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Papa Francesco toglie l’aggettivo “cattolico” agli ospedali che praticano l’eutanasia

EUTANAZJA
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Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 08/05/20
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Il Pontefice ha preso una decisione su un istituto belga che rappresenta un precedente per altre strutture sanitarie cattoliche nel mondo che cedono alla logica della morte accettando il suicidio assistitoLa Santa Sede ha reso noto che gli ospedali dei Fratelli della Carità del Belgio non sono più “istituzioni cattoliche”. Autorizzata da Papa Francesco, la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha preso questa decisione perché le 15 strutture della rete sanitaria dell’istituto belga, specializzate nel trattamento psichiatrico, si sono aperte al fatto di mettere in pratica la legge vigente sull’eutanasia.

Dopo la decisione, la congregazione religiosa di Fratelli della Carità dovrà separarsi dai suoi ospedali psichiatrici, che assistono 30.000 pazienti e impiegano 12.000 persone, ha reso noto il superiore, René Stockman.

La decisione vaticana è stata comunicata in una lettera firmata dal cardinale Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 30 marzo scorso.

Legge sul suicidio assistito

La questione, riferita da Vatican News, si era trascinata per tre anni, visto che l’organizzazione aveva deciso di applicare la legge civile, che in alcuni casi permetteva il suicidio assistito.

Il caso del Belgio è emblematico, visto che si tratta di un Paese “pioniere” nel praticare l’eutanasia sotto la bandiera di una morte degna, senza dolore e nel momento in cui il paziente lo richiede. Dal 2002, per legge si può amministrare la morte a qualcuno come “cura” per la sofferenza dovuta alla sua condizione di “salute disperata”.

I religiosi, in minoranza nelle decisioni

Nel marzo 2017, gli ospedali della congregazione dei Fratelli della Carità, fondata alla fine del XIX scolo, si sono allineati con questa visione dei malati e della malattia, gestiti da una giunta direttiva in cui i religiosi sono una minoranza.

I dirigenti dell’ospedale hanno confermato che volevano rispettare la legislazione belga, dopo che un ospedale cattolico fiammingo era stato obbligato a pagare una multa per essersi rifiutato di praticare l’eutanasia a un paziente di 74 anni affetto da tumore al polmone.

Offerta di eutanasia in rete

Si tratta di una scelta che dopo tre anni di confronto ha determinato la decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede, quando sul sito web del ramo belga della congregazione dei Fratelli della Carità è stato pubblicato un documento in cui, secondo quanto ricorda la lettera del cardinal Ladaria, “ammette, a certe condizioni, la prassi dell’eutanasia in una struttura ospedaliera cattolica”.

Questa pratica, ha affermato il cardinal Ladaria, sostenuto dall’Association Provincialat des Frères de la Charité, “non fa riferimento né a Dio, né alla Sacra Scrittura, né alla visione cristiana dell’uomo”, nonostante gli innumerevoli e lunghi incontri che hanno avuto luogo a vari livelli tra l’istituto belga e la Santa Sede per risolvere la questione “in spirito di sincera ecclesialità”.

Principi alterati

La richiesta del Vaticano è che responsabili della rete di ospedali belgi affermino “per iscritto e in modo inequivocabile la loro adesione ai principi della sacralità della vita umana e dell’inaccettabilità dell’eutanasia, e, come conseguenza, il rifiuto assoluto di eseguirla nelle istituzioni da essi dipendenti”. Questa richiesta resta vana, anche dopo la mediazione condotta dell’arcivescovo Jan Hendriks in qualità di visitatore apostolico.

“Abbiamo parlato per tre anni e abbiamo fatto del nostro meglio”, ha riferito al quotidiano La Croix fra’ René Stockman. “Non è stato ancora deciso, ma chiederemo ai pochi religiosi che ancora partecipano alla gestione di abbandonarla. È una decisione dolorosa. Questi ospedali sono all’origine della congregazione, nel 1815 siamo stati i primi ad assistere i pazienti psichiatrici in Belgio”.

“Vite scartate” o “vite indegne”

La decisione del Papa relativamente a questo istituto belga rappresenta un precedente per altre strutture sanitarie cattoliche nel mondo che cedono alla logica della morte accettando il suicidio assistito, con il messaggio implicito che rafforza l’idea che solo chi è forte è degno di vivere, anche perché l’eutanasia rende più vulnerabili anziani, malati terminali e disabili.

In questo senso, Papa Francesco aveva già istruito la CDF a considerare che “il contesto socio-culturale attuale sta progressivamente erodendo la consapevolezza riguardo a ciò che rende preziosa la vita umana. Essa, infatti, sempre più spesso viene valutata in ragione della sua efficienza e utilità, al punto da considerare ‘vite scartate’ o ‘vite indegne’ quelle che non rispondono a tale criterio” (30 gennaio 2020).

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