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È morta in una casa di riposo la mia amica C. che pregava sempre per me

ELDERLY WOMAN,
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Chiara Bertoglio - pubblicato il 27/04/20
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Un paio di volte (troppo poche!) sono stata a trovarla, e, siccome nella sua casa di riposo c’era un pianoforte, ho fatto un concertino per lei e per le altre ospiti della residenza. Passava buona parte delle sue giornate a pregare, dicendo sempre un Rosario anche per me e per la mia famiglia.Questa mattina è mancata, anche a causa del COVID, la mia amica C.: era una persona buona, buona come poche altre che abbia conosciuto in vita mia. La conosco da sempre, perché è stata fino a un paio di anni fa nostra vicina di casa. Era una “signorina”, una donna non sposata che tutti chiamavano, appunto, “signorina” quasi a sottolinearne l’eleganza, la raffinatezza e l’educazione di altri tempi. Di intelligenza vivace, di notevole cultura e di spirito brillante e arguto, C. si è occupata per tanti anni del suo anziano padre, che a sua volta ho conosciuto, pur avendo una propria vita professionale intensa e credo appagante. Andavo spesso a trovarla, da piccola, scendendo due piani di scale; casa sua era immacolata, ordinatissima, piena di oggetti di buon gusto e con quel tocco di poesia che faceva parte della sua cultura.

Mi sono sempre trovata molto bene con lei; mi ha raccontato, recentemente, di aver conservato per tutti questi anni un bigliettino che devo averle scritto da piccolissima, e in cui le dicevo che le volevo tanto bene. Quello spontaneo affetto che una bambina provava verso una persona di cui sentiva di potersi fidare è cresciuto nel tempo, maturando man mano che la Chiara adolescente, ragazza e adulta capiva che la signorina C. era veramente una persona bella, buona e nobile.

Ricordo anche tante volte in cui lei è venuta da noi: a volte le chiedevo di farmi “da pubblico” quando dovevo preparare un concerto importante o un esame, e suonavo per lei i pezzi che erano ancora un po’ incerti. Ai miei concerti veri e propri non mancava mai, con tutto l’entusiasmo che la caratterizzava, e portandomi spesso dei bellissimi mazzolini di fiori. Un’altra volta mio fratello ed io abbiamo improvvisato una “mostra fotografica” in casa nostra, con i nostri scatti del Borgo Medievale di Torino, e la signorina C., con un’altra amica del palazzo, si è generosamente prestata a visitarla ammirandola con tutta la sua gentilezza. Un’altra volta ancora, quando i nostri genitori erano fuori casa per qualche giorno, mio fratello e io abbiamo invitato la signorina C. a cena da noi: eroicamente ha mangiato tutto quello che avevamo preparato, benché noi non sapessimo che era vegetariana e ci fossimo esibiti in un menu di carne dagli antipasti in giù.


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Tra i ricordi più belli, però, ci sono le serate in cui, durante l’Avvento e la Quaresima, si organizzavano i gruppi di lettura del Vangelo nelle case, e ci trovavamo con lei e con altri vicini a leggere il Vangelo. La signorina C. aveva fatto un suo percorso spirituale, in cui si era progressivamente avvicinata alla fede e alla Chiesa; a parole diceva di essere sempre “in ricerca” (condizione che peraltro dovrebbe caratterizzare tutti, credenti e non credenti!), ma nei fatti era una delle persone più cristiane che abbia mai conosciuto. Ci siamo parlate tante volte di fede, e lei, che aveva quella profonda sapienza che viene dalla vita, e una bontà di cuore a tutta prova, spesso mi rivolgeva delle domande con un’umiltà davvero incredibile: come se i miei studi di teologia potessero avere più peso della sapienza del cuore di chi ha vissuto rettamente per tanti e tanti anni.

Nell’ultimo periodo era andata in una casa di riposo, anche perché era malata da tempo. Mi raccontava che passava buona parte delle sue giornate a pregare, dicendo sempre un Rosario anche per me e per la mia famiglia. Un paio di volte (troppo poche!) sono stata a trovarla, e, siccome nella sua casa di riposo c’era un pianoforte, ho fatto un concertino per lei e per le altre ospiti della residenza. L’ultima volta, poco prima di Natale, è scesa in carrozzina dalla sua stanza, anche se aveva detto che probabilmente non ce l’avrebbe fatta, e mi ha detto alla fine una cosa bellissima: “Sai, alla mia età io vivo preparandomi all’incontro con Dio, ma dopo questa musica mi sono detta che val la pena anche di vivere ancora un po’ su questa terra!”.

Speravo tanto di poter suonare ancora per lei, di poter riabbracciare il suo corpo fragile e ormai sottilissimo, di poter rivedere il suo sorriso. Come spesso accade, non ce n’è stato il tempo. Ma porterò per sempre nel cuore la figura luminosa di questa bella persona, buona, limpida, trasparente, luminosa e generosa, che ora ci guarda da lassù.


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QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG DI CHIARA BERTOGLIO

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