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Sapete cosa è il “Guaio della Madonna”? E quali benefici concede?

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 14/05/20
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E’ un antico rito di guarigione dei bambini, molto diffuso in Puglia, legato ad un presunto prodigio della Vergine

Sapete cosa è il “Guaio della Madonna”? Un antico rito di guarigione che si svolgeva in molte località della Puglia, ma non solo. E’ tramandato in Piemonte, Toscana, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Campania, nonché in Europa, come Germania, Spagna, Portogallo, Scandinavia e Inghilterra.

Una delle tradizioni più antiche è quella del paese di Noci, in provincia di Bari. In pratica “Guaio” è l’ernia che affliggeva i neonati e che la Vergine si diceva guarisse dopo aver fatto passare per tre volte l’infante tra i rami intrecciati di uno degli alberi che adornavano il perimetro esterno del Santuario della Madonna della Croce (Noci24, 12 maggio).

Il rito di guarigione

Il 3 maggio di ogni anno, nel boschetto adiacente al santuario mariano di Noci (la Madonna della Croce è compatrona della cittadina), si effettuava questo rito di passaggio tra gli alberi di quercia, piante molto diffuse in tutta la regione.

Prima del trattamento i bambini erano presentati, la mattina, sull’altare all’interno della chiesa. Dopodiché, soprattutto le madri, li portavano nel boschetto. Alla pratica partecipavano due compari e, talvolta, alcuni esperti. Mentre le campane segnalavano il Sanctus e avveniva l’Elevazione dell’ostia nella messa mattutina, era scelto un alto e sottile ramo di quercia, denominato ramo gentile, su cui veniva effettuato un taglio in senso longitudinale.

https://www.youtube.com/watch?v=YXX-t_U_oEs

I compari e il bambino

I due compari, dopo averlo divaricato, vi facevano passare orizzontalmente il bambino, prima con la testa, poi con i piedi, scambiandoselo per tre volte ad ognuno dei tre rintocchi delle campane, mentre venivano pronunciate strane formule. Il compare che riceveva per ultimo il bambino diventava a tutti gli effetti il suo padrino e, dopo averlo baciato in fronte, lo riconsegnava alla madre.

Infine, il ramo veniva ricongiunto e legato con uno spago, nastro o carta resistente attraverso la tecnica dell’innesto e veniva fissata una targa con i nominativi del bambino ernioso.

La guarigione del ramoscello

Le sue sorti, erano, dunque, strettamente legate alla guarigione del ramoscello. Se dopo un anno il ramo fosse ritornato a germogliare, allora il bambino poteva essere dato per guarito. Se, invece, il ramo seccava, le sorti del bambino erano segnate e quindi l’ernia non sarebbe guarita e, in tempi più recenti, si interveniva chirurgicamente.

Dall’Annunciazione al Sabato Santo

Il rito aveva alcune notevoli varianti. Il 25 marzo era effettuato anche a Rutigliano, Turi, Calendano (frazione di Ruvo di Puglia), Gioia del Colle, Noicattaro, Valenzano e altre località della provincia di Bari, e a Cerignola nella provincia di Foggia.

In altre regioni italiane questo rito si svolgeva a San Giovanni, nel giorno dell’Annunciazione, il Lunedì dell’Angelo e il Sabato Santo solo per citarne alcune o addirittura all’alba, in autunno o al primo quarto di luna. A variare era anche il tipo di malattia curata. Infatti, questo rito terapeutico del passaggio era in grado di guarire balbuzie, malattie al fegato, sterilità femminile, malformazioni ossee, epilessia e molto altro ancora (LeggiNoci.it, 3 maggio).

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