L’atteggiamento sprezzante nei confronti dei genitori è parzialmente accettabile solo durante l’adolescenza. Ma è parte dei nostri compiti anche imporre, esigere per noi madri e padri il rispetto da parte dei figli. Di Marco Scarmagnani
Ciao Marco abbiamo due figli, uno di vent’anni e l’altro che già è sposato e vive in un altro paese. Non siamo quindi giovanissimi. Ti volevo dire che sono molto amareggiata perché secondo me ci mancano di rispetto. Loro certo hanno studiato più di noi, ma da sempre ci trattano con sufficienza e non perdono occasione di farci notare i nostri difetti, le carenze che abbiamo avuto nel crescerli. Noi siamo tendenzialmente umili e ci mettiamo in discussione, quindi abbiamo assecondato spesso questo atteggiamento e ci siamo chiesti in che cosa dovevamo migliorare. Ma penso che ci voglia anche un po’ di rispetto. Che ne dici? (Lettere firmata)
Carissima c’è un tempo della vita, in genere l’adolescenza, in cui è normale che i figli vivano un processo di ribellione in cui possono sentirsi sprezzanti verso i genitori. È un modo loro per prendere le distanze, provocare, e cercare con modalità talvolta molto antipatiche di strutturare la propria identità. In quel periodo certo i genitori devono armarsi di pazienza, e imparare a dosare bene le regole, che danno comunque struttura; e la tolleranza alla trasgressione. In poche parole devono tollerare la frustrazione di fare richieste comportamentali senza la pretesa che vengano rispettate. Molti genitori si scoraggiano, ma è il caso di resistere, con forza adulta, a queste tempeste.
Figli ribelli
Ma questo della ribellione e della trasgressione non può essere un atteggiamento che si stabilizza, se non a prezzo di grandi sofferenze e disordine nella famiglia. “Onora tuo padre e tua madre” ci è stato insegnato a catechismo. E non è solo un precetto religioso ma un’indicazione di grande saggezza. Si possono forse disprezzare le proprie radici? C’è un qualche beneficio a trattare i genitori con superiorità? A non trovarsi in una posizione di gratitudine per il dono della vita?
Onora tuo padre e tua madre
Onora! Non c’è scritto “rispetta”, nemmeno “ascolta” oppure “obbedisci”. “Onora”, un verbo fuori moda, facciamo fatica anche a dirlo o ad immaginane l’azione, ci pare superato. Eppure trovo che non ci possa essere una parola che esprime meglio questo importante valore. È proprio da questo “onorare” che discendono poi il rispetto e la gratitudine, altrimenti quella del figlio sarà un’adesione superficiale, per paura o per convenienza.
Alcune ideologie, sul finire del millennio scorso, hanno proposto il rifiuto delle proprie origini. Ma sono fallimentari. Hanno creato individui soli, frustrati, vuoti, arrabbiati con il mondo e, in fondo, con se stessi.
Educare i figli al rispetto
Questo vale anche quando i genitori hanno oggettivamente dei limiti evidenti. Lo sa bene chi ha avuto in affidamento familiare figli di altre famiglie. Per quanto fossero oggettivamente “disgraziati” il processo di attaccamento alla nuova famiglia passa attraverso il rispetto per i genitori che lui ha lasciato. E se non ce la fa da solo va aiutato. Un giorno li cercherà. I limiti possono essere grandi ma il genitore è sempre oltre il suo limitato esercizio della genitorialità. Non è mai troppo tardi per sperimentare questa sana modalità di relazione. Se i vostri figli non ci arriveranno da soli invitateli al rispetto. Metteteli al loro posto, per il loro bene. Con amore e fermezza fate presente che esistono grazie a voi, ai vostri sacrifici, al meglio che avete potuto fare per trasmettere loro la vita, come hanno fatto altri prima di voi, come faranno loro nei confronti di chi verrà dopo. L’amore verso i figli non significa lasciar correre, significa una presenza forte e – a sua volta – rispettosa. Fate anche voi parte del grande fiume della vita, di chi ha esercitato la sua genitorialità, con gli strumenti che ha avuto, istante per istante, migliorandosi continuamente, affinché altri a loro volta potessero esercitarla.