Le agenzie umanitarie cercano aiuto straniero per aiutare a evitare la carestiaI problemi economici dovuti alla pandemia di Covid-19 stanno facendo sì che milioni di persone in tutto il mondo rischino di morire di fame.
In alcune Nazioni, i disordini e i fenomeni naturali stanno già incidendo sulla capacità della gente di produrre e immagazzinare cibo. La pandemia e l’isolamento necessario per contenerla stanno rendendo la situazione ancor peggiore.
“La pandemia è una crisi che si aggiunge alla crisi in alcune parti dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia”, ha affermato Sean Callahan, presidente e CEO del Catholic Relief Services, l’agenzia di sviluppo e aiuto estero promossa dai vescovi degli Stati Uniti. “I gravi rischi sanitari sono solo una parte della crisi del coronavirus. L’isolamento sta impedendo alle persone di piantare e immagazzinare il raccolto, lavorando come giornalieri e vendendo i propri prodotti. Ciò vuol dire meno entrate per persone disperatamente affamate, e meno cibo, disponibile a prezzi più alti”.
Anche Papa Francesco ha affrontato la questione qualche giorno fa, durante la Messa del mattino celebrata nella cappella della Casa Santa Marta, ricordando che “in molti luoghi, uno degli effetti di questa pandemia è che molte famiglie si trovano nel bisogno e hanno fame”. Molte famiglie non stanno lavorando, e non hanno il cibo da mettere in tavola per i propri figli.
Oltre ai 135 milioni di persone che già affrontano una situazione di grave scarsità alimentare, altri 130 milioni potrebbero soffrire la fame nel 2020, ha detto al New York Times Arif Husain, economista responsabile del Programma Alimentare Mondiale, un’agenzia delle Nazioni Unite. Ciò vuol dire che per la fine dell’anno circa 265 milioni di persone potrebbero soffrire la fame.
“Questa crisi alimentare, dicono gli esperti, è globale e provocata da una serie di fattori collegati alla pandemia del coronavirus e alla conseguente interruzione dell’ordine economico: la perdita improvvisa delle entrate per innumerevoli milioni di persone che stavano già vivendo alla giornata; il collasso del prezzo del petrolio; la diffusa scarsità delle entrate derivanti dal turismo, gli emigrati all’estero che non hanno risparmi da mandare a casa e problemi come i cambiamenti climatici, la violenza, la dislocazione della popolazione e i disastri umanitari”, ha spiegato il Times.
Una panoramica della situazione rivela tendenze preoccupanti:
Africa Orientale: il CRS ha riferito che gli sciami di cavallette sono esplosi come risultato delle forti piogge e dei cicloni strettamente collegati ai cambiamenti climatici. I raccolti sono già rovinati, e il numero delle cavallette potrebbe aumentare di venti volte entro giugno e diffondersi in molti Paesi. Almeno 35 milioni di persone soffrono la fame nella regione, e questi problemi si affiancano alla risposta al coronavirus. Le restrizioni ai viaggi hanno ritardato la consegna di pesticidi, e ai ritmi attuali le riserve del Kenya si esauriranno presto.
A Nairobi, Malteser International, promossa dall’Ordine di Malta, si sta preparando a rispondere all’invasione delle cavallette. “Grandi sciami di locuste del deserto, alcuni dei quali coprono un’area di quasi 250 chilometri quadrati, stanno divorando i raccolti nel nord del Kenya”, ha affermato l’organizzazione.
“Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), l’invasione delle cavallette è la più grave in Kenya in oltre 70 anni”.
“L’impatto dell’infestazione sulla sicurezza alimentare e le condizioni di vita della popolazione rurale nella regione ci preoccupa molto”, ha affermato Martin Schömburg, coordinatore nazionale di Malteser International in Kenya. “Le comunità con cui lavoriamo nel distretto di Marsabit sono colpite direttamente, e la nostra priorità attuale è aiutarle a compensare le loro perdite e permettere loro di riprendersi da questa crisi”.
Africa Occidentale: l’intensa urbanizzazione, i cambiamenti climatici, la povertà e i conflitti stanno provocando una diffusa insicurezza alimentare. Il CRS ha affermato che è la stagione magra, in cui il cibo del raccolto annuale è finito per molte persone. Anche senza coronavirus, circa 17 milioni di persone nell’Africa Occidentale e Centrale si troveranno in una situazione di crisi alimentare a luglio e agosto. Il coronavirus potrebbe uccidere o indebolire ulteriormente molti di loro.
America Centrale: quasi un milione di piccoli agricoltori hanno affrontato stagioni consecutive di siccità che hanno distrutto i raccolti di mais e fagioli. Molti agricoltori interpellati dal CRS a marzo hanno affermato che avevano cibo per nutrire le proprie famiglie solo per un altro mese. Le restrizioni a causa del coronavirus non fanno che peggiorare le cose. È la stagione della semina, ma molti agricoltori esitano a piantare per paura di contrarre il virus, o di essere arrestati dalla polizia. Una semina minore sarebbe disastrosa per la regione, già provata dall’insicurezza alimentare.
“È molto probabile che il poco denaro che le famiglie riusciranno a mettere insieme venga usato per comprare cibo anziché semi e fertilizzanti per l’imminente stagione della semina, mettendo a rischio il prossimo raccolto”, ha affermato Blain Cerney, responsabile di programma del CRS in El Salvador.
Nel frattempo, il prezzo del grano e del riso sta aumentando.
Anche la chiusura mondiale delle scuole sta aumentando l’insicurezza alimentare. Circa 1,5 miliardi di bambini non stanno attualmente andando a scuola per via delle restrizioni provocate dal coronavirus, riferisce l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), ma milioni di bambini nei Paesi in via di sviluppo ricevono il loro unico pasto giornaliero a scuola attraverso programmi di distribuzione di cibo come il programma McGovern-Dole del Governo statunitense.
In Africa Orientale, il CRS sta facendo fronte all’emergenza, tra le altre cose, sorvegliando gli sciami di cavallette e distribuendo nuove sementi e cibo per gli animali. Questo sforzo integrerà le misure per aiutare la gente a evitare il coronavirus. Il CRS sta lavorando per portare avanti il suo programma alimentare per i bambini in età scolare in nove Paesi. In Etiopia, l’organizzazione e i suoi partner sono riusciti a continuare a sfamare 1,5 milioni di persone con razioni alimentari d’emergenza, prendendo ulteriori precauzioni per proteggere lo staff e la popolazione locale dall’esposizione al virus.
L’agenzia ha tuttavia sottolineato che i fondi per rispondere a questa situazione critica non bastano. La FAO ha messo a disposizione circa 114 milioni di dollari per combattere gli sciami di locuste nell’Africa Orientale, ma questa cifra è di circa 40 milioni di dollari inferiore a quanto sarebbe necessario. Il CRS e altre organizzazioni umanitarie stanno esortando il Congresso ad aumentare i fondi per le attività estere collegate al coronavirus e per combattere l’impatto della pandemia.