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Annalisa Teggi - pubblicato il 22/05/20
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Scrivere (e anche leggere!) significa avere a cuore uno sguardo integrale sulla realtà, parola di Elsa Morante. Ho rimesso piede in biblioteca, che strana esperienza: fermarsi sulla soglia, non poter girare tra gli scaffali, consegnare i libri attraverso lo schermo di plexiglass, richiederne altri senza poterli sfogliare. E così è accaduto che pensando di prendere in prestito un libro utile alla tesina d’esame di mio figlio maggiore, ho portato a casa un libro utilissimo a me. Si tratta di Pro o contro la bomba atomica, una raccolta di saggi di Elsa Morante.

Proprio il saggio che dà il titolo aiuterà poco mio figlio, impegnato a tirar fuori un giudizio sulla vicenda tragica di Hiroshima e Nagasaki, ma è essenziale per capire quale gesto di fraternità umana sia lo scrivere, e di conseguenza leggere. In sintesi Elsa Morante sostiene che lo scrittore compie un’azione opposta alla bomba atomica: l’ordigno disintegra la realtà, le parole davvero autorevoli restituiscono integrità al reale.

L’arte è il contrario della disintegrazione. E perché? Ma semplicemente perché la ragione propria dell’arte, la sua giustificazione, il suo solo motivo di presenza e sopravvivenza, o, se si preferisce, la sua funzione, è appunto questa: di impedire la disintegrazione della coscienza umana, nel suo quotidiano, e logorante, e alienante uso col mondo; di restituirle di continuo, nella confusione irreale, e frammentaria, e usata, dei rapporti esterni, l’integrità del reale o, in una parola, la realtà. – Elsa Morante

Sì, ormai noi facciamo fatica a leggere un’autrice che scrive con un periodare così ricco (e bellissimo, perché si sente il cigolare delle meningi!); ci hanno abituato a una scrittura più diluita che temo collabori proprio alla disintegrazione piuttosto che a quello sforzo di recuperare uno sguardo integrale sulla realtà. In ogni caso questa è la posta in gioco: l’agone del reale, il non ridurlo a un puzzle scomposco ma a un mosaico in via di facitura. Ogni pezzo in sé può risultare incomprensibile, ma solo perché è fedele servitore di un disegno complessivo tutt’altro che insensato.

Vi offriamo, come ogni settimana, degli spunti di lettura che a nostro avviso collaborano a quest’idea di non frantumare la realtà in un campo di guerra post atomico. Battaglia non vuol dire solo distruzione, ma – come scrisse Chesterton – anche certezza di ciò che si ama e si vuole difendere. Buona lettura!

 

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