La bambina era affetta dalla grave sindrome di Kawasaki, poi un’improvvisa e rapida guarigioneAd una Vergine che viene venerata nelle Marche, sono attribuiti numerosi miracoli. Sono centinaia, infatti, gli ex voto che si recano ogni anno al santuario di Sassoferrato, per portare un omaggio alla Madonna del Cerro. Tra questi ci sono anche i genitori di Anita.
«Un miglioramento così repentino non è spiegabile con le sole terapie». E’ questo il ritornello che si sono sentiti ripetere dai medici degli ospedali “Profili di Fabriano e Salesi” di Ancona Enrico Silvestrini ed Emanuela Libori, genitori di Anita, una bambina di tre anni affetta dalla sindrome di Kawasaki, e originaria proprio di Sassoferrato.
Il rischio di malattie cardiovascolari
Questa sindrome è un male poco conosciuto che colpisce i bambini al di sotto dei cinque anni. Sostanzialmente è una vasculite che interessa tutti i distretti arteriosi, per cui ci può essere un’infiammazione anche delle coronarie che può avere diversi gradi e diversi fasi di gravità. Le coronarie tendono a dilatarsi sino a formare aneurismi “giganti”. Anita ha rischiato una seria malattia cardiovascolare se non fosse accaduto qualcosa che neppure i medici riescono a spiegare fino in fondo.
Valori scompensati
Tutto è iniziato a maggio di qualche anno fa. «Dopo sei giorni di febbre altissima, che peggiorava rapidamente – ricordano i genitori della bambina – raggiungiamo l’ospedale di Fabriano. I valori della Proteina C reattiva erano alle stelle tanto da far sospettare diverse gravi diagnosi: intossicazioni da farmaci o tossinfezioni e alcune malattie autoimmuni a noi ancora sconosciute come la sindrome di Kawasaki. I medici hanno deciso subito per un trasferimento d’urgenza all’Ospedale Salesi».
Il dramma della diagnosi
Fatti gli accertamenti, i medici informavano Enrico ed Emanuela che l’unica diagnosi possibile era proprio la sindrome di Kawasaki. La prognosi era incerta e l’unica terapia possibile consisteva in una lunga infusione per vena di immunoglobuline. I rischi anche di futuri problemi cardiaci erano possibili.
«Il panico si trasformò in disperazione. Poi la luce. Il martedì mattina, dopo una notte appesi alla speranza che la terapia funzionasse, Anita dava evidenti segni di miglioramento. La febbre era svanita e l’ecocardiogramma ripetuto a 24 ore di distanza dava tutti esiti negativi. Il cuore era di nuovo perfetto. La bambina, grazie a Dio, migliorava a vista d’occhio. Molti medici hanno avuto il piacere ed il coraggio di usare la parola miracolo» (Corriere Adriatico, 4 marzo 2015).
Nessun danno permanente
In seguito ad altre ospedalizzazioni ed esami che ovviamente la bambina deve fare periodicamente, «molti medici ci hanno detto che un miglioramento così repentino non è spiegabile con le sole terapi». La risposta di Anita alla terapia è stata eccezionale perché quando la malattia compare con tutta la sua forza i danni cardiaci sono già permanenti. In questo caso, invece, la terapia ha funzionato bene e abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo».
L’intercessione miracolosa della Madonna
In tutto questo percorso tra un ospedale all’altro, oltre alle persone care, la bambina ha avuto anche un’altra “compagna”: un’immagine della Madonna del Cerro, particolarmente invocata dai suoi devoti nei casi gravi.
Tra le guarigioni più note che sarebbero avvenute con la sua intercessione quella di un bambino posseduto dal demonio, e di una donna povera priva di latte per il suo piccolo dopo numerose invocazioni da parte del marito. Anche Anita, sostengono i genitori, avrebbe ricevuto la sua protezione nel momento più difficile della sua vita.
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