«Solo nel cristianesimo – ha detto Yasmine – ho conosciuto un Dio che ama gratuitamente». «In principio era il Verbo, e il Verbo era Dio, e il Verbo era Dio» (Gv 1,1,). Con questo versetto il Signore misericordioso le ha rivelato il suo vero volto dopo un lungo cammino di ricerca pieno di delusioni. Yasmine Baidaoui, la giovane libanese che si è convertita al cristianesimo, ha scelto il nome di battesimo di Rita-Maria: ha raccontato ad Aleteia il suo cammino pieno della presenza amante del Signore, clemente e misericordioso.
La notizia ha sconvolto la mia famiglia
Sono cresciuta in una famiglia musulmana sunnita e ho studiato in una scuola laica i cui studenti erano tutti musulmani. Nella mia vita ci sono stati due momenti decisivi: il mio battesimo e poi la trasformazione che la mia relazione con Gesù ha subito – quando si è trasformata da religiosità naturale in vera fede.
Quando avevo circa 8 anni guardavo film su Gesù senza sapere nulla di lui. Col passare del tempo, la curiosità mi ha spinta a porre domande sull’Islam, e quindi ho cercato risposte soddisfacenti nel Corano, ma non ne ho trovate.
Ho proseguito il mio cammino alla ricerca del Dio di misericordia, d’amore e di perdono, ma le risposte le ho trovate nel cristianesimo: in quel momento ho deciso di chiedere i due sacramenti del battesimo e della confermazione mediante amici cristiani.
La notizia ha sconvolto la mia famiglia: «Nostra figlia diventa cristiana?!»
Mia madre ha reagito in opposizione, mentre per mio padre non c’era alcun problema a parte il fastidio per la reazione della gente. Mia madre mi diceva di non battezzarmi prima della sua morte, e il giorno del mio battesimo ha finto di sentirsi male nel tentativo di dissuadermi.
Che bello immergersi nella paternità di Dio!
Il mio battesimo è stato come una nuova nascita, ma la mia vera crescita si è compiuta nella “Scuola della fede” del padre Ramzi Jreij, dove ho compreso che la mia relazione con Dio era puramente commerciale, malgrado già sapessi che Gesù è il Dio dell’amore, della misericordia e del perdono. Prego Dio per realizzare i miei desideri e i miei sogni, e accendo ceri perché egli sia il mio guaritore divino, il mio avvocato, il mio giudice e l’immagine di cui ho bisogno.
A 25 anni, i tre sacerdoti George Kamel, Jean El-Gemani e Charles Kassab mi hanno battezzata. Ho scelto il nome che ora porto perché è santa Rita che mi insegna a pregare: quanto alla Vergine Maria, è la madre della Chiesa, la mia preferita e la la discepola perfetta, la prima e la suprema. Dunque voglio seguire il suo esempio nella mia sottomissione assoluta alla volontà del Signore e mediante il mio cammino per diventare una serva del progetto salvifico di Dio.
Che sensazione indescrivibile! Ho sentito un amore inimmaginabile che va al di là della passione fino alle profondità della fede. In quel momento, ho creduto alla presenza di Gesù che mi battezzava, cosa che mi ha permesso di scoprire il vero senso della fede e di immergermi nelle profondità della paternità di Dio!
Che meravigliosa relazione tra i figli e il padre che li ama gratuitamente, incondizionatamente e senza alcun ritorno… Ho compreso che il mio Padre celeste mi accetta con i miei peccati e con la mia bruttezza, e che vuole la mia salvezza. Ho anche compreso che la mia vera felicità risiede nella scoperta del suo amore perché io sappia come amare me stessa e gli altri.
Ecco la mia esperienza tra Islam e Cristianesimo
Ho cercato di leggere il Corano, ma non comprendevo il suo contenuto, e allora ho deciso di studiare la religione islamica. Per questa ragione sono andata a incontrare uno sceicco per informarmi sulle credenze religiose: è bastata quell’esperienza per rovinare tutta l’immagine che mi ero fatto in testa. Gli ho posto domande sulla poligamia, alle quali egli ha risposto giustificandola così: «Magari la prima moglie ha problemi che le impediscono di procreare…». Dopo una lunga discussione, gli ho detto: «E se tutte e quattro le mogli avessero di simili problemi?». Ha risposto: «In tal caso, l’uomo deve accettare il suo destino». Al che l’ho incalzato: «E che penserebbe lei di un uomo che avesse problemi di salute tali da impedire la procreazione?». A quel punto ha capitolato: «Figlia mia, un uomo non può accontentarsi di una sola donna».
La sua risposta non mi era parsa convincente, così come molti temi del Corano che non sono riuscita ad accettare. Nell’Islam ero abituata a considerare Dio come uno spaventapasseri, anche se il Corano lo definisce sempre “clemente e misericordioso”, salvo che ci condanna e colpevolizza per ogni più piccola trasgressione. Non accettavo questa contraddizione: come può Dio avere pietà di me e al contempo stare a pesarmi ogni più piccola cosa col bilancino?
Un giorno ho ottenuto la risposta: «Se lei decide di pentirsi dei suoi peccati, Dio la perdonerà». Ma questa risposta non mi ha convinta perché è normale che Dio mi perdoni se mi pento: in questo caso, però, che cosa sarebbe la grazia?
Il vero amore sta nel fatto che una persona sia amata gratuitamente, malgrado la sua bruttezza: per me, Dio non era “lo spaventapasseri” che sta lì a farmi sentire in colpa per ogni più piccola colpa, ma al contrario il padre che si dà pena della felicità e della salute dei suoi figli.
Nel cristianesimo ho fatto la conoscenza del Dio amante, che non attende alcuna obbligazione o imposizione da parte mia per offrirmi il suo amore. Sono certa che la preghiera sia una relazione d’amore tra il Creatore e l’uomo: essa è anche simile alla relazione d’amore tra un uomo e la sua amata, perché la mia relazione col mio Signore non cambia lui, ma piuttosto cambia me e semina la pace nel mio cuore, perché io possa accettare la mia realtà con cuore pieno di speranza e di fiducia nel Dio che sempre mi accompagna.
Mi accusava di apostasia, oggi anche mia madre si affida alle sofferenze di Cristo
Il tempo passa e la mia famiglia ha finalmente accettato la mia conversione. La mia relazione con mia madre è migliorata, la quale ora non si oppone più se vado in chiesa a pregare o se accompagno qualcuno perché riceva il sacramento del battesimo.
Nel passato, mia madre mi spiava e diceva che stavo profanando la casa ogni volta che mi vedeva farmi il segno della croce. Adesso invece accetta la croce e l’immagine di Gesù in casa. E poi non è più contrariata quando vado a Messa, anzi vedo che ha anche memorizzato alcuni versetti della Bibbia, e quando vede film sulla Passione di Cristo versa lacrime dicendo: «Quanto ha sofferto Gesù!». È un riconoscimento importante, questo, dalle labbra di una musulmana.
Quanto a mio padre, non si ricorda niente – ha il morbo di Alzheimer. Non mi sono mai pentita della mia scelta e ringrazio Dio di avermi mostrato il suo vero volto. Quando faccio fronte ad alcuni problemi nella mia vita, mi pongo la questione seguente: come avrei potuto portare la mia croce senza Gesù? E poi non vedo neanche più il peccato allo stesso modo! Dio entra nel mio cuore per guarire le mie ferite e sgominare i miei peccati, e sogno che giunga fino alle profondità più recondite.
Da questo momento, i miei pensieri sono cambiati
Quando mi si chiedeva di parlare della mia esperienza, m’interessava sempre discutere di nuove idee teologiche, creative, che scioccano sempre i destinatari, finché padre Ziad Nassar mi ha dato questo consiglio:
Non lavori per la sua gloria personale o perché gli altri si rendano conto della sua cultura teologica; il vostro scopo nella vita consiste nello spiegare agli altri che Dio è loro padre, li ama gratuitamente e li accetta così come sono. Questa è la vera buona notizia, che non consiste nel fornire informazioni teologiche agli altri.
A partire da questo momento, i miei pensieri e la mia relazione col Signore, con le persone e con l’evangelizzazione sono cambiati: ho completato i miei studi in comunicazione e media, poi ho studiato teologia, attualmente sono impegnata nella “Scuola della fede” col padre Ramzi Jreij. Con i miei compagni, ho fondato il gruppo dei “Messaggeri della Via”, mediante il quale predichiamo alle persone per strada e facciamo primo annuncio.
Mi sono anche impegnata nella parrocchia di santa Takla a Bauchrieh con padre Joseph Soueid. Ho composto una decina di inni tra cui “Mio figlio e mio Dio”, che è stato inciso, e sogno di pubblicare un album.
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L’ho sentito dirmi: «Sei la mia figlia carissima»
Ringrazio Dio perché è mio padre e perché mi sommerge di speranza e di pace durante le tempeste della mia vita; inoltre, quando lo prego perché mi aiuti nelle mie difficoltà lo sento che mi dice: «Non temere, sei la mia figlia carissima e io sono tuo padre». Lo ringrazio perché è l’unico che mi ama gratuitamente senza chiedermi nient’altro che la mia felicità. Questa è la vera felicità.
Diverse persone pensano di trovare la felicità nel potere, nel denaro, nei beni preziosi, nella bellezza, nei viaggi, negli amici, nel sesso, nell’amore, nel matrimonio e nei figli: tutto questo è buono e utile, a patto che non ne facciamo la base o il fondamento della nostra vita, ché in quel momento rischieremmo di perdere tutto.
Nessuno può sottrarmi l’amore e la paternità di Dio: egli è il centro della mia vita e il mio sostegno! Se Gesù non è la pietra angolare della nostra vita, all’arrivare della catastrofe tutto crolla.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]