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Sor Elena, da campionessa di karate a missionaria. La carità dà più gioia dell’oro

SOR ELENA TUCCITTO

Sor Elena Tuccitto nella palestra della Federazione Italiana Judo Lotta Karate e Arti Marziali

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Paola Belletti - pubblicato il 15/04/20
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Elena Tuccitto cresce in un ambiente fecondo per la fede e anche per la pratica degli sport. Ma al culmine della carriera sportiva sperimenta un vuoto che la aprirà in modo ancora più radicale alla relazione con Dio. Incontra la Fraternità Betania e dopo 4 anni decide di lasciare la vita di prima per dedicarsi tutta a Dio nel servizio ai più piccoli.

Ma come, è tutto qui?

E’ sul podio, il gradino più alto, ha vinto l’oro. Il sogno di una vita da atleta che si avvera.

Quando io ho vinto la coppa del mondo, mi sono trovata sopra quel podio avevo alzato le braccia, c’era un palazzetto… Quando sono scesa ho sentito il vuoto. Ho detto: tutto qui?

E’ il 7 ottobre del 1993, giorno della memoria liturgica della Madonna del Rosario, Elena lo sa ed è proprio a Lei che vuole dedicare la sua vittoria. Forse sperava che lei, la Madonna delle Vittorie, l’avrebbe preservata dalla delusione e dal vuoto. Invece è proprio quella l’esperienza che fa. Ed è proprio quello l’atto iniziale e decisivo di un’altra battaglia, per un’altra e ben più duratura vittoria.

“Io ho una sorellina down” -prosegue nel racconto “e quando ho avuto la possibilità di chiamarla mi ha ricordato se avevo detto un’Ave Maria“.(Rep)

Sorella (sor) Elena Tuccitto è nata nel ‘67 a Bibbiena ai piedi del monte della Verna, in provincia di Arezzo. (Ibidem)

L’educazione alla fede e allo sport

Elena nasce e cresce in un ambiente familiare e geografico che le parla costantemente di Dio, della fede in Cristo, della santità come unico obiettivo degno dei nostri sforzi. Ed è come i suoi fratelli iniziata allo sport fin da molto piccola.

Cresciuta in una famiglia molto credente (mamma terziaria francescana, uno zio monaco camaldolese, uno sacerdote, una cugina di mamma suora morta in concetto di santità) ‘sor’ Elena Tuccitto ha sempre vissuto “in una realtà ad altissima spiritualità”. (SanFrancescoPatronodItalia)

A 16 anni si innamora del maestro di karate e anche della sua disciplina. Diventerà insegnante di educazione fisica, aprirà una palestra, e avrà una relazione stabile con un uomo bello e affascinante. Arriva sul gradino più alto nella sua disciplina, raccogliendo tanti successi. Ma la vita di fede che ha sempre nutrito e curato fin da quando è piccola resta fuori; non può condividerla con la persona che dovrebbe esserle più vicina, nella coppia solo lei ha fede.

Avevo il mio lavoro di insegnante di educazione fisica a scuola, avevo una palestra, avevo un bel giro, e credevo che la mia vita fosse realizzata. Però negli occhi di mia sorella avevo trovato un’altra risposta… E allora ti dici ‘io la pace ce l’ho quando vivo in quella dimensione’; con lei facevo pellegrinaggi a Lourdes, a Medjugorje, dove sperimentavo il riempimento di un vuoto che il mondo non riusciva a colmare. E lì che ho conosciuto la mia Fraternità, questa comunità meravigliosa. (Ib)

E’ specializzata nella disciplina del combattimento, il komitè. E prima di indulgere a metafore e come se, va riconosciuto che lo sport e le arte marziali hanno già in se stesse un valore ascetico e umanamente formativo, oggettivamente benefico. Siamo fatti per superarci, per faticare e arrivare a compiere imprese che ci paiono impossibili (come quelle che Sor Elena sentirà chiederle dal Signore Gesù, che la invita a fidarsi!). E in ogni caso, il karate, può sempre tornare utile, se per esempio come Elena, una volta ceduto alla sua vocazione ed entrata nella Fraternità Betania, parti in missione per il Brasile. “Non ti dimenticare il karate!” le dirà all’orecchio prima della partenza il fondatore, fra Pancrazio Gaudioso, figlio spirituale di Padre Pio, deceduto quattro anni fa.

La vocazione: come cedere ad un corteggiatore insistente

Più di san Francesco, della zia in odore di santità, della mamma tanto devota,  in modo più intenso e inequivocabile è proprio la sorella Giovanna a riportarla sempre all’essenziale, a farle sperimentare il Paradiso. E’ una sorella più giovane di tre anni ed Elena ne parla con orgoglio intero e senza timore.

(Poi ci parla della sua famiglia) «dove c’è un angelo particolare che è Giovanna, mia sorella con sindrome di Down, più giovane di tre anni, creata per amare, è lei che in casa ha fatto sempre da collante. Per molti avere un familiare diversamente abile potrebbe sembrare una disgrazia invece vorrei testimoniare che è una grazia enorme starci accanto perché essi insegnano l’essenzialità della vita e ciò che di più bello si possa desiderare e cioè di vivere in una dimensione di amore, di gioia, di pace caratterizzata dal dono gratuito di sé nonostante tutto e tutti. Essendo molto devota alla Madonna mi ha insegnato ad apprezzare la preghiera attraverso il Rosario e la Santa Messa». (Ib)

Incontra la comunità di giovani legati ad una comunità francescana nuova, quella che diventerà proprio la Fraternità Betania, riconosciuta dalla Chiesa e trasformata nel 1998 in Istituto di vita consacrata.

Non cederà subito, perché lasciare la vita di prima, il fidanzato, lo sport, l’attività professionale ben avviata ma soprattutto la carissima sorella Giovanna le sembrerà difficile, anzi impossibile fino a che non capirà che può affidarsi e affidare chi ama a Gesù.

Così ho conosciuto padre Pancrazio (il suo fondatore, ndr), ho conosciuto giovani che donavano la loro vita. Seguirli è stata una scelta molto sofferta. Ho impiegato quattro anni prima di decidermi, di lasciare tutto, perché comunque ero veramente coinvolta sentimentalmente e con il lavoro. C’era un’attività messa in piedi insieme e c’era anche una sorella che non volevo lasciare, perché nei miei pensieri lei sarebbe stata sempre con me. Dio mi ha dato tanta forza nel dirmi ‘lascia tutto, Io ti dono il centuplo, a lei ci penso io, alla tua famiglia ci penso io’, così sono partita e non sono più tornata. (Ib)

 

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Vite da risorti

Non ci toglie qualcosa per buttarlo via, il Signore, ma, come ha fatto con le bende che lo ricoprivano una volta deposto dalla Croce,  attraversa le nostre vite con la sua nuova da Risorto e senza sgualcirle imprime su di esse la sua impronta indelebile.

E così oggi Sor Elena è ancora un’atleta, guardate che fisico asciutto, e mette le sue energie fisiche, mentali e spirituali a servizio delle missioni della Fraternità. Dopo sei anni in Brasile, a Salvador de Bahia, dove esiste già una scuola dell’infanzia che è diventata modello per il paese, ora è in Italia da dove coordina le attività missionarie in tutto il mondo.

Oggi sor Elena è responsabile del Segretariato delle Missioni della Fraternità, con comunità distribuite tra l’Italia, la Germania, la Svizzera e il Brasile e in questa funzione dopo sei anni di missione in terra brasiliana, lavora dall’Italia per raccogliere fondi per la Fondazione Betania O.N.L.U.S, promanazione della Fraternità per il “ Progetto Brasile”. Tale progetto si rivolge a bambini e giovani dai 6 mesi ai 18 anni che vivono gravi situazioni di disagio a Salvador, nello stato di Bahia. In dieci anni partendo da zero la Fraternità ha costruito una scuola dell’infanzia modello che accoglie 120 bambini (da 5 mesi a 6 anni) e un centro sportivo.

Dalla scuola dell’infanzia modello ad un intero plesso scolastico: il “Progetto Brasile” cresce

Per questo nuovo obiettivo tanto impegnativo che prevede di costruire scuola elementare, media e superiore, fino alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo, sor Elena è tornata sul quadrato, nella “palestra FIJLKAM del PalaPellicone di Ostia dove si allena la nazionale di karate”. Nel video pubblicato da Repubblica all’orizzonte ci sono ancora le Olimpiadi di Tokyo, che invece sono state rinviate per ora al 2021. Questa edizione sarà in ogni caso quella in cui la sua disciplina sarebbe stata riconosciuta come olimpica. 


CHIARA PIERI
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Sarà quando Dio vorrà, dunque, ma nel frattempo prosegue il lavoro della Fraternità per rendere possibile questa ambiziosa realizzazione. Diceva il fondatore che “questo progetto vuole essere espressione dell’accoglienza amorosa di Dio che noi abbiamo già sperimentato personalmente“. Non si dà se non quello che si sta ricevendo, non si genera se non si è perennemente generati nell’amore di Dio a noi, ora.

Per questo i fratelli e le sorelle di questa comunità sono tanto umili, audaci, operosi e sicuri che se Dio vuole, tutto si costruisce e si realizza. Anche se le Olimpiadi sono rimandate, i semi che Dio vuole che germoglino, germoglieranno!

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