Nella Messa a Santa Marta, Francesco prega perché i politici dei vari Paesi, in questo tempo caratterizzato dalla pandemia, attuino la propria vocazione, che è una forma alta di carità. Nell’omelia, ricorda che il cristiano non solo deve osservare i comandamenti ma deve lasciarsi condurre con docilità dallo Spirito, che ci guida dove non sappiamo: questo è rinascere dall’alto, è entrare nella libertà dello SpiritoDopo la Messa di ieri nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia per la Domenica della Divina Misericordia, oggi, nel lunedì della seconda settimana di Pasqua, Francesco ha ripreso le celebrazioni mattutine a Casa Santa Marta (VIDEO INTEGRALE). Nell’introduzione, ha rivolto il suo pensiero a chi è impegnato nella politica:
Preghiamo oggi per gli uomini e le donne che hanno vocazione politica: la politica è una forma alta di carità. Per i partiti politici nei diversi Paesi, perché in questo momento di pandemia cerchino insieme il bene del Paese e non il bene del proprio partito.
Nell’omelia, il Papa commenta il Vangelo odierno (Gv 3,1-8) in cui Gesù dice a Nicodemo, un fariseo, che si era recato da lui di notte, che se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio. Non tutti i farisei erano cattivi – afferma il Papa – e Nicodemo era un fariseo giusto che sentiva un’inquietudine e cercava il Signore. Nicodemo non sa come compiere questo salto: nascere dallo Spirito, perché lo Spirito è imprevedibile. Chi si lascia guidare dallo Spirito è una persona docile e libera. Il cristiano non solo deve osservare i comandamenti ma deve lasciarsi condurre dallo Spirito, dove lo Spirito vuole: deve lasciare entrare in lui lo Spirito che ci guida dove non sappiamo. Il cristiano non deve mai fermarsi al compimento dei comandamenti, ma andare oltre, entrando nella libertà dello Spirito. Il Papa commenta anche il passo degli Atti degli Apostoli (At 4, 23-31) in cui, dopo la liberazione di Pietro e Giovanni, i discepoli di Gesù innalzano insieme una preghiera a Dio perché siano capaci di proclamare con tutta franchezza la sua parola di fronte alle difficoltà e alle minacce: questo coraggio – ha detto Francesco – è frutto dello Spirito. Si rinasce dall’alto con la preghiera.
Di seguito il testo dell’omelia (trascrizione di lavoro non ufficiale):
Quest’uomo, Nicodemo, è un capo dei giudei, un uomo autorevole; sentì la necessità di andare da Gesù. Andò di notte, perché doveva fare un po’ di equilibrio, perché coloro che andavano a parlare con Gesù non erano guardati bene. È un fariseo giusto, perché non tutti i farisei sono cattivi: no, no; c’erano anche farisei giusti. Questo è un fariseo giusto. Sentì l’inquietudine, perché è un uomo che aveva letto i profeti e sapeva che questo che Gesù faceva era stato annunciato dai profeti. Sentì l’inquietudine e andò a parlare con Gesù. “Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come Maestro”: è una confessione, fino a un certo punto. “Nessuno, infatti, può compiere questi segni che Tu compi se Dio non è con lui”. E si ferma. Si ferma davanti al “dunque”. Se io dico questo … dunque! … E Gesù ha risposto. Rispose misteriosamente, come lui, Nicodemo, non se l’aspettava. Rispose con quella figura della nascita: se uno non nasce dall’alto, non può vedere il Regno di Dio. E lui, Nicodemo, sente confusione, non capisce e prende ad litteram quella risposta di Gesù: ma come si può nascere se uno è adulto, una persona grande? Nascere dall’alto, nascere dallo Spirito. È il salto che la confessione di Nicodemo deve fare e lui non sa come farla. Perché lo Spirito è imprevedibile. La definizione dello Spirito che Gesù dà qui è interessante: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”, cioè libero. Una persona che si lascia portare da una parte e dall’altra dallo Spirito Santo: questa è la libertà dello Spirito. E chi fa questo è una persona docile e qui si parla della docilità allo Spirito.
Essere cristiano non è soltanto compiere i Comandamenti: si devono fare, questo è vero; ma se tu ti fermi lì, non sei un buon cristiano. Essere un buon cristiano è lasciare che lo Spirito entri dentro di te e ti porti, ti porti dove lui vuole. Nella nostra vita cristiana tante volte ci fermiamo come Nicodemo, davanti al “dunque”, non sappiamo quale passo fare, non sappiamo come farlo o non abbiamo la fiducia in Dio per fare questo passo e lasciare entrare lo Spirito. Nascere di nuovo è lasciare che lo Spirito entri in noi e che sia lo Spirito a guidarmi e non io, e qui, libero, con questa libertà dello Spirito che tu non saprai mai dove finirai.
Gli apostoli, che erano nel Cenacolo, quando venne lo Spirito uscirono a predicare con quel coraggio, quella franchezza … non sapevano che sarebbe successo questo; e lo hanno fatto, perché lo Spirito li guidava. Il cristiano non deve fermarsi mai soltanto al compimento dei Comandamenti: si deve fare, ma andare oltre, verso questa nascita nuova che è la nascita nello Spirito, che ti dà la libertà dello Spirito.
È quello che è accaduto a questa comunità cristiana della prima Lettura, dopo che Giovanni e Pietro sono tornati da quell’interrogatorio che hanno avuto con i sacerdoti. Questi andarono dai loro fratelli, in questa comunità, e riferirono quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani. E la comunità, quando udì questo, tutti insieme, si spaventarono un po’. E cosa hanno fatto? Pregare. Non si sono fermati a misure prudenziali, “no, adesso facciamo questo, andiamo un po’ più tranquilli …”: no. Pregare. Che fosse lo Spirito a dire loro cosa dovessero fare. Innalzarono la loro voce a Dio dicendo: “Signore!”, e pregano. Questa bella preghiera di un momento buio, di un momento in cui devono prendere delle decisioni e non sanno cosa fare. Vogliono nascere dallo Spirito, aprono il cuore allo Spirito: che sia Lui a dirlo … E chiedono: “Signore, Erode, Ponzio Pilato con le nazioni e i popoli di Israele si sono alleati contro il tuo Santo Spirito e Gesù”, raccontano la storia e dicono: “Signore, fa’ qualcosa!”. “E ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce”, quelle del gruppo dei sacerdoti, “e concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua Parola” – chiedono la franchezza, il coraggio, di non avere paura – “stendendo la tua mano affinché si compiano guarigioni, segni e prodigi nel nome di Gesù”. “E quando ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò, e tutti furono colmati di Spirito Santo e predicavano la Parola di Dio con franchezza”. È successa una seconda Pentecoste, qui.
Davanti alle difficoltà, davanti a una porta chiusa, che loro non sapevano come andare avanti, vanno dal Signore, aprono il cuore e viene lo Spirito e dà loro quello di cui hanno bisogno e vanno fuori a predicare, con coraggio, e avanti. Questo è nascere dallo Spirito, questo è non fermarsi al “dunque”, al “dunque” delle cose che ho sempre fatto, al “dunque” del dopo i Comandamenti, al “dunque” dopo le abitudini religiose: no! Questo è nascere di nuovo. E come si prepara uno a nascere di nuovo? Con la preghiera. La preghiera è quella che ci apre la porta allo Spirito e ci dà questa libertà, questa franchezza, questo coraggio dello Spirito Santo. Che mai saprai dove ti porterà. Ma è lo Spirito.
Che il Signore ci aiuti ad essere sempre aperti allo Spirito, perché sarà Lui a portarci avanti nella nostra vita di servizio al Signore.
Il Papa ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale. Di seguito la preghiera recitata dal Papa:
Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, ti amo.
Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antifona mariana “Regina caeli”, cantata nel tempo pasquale:
Regína caeli laetáre, allelúia.
Quia quem merúisti portáre, allelúia.
Resurréxit, sicut dixit, allelúia.
Ora pro nobis Deum, allelúia.
(Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia).