Curate e recuperate i vostri amici isolati dalla pandemia, è importante!In questi giorni di quarantena ho ricevuto la telefonata di Claudia, una delle mie amiche più strette.
Siamo state compagne di corso all’università, e per affinità personale abbiamo iniziato presto a condividere le nostre inquietudini più intime, e da allora ci siamo sempre aperte l’una con l’altra.
Come sempre mi ha fatto ridere, dicendo che presto concluderà gli studi post-lauream, cosa che mi rende veramente felice. La immagino gesticolare mentre parla, perché ormai la conosco così bene da riuscire a “vederla” anche senza una videochiamata.
Il nostro è un rapporto di amicizia e confidenza.
A livello personale, penso che le amicizie di questo tipo, necessarie per riconoscerci come persone, si contino sulle dita di una mano. La chiamata di Claudia e la mia situazione di isolamento, però, mi
hanno fatto riflettere sull’importanza di riscattare altre forme di amicizia che ho relegato, dimenticato o date per perse, comunque preziose per me.
Mi sono riproposta di coinvolgermi al punto da essere io, e non le circostanze della vita, a stabilire di incontrarle di nuovo e di conservarle per quanto possibile. Ho quindi recuperato i contatti, fatto delle telefonate e inviato messaggi attraverso WhatsApp, come chi ha una bacchetta magica per eliminare le ombre lasciate dal tempo.
Ho comunicato con vecchi amici che fanno parte della mia storia personale, che ho conosciuto nel corso della vita e ora sono molto diversi da me da un punto di vista sociale, culturale ed economico. Vari di loro non si conoscono.
In molti casi ho ricevuto risposte interessate a sapere di me, e riconoscenza per essermi ricordata di loro. Nell’entusiasmo delle risposte ho percepito la gioia per una nuova opportunità offertaci dalla maturità per superare i pregiudizi che possiamo aver avuto e che non avevano davvero a che vedere con quello che siamo realmente, o per il fatto di sapere che condividiamo la responsabilità di aver lasciato raffreddare le amicizie e che possiamo riscattarle.
Ho scoperto che senza saperlo mancavo di carità, visto che c’era chi soffriva di solitudine, affrontava una rottura o era malato, e anche per il fatto di conservare un’immagine che non corrispondeva o non aveva mai corrisposto alla realtà personale dell’altro.
Ho anche pensato che potesse essere accaduto lo stesso agli altri nei miei confronti, e ho fatto vedere con il mio atteggiamento che di fronte ai brutti ricordi non tenevo la lista delle offese ricevute e non mi aspettavo che lo facessero neanche loro.
Ho poi ammesso la mia immaturità per il fatto di essermi allontanata da chi aveva successo, perché non mi sono sottratta alla verità secondo la quale chiunque può simpatizzare con la disgrazia dell’amico, ma bisogna essere molto intelligenti per rallegrarsi dei suoi successi.
Alla fine ho stilato una lista in cui annoto la data dell’ultima telefonata che ho fatto a questi amici, qualche tema di cui abbiamo parlato o i fatti della loro vita, per non lasciar passare molto tempo senza comunicare e far vedere che ci tengo a loro.
Il mio telefono ha iniziato a ricevere ogni giorno messaggi da loro, spesso reinviati, e so che sono di nuovo nella loro vita. Quando faccio lo stesso, allego un breve messaggio perché sentano la mia vicinanza.
Purtroppo ho dovuto riconoscere che in alcuni casi sono entrata in contatto con volgarità e superficialità, e così, con la coscienza in pace, ho tagliato i ponti.
Il saldo, comunque, è decisamente favorevole, ed è possibile che in questa nuova tappa dell’amicizia in qualche caso possano sorgere delle confidenze, come prova del fatto che ci ascoltiamo con il cuore, mostrando che senza l’amicizia la perfezione umana è incompleta, e che senza di essa la felicità non è possibile.
“L’ho sempre detto, lo dico e lo dirò: l’amicizia è il bene umano più grande” – Ortega y Gasset