All’indomani dell’incendio che ha devastato parte della cattedrale di Parigi, il 15 aprile 2019, Emmanuel Macron ha annunciato la sua volontà di ricostruirla in cinque anni. Ne è già trascorso uno e mentre il cantiere è in pausa per via dell’epidemia di Covid-19 la Signora di pietra resta al centro di preoccupazioni. «Che sia quella di Parigi, di Chartres o di Amiens, le cattedrali sono state dei cantieri monumentali estesi sull’arco di molte generazioni», ricorda su Aleteia lo storico Patrick Sbalchiero, autore di “Uomini per l’eternità. L’incredibile epopea dei costruttori di cattedrali”.
All’ombra delle loro torri ci si trova facilmente rapiti a sognare l’epopea di quanti ne furono i costruttori: se le cattedrali hanno sempre alimentato l’immaginario collettivo, l’incendio che colpì Notre-Dame de Paris il 15 aprile 2019 nessuno se lo aspettava. Parzialmente devastata ma salvata grazie al tenace lavoro dei pompieri, la cattedrale è oggi oggetto di mille attenzioni. Lo storico Patrick Sbalchiero, autore di Des hommes pour l’éternité : l’incroyable épopée des bâtisseurs de cathédrale, osserva:
Dopo nove secoli nel corso delle quali hanno conosciuto di tutto, fino alla terrificante visione di Notre-Dame de Paris divorata dalle fiamme la sera del 15 aprile 2019, le cattedrali – come stelle brillanti in una notte d’inchiostro – non hanno ancora terminato di guidare i passi degli uomini di oggi.
Aleteia: Come iscrivere l’attuale cantiere di ricostruzione di Notre-Dame nella storia delle cattedrali?
Patrick Sbalchiero: Che si tratti di quella di Parigi, di Chartres o di Amiens, le cattedrali sono state dei cantieri monumentali che si sono estese per più generazioni di uomini. Ad ogni generazione nessuno pensava di vederne la fine. La costruzione di una cattedrale è il segno di uno sforzo collettivo di lunga durata, talvolta esteso a tre o quattro generazioni successive. Una persona vivente all’inizio di un cantiere ha nove possibilità su dieci di non vederne la conclusione. Il cantiere odierno di Notre-Dame non è veramente comparabile e si pone in altri termini. Le tecnologie attuali gli permetteranno di restituire alla cattedrale la sua bellezza e la sua funzionalità liturgica in un lasso di tempo relativamente breve. Se fossimo nel XIII secolo vi direi che non l’avremmo rivista agibile nell’arco della nostra vita, ma nel XXI secolo sì.
Chi sono i costruttori di cattedrali?
Il denominatore comune che li motiva è la fede, è innegabile. La grande odissea delle cattedrali gotiche in Francia e in Europa corrisponde a un momento di spiritualità intensa: dall’alto al basso della società, quasi tutte le categorie sociali vi si ritrovano coinvolte – si tratti di denaro, di competenze o di tempo passato nel cantiere per la costruzione materiale delle cattedrali. Quanto ai cantieri in sé, li si può classificare in tre categorie, che corrispondono ai materiali lavorati: il legno, la pietra e il vetro. Gli uomini del legno sono quelli che si recano nelle foreste, come gli ebanisti; poi ci sono gli uomini della pietra, che lavorano nelle cave, ma lo sono anche gli scultori; gli uomini del vetro occupano un posto via via più importante in corrispondenza dello sviluppo delle vetrate.
Ce ne sono ancora al giorno d’oggi?
No, non ci sono più costruttori di cattedrali come erano intesi nel Medio Evo. Però esistono sempre specialisti di questo o quel materiale. Alcuni lavorano ancora con tecniche antiche perfezionate nel corso dei secoli. In Francia c’è una pletora di artigiani – talvolta più artisti che artigiani – pronti a dare man forte e largamente mobilitati sui cantieri delle cattedrali.
Che cos’è che oggi può infondere il desiderio di lavorare sul cantiere di una cattedrale?
La vita quotidiana nel Medio Evo era molto differente rispetto a quella che conosciamo oggi. Il tempo, che si tratti della durata della giornata, della settimana o dell’anno, era ritmato dal suono dei carillon e delle campane delle chiese. La cattedrale era quindi lo snodo centrale e il punto di riferimento primario nelle comunità umane. Quando venivate dalla campagna, era l’edificio che vedevate per primo: è certamente un luogo di culto, ma anche un punto di raccolta, un ritrovo di differenti categorie sociali e un posto di discussioni ininterrotte. È tutto questo che ha dato a decine di migliaia di persone il desiderio di costruire cattedrali e di mantenerle in buono stato malgrado numerose catastrofi. Oggi le cattedrali sono un’iscrizione nel paesaggio, ma anche un ancoraggio nella memoria collettiva che nutre l’avvenire. Anche questa è una motivazione. Notre-Dame de Paris è anzitutto un edificio religioso ma è pure un luogo della memoria francese, un simbolo della città di Parigi. Lavorarvi significa preservare questa memoria e nutrire la riflessione collettiva.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]