono, il coraggio per cambiarle”.
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