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Sposarsi al tempo del Coronavirus: «Non eravamo soli»

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Ewa Rejman - pubblicato il 28/04/20
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In Polonia, mentre la quarantena per arginare l’epidemia di Covid-19 è ormai vigente da diverse settimane, Karolina e Tomek hanno deciso di sposarsi, come previsto, nell’ottava di Pasqua. Mascherine sul volto, in una chiesa completamente vuota, i giovani sposi sognavano una liturgia solenne ma non hanno rimpianti: «È stato il giorno più bello della nostra vita», hanno raccontato ad Aleteia.

Mentre le misure restrittive legate alla pandemia di Covid-19 sono in vigore in Polonia dal mese di marzo, Karolina e Tomek hanno deciso di non rimandare la data del loro matrimonio. Fedeli al sogno di dirsi “sì” durante l’ottava di Pasqua, i promessi sposi hanno mantenuto la data fissata inizialmente. Dotati di mascherine, si sono ritrovati in una chiesa completamente vuota e si sono impegnati davanti a parenti e amici che hanno seguito la cerimonia in streaming.

Aleteia: È stato molto commovente seguire la liturgia del vostro matrimonio online. I vostri sguardi sorridenti erano assai parlanti…

Tomek: Visto che le bocche erano coperte, in tanti ci hanno detto che i sorrisi espressi dagli sguardi erano potenti.

A.: Perché avete deciso di non rimandare la data del matrimonio, malgrado la quarantena connessa alla crisi sanitaria?

Karolina: Per noi la cosa più importante era il matrimonio. Volevamo sposarci per poter vivere da coppia sposata. Eravamo pronti.

T.: In più, data l’incognita che tutti viviamo giorno per giorno, non si sarebbe potuto scegliere un’altra data. Le direttive legate alla crisi sanitaria cambiano di continuo.

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fot. archiwum prywatne

K.: Dopo aver deciso di mantenere la data della nostra liturgia nuziale, i nostri sentimenti hanno conosciuto un’evoluzione legata alle nuove misure legate al Covid-19. Da principio eravamo tristi di dover rinunciare al viaggio di nozze. Poi abbiamo accettato l’idea di rimandare il ricevimento nuziale a più tardi, forse a quest’estate.

T.: E col tempo abbiamo compreso che numerosi invitati non sarebbero potuti venire al nostro matrimonio. È stato particolarmente doloroso perché tenevamo molto a una messa solenne con una bella liturgia, coi canti, il coro… Volevamo condividere questo grande momento con tutti i nostri parenti e amici. Solo pochi giorni prima abbiamo appreso che in chiesa non ci sarebbero dovute essere più di cinque persone, e proprio alla vigilia del grande giorno ci è stato comunicato che il porto di mascherina sarebbe stato obbligatorio. Abbiamo deciso allora di organizzare lo streaming della messa perché tutti gli invitati potessero unirsi a noi almeno in questo modo.

A.: Come hanno reagito alla scelta di mantenere la data del matrimonio malgrado la pandemia?

K.: Sono stati molto comprensivi. Sono stati di grande sostegno nei piccoli momenti di scoramento durante i preparativi: in particolare eravamo agitati per lo streaming… non eravamo sicuri che funzionasse bene. Ci sono stati di grande aiuto, e in particolare i nostri genitori: ci hanno detto che consideravano buona la scelta di sposarci nella data prevista.

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fot. archiwum prywatne

A.: Oggi siete felici di aver vissuto una tale cerimonia nuziale?

T.: Malgrado il fatto che la chiesa fosse vuota, sapevamo di non essere soli. Proprio prima dell’inizio della messa, abbiamo appreso che un centinaio di persone avrebbe seguito online la cerimonia. I nostri amici ci hanno mandato molti snapshot della messa e delle nostre promesse. Abbiamo ricevuto tanti messaggi, tante chiamate, tanti video di augurî… è stato molto commovente. Per tutta quella giornata neanche abbiamo più pensato a quel che stava succedendo lì fuori, abbiamo dimenticato l’epidemia.

K.: Il giorno più bello della nostra vita.

A.: Che significa per voi il matrimonio?

T.: Abbiamo appena iniziato a impararlo… Sono solo sei giorni che siamo sposati. Il matrimonio è un reciproco e continuo dono di sé.

K.: Il matrimonio è imparare a dire “noi” al posto di “io”. È anche un invito rivolto a Dio a fare parte della nostra unione. Ed è meraviglioso dirci che staremo insieme fino alla fine dei nostri giorni, e che ci siamo detti pubblicamente la promessa di matrimonio, malgrado l’attuale situazione connessa con la pandemia.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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