Accadde nel monastero di Licata, dove, un francescano, fra Francesco ricopriva la carica di infermiere
In Sicilia vi è una notevole devozione a San Michele. Il principe degli angeli apparve nel 1624 a Licata, provincia di Agrigento, per esaudire le preghiere di un umile religioso dell’ordine di San Francesco d’Assisi.
Nel monastero di Licata, fra Francesco ricopriva la carica di infermiere. Dolce, fervente, osservante della regola, egli curava i suoi ammalati con devozione e carità.
“Dio mio, inviami qualche aiuto”
Una sera, verso le dieci – così si racconta – mentre recitava nel coro la sue abituali preghiere, si ricordò di aver dimenticato la ricetta del medico che prescriveva un rimedio urgente per un religioso molto malato. Che fare? È notte, le porte del monastero sono chiuse e le chiavi sono presso il padre superiore. «Dio mio, inviatemi qualche aiuto!», gridò fra Francesco. Subito, gli viene in mente di affidarsi a San Michele, titolare del santuario, e da lui scelto per speciale protettore. Si reca in infermeria, prende la ricetta e un bicchiere, ridiscende in cappella e, con completa fiducia, pone sull’altare il bicchiere e la ricetta. «San Michele, io non posso nulla, tocca dunque fare tutto a voi! Tra mezz’ora ritornerò e in questo bicchiere occorre che io trovi il rimedio che ha comandato il medico».
Meraviglia! In capo a mezz’ora, il rimedio farmaceutico è nel bicchiere. Fra Francesco, esultante alla vista di quel miracolo, rende grazie a San Michele, poi si accosta al malato che, alla prima goccia della pozione, si ritrova guarito.
Il medico e il farmacista
L’indomani mattina, all’alba, due uomini battevano alla porta del monastero: erano il medico e il farmacista.
«Sono molto inquieto – disse il medico al padre superiore – per lo stato critico del mio ammalato, e vengo ad informarmi se il rimedio che gli ho ordinato gli ha procurato qualche giovamento».
«Padre – aggiunse il farmacista – io non ho potuto dormire tutta la notte, a causa della visita così straordinaria, così misteriosa, del vostro messaggero. Chi è quello straniero?».
“Ovunque scintillavano pietre preziose, messe con ordine perfetto sulla sua cintura”
«Che volete dire? – rispose il sacerdote – non vi è nessun estraneo nel monastero, e io non ho incaricato nessuno, ieri sera, di andare in farmacia».
«Ciononostante, ieri sera, verso le dieci – continuò il farmacista – un giovane di una bellezza straordinaria venne a chiedermi, a nome vostro, un rimedio urgente che il medico aveva prescritto. egli era rivestito di una bianca armatura e di un elmo ornato da un bel pennacchio. Sul suo petto brillava un sole. portava un mantello di broccato d’oro; la sua tunica era mirabilmente broccata, e la sua sciarpa era in se stessa un tesoro. Ovunque scintillavano pietre preziose, messe con ordine perfetto sulla sua cintura, i suoi bracciali, il suo elmo e la sua corazza. Infine, il suo splendore era tale che i miei occhi abbagliati rifiutavano di guardarlo, e la mia venerazione è stata così grande che non ho avuto il coraggio di chiedere il suo nome. per carità, padre, ditemi chi è quel giovane?».
«Vi assicuro – replicò il sacerdote – che non ne so nulla, nessuno è venuto a chiedermi le chiavi, e non si è visto nel monastero il giovane di cui parlate. chiamiamo il frate infermiere e vediamo se può dirci qualcosa ».
La guarigione
Iil frate infermiere Francesco giunge, ma alla domanda del padre superiore, si china, con le mani giunte e arrossendo, senza pronunciare una parola. Molto meravigliato, il superiore gli comanda di dire tutto quello che sapeva.
Allora, per la gloria di Dio e del suo celeste protettore, fra Francesco narrò tutto quello che gli era capitato la vigilia, aggiungendo che Dio solo sapeva chi gli aveva portato il rimedio.
«lo so anch’io ora – interruppe vivacemente il farmacista – è San Michele stesso, è lui che è venuto a chiedermelo». Si andò a vedere il religioso ammalato, e lo si trovò in perfetta salute.
La devozione per San Michele
A seguito di questo eclatante miracolo, la devozione di fra Francesco verso San Michele divenne ancor più fervente, e molti ammalati di Licata si recarono in chiesa dai cappuccini.
Fra Francesco li conduceva nella cappella di San Michele e, imbevendo un po’ di cotone nell’olio che bruciava davanti all’arcangelo, li toccava con fede ardente, ed essi si ritrovavano guariti. Così la devozione verso San Michele e la fiducia nella sua protezione si accrebbero di giorno in giorno.
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