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Consigli di un cardinale che ha vissuto 13 anni in isolamento

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Cecilia Zinicola - pubblicato il 08/05/20
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Francesco Saverio Nguyen van Thuan offre consigli utili per rinnovare le forze quando si è lontani da tutti Passano i giorni, e l’isolamento è per molti qualcosa di gravoso e pesante. Gli psicologi concordano sul fatto che è normale che l’isolamento provochi ansia ed esaurimento, cosa che il passare del tempo si può facilmente intensificare. In queste circostanze, come si può andare avanti senza scoraggiarsi?

Francesco Saverio Nguyen van Thuan è stato un cardinale vietnamita che ha trascorso 13 anni in prigione sotto il regime comunista. All’inizio gli costò molto accettare che non poteva più uscire, stare tra i suoi o svolgere il suo lavoro, ma poco a poco l’isolamento ha trasformato tutta la sua esistenza.

In uno di suoi libri, intitolato Cinque pani e due pesci, condivide quello che lo ha aiutato a rimanere in piedi nei lunghi anni di confinamento. Oggi possiamo riprendere le sue parole come preziosi consigli per rinnovare le nostre forze durante questa nuova tappa della pandemia.

Vivire il momento presente

Il fatto di non poter uscire fa sì che si viva con grandi aspettative su quando si uscirà, si dipenda dagli annunci ufficiali e si segni ogni giorno sul calendario. Il cardinale van Thuan diceva che un giorno ha preso la decisione di smettere di contare i giorni di prigionia che gli rimanevano e di aspettare per concentrarsi sul fatto di vivere ogni giorno, ogni minuto, come l’ultimo della sua vita.

Questo lo ha aiutato a mettere da parte tutto ciò che era accessorio per concentrarsi sull’essenziale, ad essere presente in ogni parola, in ogni gesto e ogni conversazione telefonica. Ogni decisione che prendeva era la cosa più bella della sua vita.

Le cose più visibili e più grandi che ci circondavano si sono fermate, ma molte di quelle piccole restano in vigore, tante delle quali forse per noi impercettibili. Contemplare questi dettagli nel momento presente dà un’elasticità all’apparato psichico che ci aiuta a mantenerci concentrati.

Durante l’isolamento, è di grande aiuto cogliere il momento presente, anche in silenzio, scoprendo parole interne, nascoste, e meditando su di loro. Questo atteggiamento ci porterà a compiere un esercizio quotidiano per la pazienza che si sviluppa solo in periodi di avversità e in cui ci rendiamo conto che la vita è una trascendenza più profonda della routine.

Trovare il nostro proposito

Ci sono tante cose che siamo capaci di fare, e tante altre che vogliamo continuare a fare o avevamo progettato e ora essendo confinati in casa senza poter uscire sembrano irraggiungibili. È facile sentirsi scoraggiati e frustrati.

A Francesco Saverio era accaduto questo. Pensava alle visite pastorali, alla formazione dei seminaristi, alla costruzione di scuole, di case per gli studenti e missioni per evangelizzare. Tutte opere eccellenti che voleva realizzare, ma che non poteva più compiere.

Un giorno comprese una verità: avrebbe potuto fare molte cose, ma in quel momento forse Dio lo voleva lì e non da un’altra parte. Sceglieva come prima cosa Dio e non le sue opere. Se Dio voleva che abbandonasse tutto, la cosa giusta era mettere tutto nelle sue mani con fiducia, perché Dio avrebbe realizzato quelle opere meglio di lui e le avrebbe affidate a persone più capaci.

Questo periodo di isolamento è forse un momento per aumentare la nostra fiducia, smettere di “fare” e concentrarci di più sull’“essere”. Le attività implicano una monotonia che a volte non ci lascia molto tempo per riflettere, e quando non riusciamo a vedere il proposito perdiamo la ricerca del futuro.

Ogni processo deve portarci a migliorare il nostro carattere, la nostra vita familiare, il nostro lavoro. È un’opportunità per aiutarci a distaccarci da tutto per ritrovare noi stessi. Un periodo opportuno per cercare Dio e il proposito per cui ci ha creati e imparare ad agire per risolvere tutto e farlo meglio.

Pregare gli uni per gli altri

Un altro grande aiuto in momenti come questi è ricorrere alla preghiera. Pregare, ma anche chiedere che altri preghino per noi. Molte persone hanno pensato che durante la prigionia di Francesco Saverio avesse molto tempo per pregare, ma diceva che non è facile, perché nell’isolamento si può sperimentare tutta la propria debolezza, la fragilità fisica e mentale, e il tempo passa lentamente.

Per questo le sue preghiere preferite erano brevi e semplici, tratte dal Vangelo, come “Nelle tue mani affido il mio spirito…” (Lc 23, 46), “Abbi pietà di me, peccatore” (Lc 18, 13) o “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23, 42-43). Parole o frasi brevi e semplici, ma molto preziose.

Una volta, ricordava, si è commosso molto per la preghiera semplice di un comunista che prima era stato una spia e poi era diventato suo amico. Gli aveva promesso che avrebbe pregato per lui, ma ne dubitava sapendo che non praticava alcun credo. Un giorno, forse sei anni dopo l’inizio del suo isolamento, Francesco Saverio si è sorpreso ricevendo una sua lettera in cui diceva:

“Caro amico, ti avevo promesso di pregare per te davanti a Nostra Signora di Lavang. Lo faccio ogni domenica, se non piove. Prendo la mia bicicletta quando sento suonare la campana. La basilica è stata totalmente distrutta dai bombardamenti, e per questo vado al monumento dell’apparizione, che è rimasto intatto. Prego per te così. ‘Signora, non sono cristiano, non conosco le preghiere, ti chiedo di dare al signor Thuan ciò che desidera’”.

Una preghiera come questa, pur senza condividere lo stesso credo, viene ascoltata. Se includiamo la preghiera nella nostra vita quotidiana in modo pratico gli uni per gli altri, “potremo scoprire la verità su noi stessi, l’unità interiore e il ‘Tu’ che cura le angosce e le preoccupazioni di quel soggettivismo selvaggio che non lascia pace”.

Riempire le nostre giornate d’amore

Le due grandi motivazioni d’azione nella vita sono l’amore e la paura. O amiamo qualcosa verso il quale siamo spinti o cerchiamo di evitare ciò che temiamo. Nell’isolamento l’incertezza aumenta, e possiamo pensare di perdere i nostri risparmi, di ammalarci di coronavirus o di non vedere più gli amici. Il timore si trasforma in un vero carcere.

Nei momenti più drammatici dell’isolamento, quando era quasi sfinito e senza forze per pregare, Francesco Saverio ha trovato un modo per recuperare l’essenziale della sua preghiera e ha scelto l’amore: amando gli altri senza condizioni, riempiendo ogni momento con amore nel perdono e nella misericordia fino a raggiungere l’unità con gli altri.

Non aveva nulla, neanche beni, ma aveva amore nel cuore e un giorno ha detto “Voglio essere il ragazzo che ha offerto tutto ciò che aveva”. Quasi niente, cinque pani e due pesci, ma era “tutto” ciò che aveva, per trasformarsi in uno “strumento d’amore” per gli altri.

Il mattino dopo ha iniziato ad amare, sorridendo, scambiando parole gentili con le guardie carcerarie, raccontando loro i suoi viaggi. All’inizio è stato rifiutato, ma a poco a poco ha stretto amicizia con loro, che si sono mostrati interessati a imparare le lingue straniere e hanno finito per diventare suoi allievi.

È un errore non rendersi conto di chi ci circonda. Oggi siamo in casa, molti con i propri familiari. Impegnarsi a farli felici è un sacrificio che ci rinnoverà. “Spendi tutte le tue energie e sii sempre pronto a donare te stesso per conquistare il tuo prossimo. Questo ti porterà pace”.

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