Ora che sei salita in Cielo, e lo hai fatto proprio di Maggio, penso a come hai affrontato la vita, a suon di amore e corone del rosario sgranate per tutti: marito, figli, nipoti, nuore….E ti sono tanto grata!
Io da vecchia vorrei essere così.
Vorrei essere quella che prende la bicicletta per andare a fare la spesa, rimanendo il più possibile indipendente, anche se dentro casa cammino zoppicando. Vorrei impastare i tortellini, che cielo come li faceva lei nessuno mai, per i miei nipoti perché la domenica se non si sta a pranzo tutti assieme non è domenica. Vorrei avere sempre una parola buona e una giustificazione per ogni figlio che nonostante i cinquanta e passa anni rimane sempre il piccolo di casa. Vorrei raccontare l’amore che mi ha legata per tanti anni a mio marito ritenendolo uno sposo straordinario e ripetendo con le lacrime agli occhi, estremamente fiera di lui “un uomo come il mio non ce l’ha avuto nessuno”. Ma soprattutto vorrei saper pregare incessantemente e fervidamente come faceva lei, mia nonna.
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Era maggio e la sera si andava a recitare il Rosario…
Me lo ricordo come fosse ora.
Io e mio marito andavamo a citofonare alla sua porta e puntualmente la trovavamo impegnata. O a sgranare il rosario o a guardare TV2000. Negli ultimi tempi si aiutava col rosario elettronico così da poter recitare più facilmente la corona e sentirsi anche in compagnia (non so se funziona ancora questa radiolina ma mio marito la tiene gelosamente nel cassetto del comodino come fosse una reliquia).
Era una donna davvero di gran fede con un profondo amore verso la Madonna che le faceva brillare gli occhi, che le permetteva di avere sempre un sorriso per tutti e l’aiutava a “spendersi” per gli altri. Certo negli ultimi anni non poteva più fare chissà cosa ma aiutava tutti nel migliore dei modi, pregando. Le prime intenzioni di preghiera erano per la famiglia, figli e nipoti e non a caso finché c’è stata lei l’unione familiare era palpabile. Un legame che purtroppo ora si è un po’ perso proprio perché era lei che ci teneva tutti legati a sè in quel vincolo di amore e preghiera, affidandoci alla Madre delle madri.
Recitava il rosario ogni giorno e pregava la Madonna dei sette dolori, cui era affezionata fin da giovane quando si recava in pellegrinaggio a piedi al Santuario dove viene tutt’ora venerata a una decina di chilometri da casa.
Ed ora che è maggio penso a lei.
Penso alle corone che ha sgranato e a quanto quelle Ave Maria hanno modellato la sua vita, l’hanno arricchita, l’hanno valorizzata nonostante le difficoltà, le fatiche che ci sono per tutti. Questa comunione con Gesù e sua Madre l’hanno resa un esempio di santità e ora capisco che la sua salita al cielo, perché io riesco solo ad immaginarmela in Paradiso una tipa così, non poteva avvenire in un mese diverso da questo.
Quindi grazie nonna per avermi trasmesso tutto questo. Grazie per avermi mostrato cosa significa amare il proprio sposo. Non ho mai sentito nessuna parlare così del proprio marito, un mix di orgoglio e passione nonostante ridacchiando ci raccontavi di quanto spesso ti facesse arrabbiare. Con la forza della preghiera hai superato tutto e sei stata la prova che la felicità qui in terra passa attraverso quelle Ave Maria, attraverso quella corona di rose che possiamo regalare alla Madre celeste ogni giorno, affidandole gioie dolori sacrifici e suppliche.
Ah, dimenticavo! In realtà lei era la nonna di mio marito, allora fidanzato. Ma le ho voluto bene come se fosse la mia, di nonna, perché mi ha mostrato la strada per la vita eterna.
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