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4 cose che questa quarantena ci fa apprezzare in modo diverso

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Catholic Link - pubblicato il 11/05/20
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di Pablo Perazzo

Come dice la volpe al Piccolo Principe, “l’essenziale è invisibile agli occhi”, e nel deserto in cui ci troviamo ora a causa della quarantena ci rendiamo conto che ci sono realtà che vanno al di là di quello che vedono i nostri occhi. Tutti abbiamo e sentiamo un mondo interiore, che in questi giorni è in ebollizione.

Sentiamo forse come non mai esperienze che viviamo nel nostro cuore, dentro di noi, perché non abbiamo più tante distrazioni come prima. La domanda è “Cosa stiamo facendo con tutte queste esperienze – non solo personali, ma anche familiari – in questo periodo di quarantena”?

Ci sono cose che questo periodo ci ha permesso di vivere in modo diverso, più profondo:

1. Ci siamo posti domande fondamentali

I grandi teologi e filosofi della nostra storia sono quelli che hanno saputo porsi le domande fondamentali sulla nostra vita, sul mondo e su Dio. Persone che hanno saputo fare una pausa necessaria e hanno cercato le risposte a queste domande.

Sono certo che in questi giorni ci stiamo chiedendo tutti “Qual è il senso della mia vita?”, “Sono felice di come vivo?”, “Sarei preparato se dovessi morire?” L’unica cosa che forse è più importante della vita stessa è il senso che le stiamo dando.

2. Siamo usciti dalla superficialità

Le circostanze attuali, che ci portano a comprendere che l’esistenza va al di là del consumismo, del materialismo, delle comodità, o della “tranquillità” delle sicurezze che avevamo nello status socio-economico, nelle macchine e nel quartiere in cui viviamo, come anche le possibilità che ci offre il denaro, ci permettono di ripensare a come stiamo usando la libertà di cui disponiamo.

Come stiamo orientando la nostra esistenza? È il momento di prendere sul serio le nostre scelte di vita fondamentali, di capire se siamo fedeli a quello che ci dice la voce di Dio nella coscienza. Questa quarantena non diventi una scusa, ma un’opportunità per scoprire cose nuove.

3. Valorizziamo molto di più l’amore della famiglia

Quello che stiamo sperimentando in queste settimane di quarantena è probabilmente l’aspetto più importante della vita: vincoli e relazioni familiari al massimo del loro splendore. Come coltiviamo e facciamo crescere un buon rapporto nella nostra famiglia?

In questi giorni ci stanno “costringendo” a crescere nell’amore nei confronti della nostra famiglia, e se siamo soli verso noi stessi. Disponiamo del tempo che abbiamo sempre reclamato per trascorrerlo con i figli e dedicarlo al coniuge. Per questo non bisogna lamentarsi, ma approfittare della quarantena fino all’ultimo istante.

Coltivare o rafforzare l’amore nella nostra famiglia in questo periodo è un’opportunità unica, e ovviamente permettere che l’amore di Dio sia il nucleo e la fonte da cui sboccia l’amore autentico di cui abbiamo bisogno. Mi è sempre piaciuta moltissimo una frase di San Giovanni Paolo II: “La famiglia che prega unita rimane unita”.

4. Ricordiamo la ricchezza di guardarci negli occhi

È un periodo speciale e privilegiato per guardarci negli occhi. Per farci una carezza, per abbracciarci davvero. Per perdonare e chiedere perdono. Per condividere i temi e le preoccupazioni che da tempo ci pesano sul cuore ma non abbiamo avuto l’opportunità di affrontare in una buona conversazione.

In sintesi, possiamo vivere un amore rinnovato, un amore che sboccia dal nostro incontro con Cristo risorto. Egli è l’amore che supera ogni sofferenza. Sappiamo tutti quanto sia difficile questo momento, ma possiamo vivere l’amore del Cristo risorto, qualunque sia la nostra condizione.

Quell’amore di Cristo, se condiviso in famiglia, è la via che porta alla felicità. Ma a una felicità reale, incarnata, in mezzo alla sofferenza e alle croci che questa vita ci può dare. L’amore a cui ci invita Cristo passa per la Croce, ma è un cammino che ci assicura la gloria e la resurrezione.

Questo periodo di quarantena che viviamo ci segnerà per sempre, e allora facciamo che in mezzo alle difficoltà o al dolore ne valga la pena.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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