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Charles de Foucauld sarà proclamato santo. Approvato il miracolo

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/05/20
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L’intellettuale francese che si convertì al cristianesimo, portò il Vangelo tra il popolo Tuareg, nel Sahara

Charles de Foucauld presto santo. Il 27 maggio, Papa Francesco ha ricevuto in Udienza il Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Durante l’Udienza, ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto riguardante il miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Carlo de Foucauld (detto Carlo di Gesù),

La conversione

Sacerdote diocesano, de Foucauld è nato a Strasburgo (Francia) il 15 settembre 1858 e morto a Tamanrasset (Algeria) il 1° dicembre 1916. Intellettuale, filosofo, si convertì nel 1886 a Parigi: l’abbé Huvelin che, attraverso la confessione e la comunione, gli fece ritrovare il Cristo conosciuto nell’infanzia, dimenticato nell’adolescenza, so­stituito in giovinezza dalla ricerca leggera del piacere e della dissipazione; quel Cristo con il quale forse de Foucauld incominciò a identificarsi.

KAROL DE FOUCALD

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La spedizione in Marocco

Qualche anno prima, de Foucauld intraprende una pericolosa esplorazione in Marocco (1883-1884). La testimonianza della fede dei musulmani risveglia in lui questo interrogativo: Ma Dio, esiste ? — «Mio Dio, se esistete, fate che Vi conosca».

Rientrato in Francia, colpito dalla discreta ed affettuosa accoglienza della sua famiglia, profondamente cristiana, si mette in ricerca e chiede ad un sacerdote di istruirlo. Fu qui che incontrò l’abbè Huvelin, che lo aiutò a ritrovare Dio nell’ottobre del 1886, quando Charles ha 28 anni. «Come credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo far altro che vivere per Lui solo», riporta nei suoi scritti l’intellettuale.

L’esperienza nella Trappa dopo la conversione

Un pellegrinaggio in Terra Santa gli rivela la sua vocazione: seguire ed imitare Gesù nella vita di Nazareth. Vive 7 anni alla Trappa, prima a Nostra Signora delle Nevi, poi ad Akbès in Siria. In seguito vive solo, nella preghiera, nell’adorazione, in una grande povertà, presso le Clarisse di Nazareth (www.causesanti.va).

L’ordinazione sacerdotale

Poi torna in Francia per pre­pararsi al ministero sacerdotale, che riceverà (il 9 giugno 1901) nella diocesi di Viviers, e per incominciare a vivere la sua vocazione di monaco-missionario (come dirà lui stesso, anche senza dare a questa espressione il senso di una «definizione» tecnica di uno stato di vita).

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Il Sahara

Nel momento in cui si tratterà di pensare a “dove” vivere questa vocazione, il pensiero ritornerà pressoché subito all’Africa, conosciuta negli anni di appartenenza all’esercito e poi esplorata nella sua memorabile ricognizione del Marocco. Ed è appunto al Marocco, che egli pensa: un territorio immenso (il doppio della Francia), senza nessun prete, senza nessuna presenza cristiana… Ma il Marocco è, al momento, inaccessibile; così, d’intesa con mons. Guérin, «Missionario d’Africa» («Padri bianchi»), prefetto apostolico del Sahara, dal quale ormai dipenderà, si stabilisce (nel 1902) a Beni Abbès, nel Sahara algeri­no, non distante dalla frontiera col Marocco, guardata con costante desiderio, e però mai più attraversata.

Portare Cristo tra gli infedeli

È il suo modo di annunciare Cristo, di portarlo agli «infedeli», perché Charles de Foucauld è convintissimo che questo sia necessario fare: ma di farlo appunto in questo modo, attraverso la «vita di Nazaret» ora intesa secondo questa modalità, e sempre accompagnata dall’eucaristia, che rimane il centro vivente della sua vita orante e apostolica.

Charles e i Tuareg

Portare Cristo agli «infedeli», far conoscere loro le ricchezze insondabili di Cristo, si diceva. Ma poi scoprire che qualcosa di queste ricchezze è già pre­sente. Venire a sapere, ad esempio, che una donna della “nobiltà” Tuareg, in una regione molto più a sud di Beni Abbès, nell’Hoggar, qualche tempo pri­ma, nel corso di una spedizione finita disastrosamente per una compagnia dell’esercito francese, che è stata sconfitta dai combattenti Tuareg, si è opposta risolutamente all’uccisione dei “nemici” francesi, e anzi li ha accolti e cura­ti in casa sua: scoprire questo, e dunque rendersi conto che l’insegnamento evangelico dell’amore per il nemico non è sconosciuto tra questi infedeli; e sentirsi proporre da un antico commilitone la possibilità di insediarsi in mez­zo ai Tuareg, e di diventare così l’unica presenza cristiana in mezzo a questo popolo…

L’ultima tappa: Tamanrasset

È di qui che parte l’ultima tappa della vita di Charles de Foucauld, che nel 1905 si insedia a Tamanrasset, un piccolo villaggio, che contava allora una ventina di famiglie nel cuore dell’Hoggar (siamo, tanto per avere un ordine di idee, a circa duemila chilometri a sud di Algeri), e vi rimarrà fino alla morte (fu assassinato in un agguato all’età di 58 anni), allontanandosi solo per alcuni viaggi (sarà in Francia, per periodi di qualche mese, nel 1909, e poi ancora nel 1911 e nel 1913) o spostandosi, ma sempre restando nella regione, per incontrare gruppi di Tuareg che vivono in altre zone.

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La traduzione del Vangelo

Qui Charles è molto più isolato che a Beni Abbès, in mezzo a gente di cui non conosce la lingua, la cultura, le abitudini… Tutte cose che, peraltro, si metterà a studiare con accanimento, ciò che farà di lui, in capo a dieci anni, uno dei maggiori conoscitori del popolo Tuareg, e soprattutto della sua lingua e letteratura; e di tradurre per questo popolo il Vangelo, sia proprio nel senso primo del termine (traduzione del Vangelo in lingua Tuareg), sia nel senso di fare della propria vita un «Vangelo vivente», dove prende sempre più forma precisa il senso della fraternità.

La beatificazione: il primo miracolo

È stato beatificato nella basilica di San Pietro a Roma il 13 novembre 2005, sotto il pontificato di Benedetto XVI.

Il miracolo che ha permesso la beatificazione di fratel Carlo di Gesù è avvenuto nel 1984 a favore di una quarantenne di Desio, Giovanna Citeri, moglie di Giovanni Pulici e madre di due ragazze. Già nel 1981 era stata operata per un tumore al seno; alla fine del 1983, quando cominciò a sentire nuovi disturbi, fu facile pensare a una ricaduta. Si diagnosticò un tumore alle ossa, che progredì in modo rapido e inesorabile. A Carnevale le ossa si frantumavano anche al solo tossire, uno stadio ritenuto dai medici ormai irreversibile.

L’invocazione a Carlo

La morte sembrava imminente. Una di quelle “ultime” sere il marito, devoto a Charles de Foucauld dopo un ritiro a Triuggio, pregò in dialetto brianzolo: «Carlo, se non mi aiuti tu! La mia donna non deve morire, altrimenti come faccio con le bambine?». Dopo quell’invocazione, le ossa cessarono di frantumarsi e cominciarono a saldarsi. Morente all’inizio della Quaresima, la signora Giovanna partecipò col marito alle funzioni pasquali in parrocchia (come avevano sempre fatto in precedenza).

Un miracolo fatto in modo umile: fratel Carlo non si è neppure preoccupato di avere una documentazione completa. Avvenuta la guarigione, la famiglia Pulici non andò a fare altre visite mediche, che in ogni caso non avrebbero più diagnosticato nulla: solo le radiografie testimoniano la saldatura di innumerevoli fratture.

Una seconda guarigione miracolosa e scientificamente non spiegabile, ne ha invece consentito la canonizzazione con la firma pontificia del decreto del 27 maggio 2020 (www.chiesadimilano.it).


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