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I due gruppi “cristiani” della Corea del Sud che hanno contribuito a diffondere il coronavirus sotto attacco

MANMIN
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Luis Santamaría del Río - pubblicato il 07/04/20
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La Chiesa di Gesù Shincheonji e la Chiesa Centrale Manmin, due controverse sette di origine cristiana nate in Corea negli anni OttantaIn quest’epoca di pandemia del Covid-19, i mezzi di comunicazione di tutto il mondo hanno informato di due gruppi cristiani della Corea del Sud protagonisti di un contagio di massa in quel Paese tra febbraio e marzo. Si tratta della Chiesa di Gesù Shincheonji e della Chiesa Centrale Manmin.

Com’è accaduto in altri Paesi, alcune notizie sensazionaliste hanno voluto rendere questi movimenti responsabili di una pratica consapevole di infezione su ampia scala della popolazione, cosa decisamente falsa. Anche se è vero che la loro azione è stata negligente e non sono state prese le precauzioni necessarie, sarebbe un errore stigmatizzare le Chiese evangeliche – e i gruppi religiosi in generale – per questo.

I luoghi di culto, essendo spazi di interazione di molte persone, sono stati scenario di alcuni episodi importanti di contagio prima che si procedesse alle misure di isolamento e quarantena in molti Paesi. È accaduto anche con alcune chiese cattoliche e templi di altre confessioni religiose.

Curiosamente, i due gruppi coreani presi di mira non sono Chiese evangeliche, com’è stato detto. Un’analisi più approfondita mostra due sette che, pur avendo una chiara impronta cristiana, si sono poste al margine del cristianesimo come si vive nel protestantesimo – e nel resto delle confessioni cristiane –, proponendo nuove figure messianiche.

La Chiesa Shincheonji: dagli ostacoli alle scuse

Il primo gruppo di cui hanno parlato i mezzi di comunicazione è stata la Chiesa di Gesù Shincheonji, chiamata anche “Tempio del Tabernacolo della Testimonianza”. Un’adepta del movimento è stata responsabile del contagio di un consistente numero di persone assistendo ai culti a febbraio nella città di Daegu senza sapere di avere la polmonite e il Covid-19.

Il Governo coreano ha chiesto alla setta di sospendere i suoi atti pubblici, ma questa ha inizialmente rifiutato, il che ha costretto a mettere in quarantena quasi 10.000 dei suoi membri. Le autorità hanno avuto molte difficoltà a trovarli e a effettuare le prove diagnostiche necessari.

Alla fine il leader del gruppo, Lee Man-Hee, ha chiesto pubblicamente perdono il 5 marzo, riconoscendo l’errore e promettendo “Faremo tutto il possibile, offrendo tutte le nostre risorse, per sostenere le misure del Governo per controllare l’epidemia”.

Il leader si presenta come il pastore promesso

Lee Man-Hee ha fondato la Chiesa Shincheonji (che significa “Nuovo Cielo e Nuova Terra”) nel 1984, dopo aver abbandonato un’altra setta coreana di origine cristiana caduta nella corruzione. Interpretando tutto come un compimento delle profezie bibliche, si è presentato come il “pastore promesso”, chiamato a restaurare il vero cristianesimo e a realizzare l’autentica allanza stabilita da Gesù, cosa in cui il resto delle confessioni cristiane ha fallito.

Si tratta di un movimento millenarista, che basandosi sul libro dell’Apocalisse annuncia l’arrivo imminente del “millennio”, un’era di mille anni di pace e di regno di Cristo a cui assisterà lo stesso Lee – che ha oggi 88 anni – e in cui vivranno tutti i suoi seguaci: i 144.000 predetti dall’ultimo libro della Bibbia e un’altra moltitudine con vesti bianche.

Negli ultimi tempi la crescita del gruppo è stata assai consistente. In base ai dati offerti dalla stessa setta, se nel 2007 erano 45.000, nel 2018 sono arrivati a 200.000 adepti, per la maggior parte in Corea del Sud, anche se sono presenti in altri Paesi. Come altri gruppi, la setta opera attraverso varie associazioni che ha creato, la principale delle quali è Heavenly Culture, World Peace, Restoration of Light (HWPL).

In genere ha grandi templi con spazi per il culto e ambienti per altre attività. Il culto settimanale si basa su due incontri che hanno luogo il mercoledì e la domenica. Quanto all’organizzazione interna, la Chiesa Shincheonji è divisa in “dodici tribù” che la amministrano a livello territoriale.

La setta è sempre stata oggetto di polemiche, visto che le confessioni cristiane coreane la accusano di fare proselitismo tra i loro membri. Trattandosi di un gruppo con un’immagine sociale negativa, i reclutatori della setta in genere avvicinano i credenti di altre confessioni – anche partecipando ai loro culti – nascondendo la propria appartenenza e impiegando altri nomi dietro i quali c’è il Tabernacolo.

Un’altra fonte di controversia: la Chiesa Manmin

Alla fine di marzo, i media coreani hanno informato di una serie di contagi di Covid-19 collegati a un altro gruppo di origine cristiana. Secondo il Governo metropolitano di Seul, almeno 25 adepti della Chiesa Centrale Manmin sarebbero contagiati.

Dall’inizio di marzo, la Chiesa Manmin ha sospeso i culti “di presenza” per la situazione di pandemia, sostituendoli con ritrasmissioni attraverso Internet, ma alcuni membri hanno continuato a riunirsi per effettuare le registrazioni e la produzione di questi contenuti.

Come Shincheonji, questo gruppo è uno dei tanti sorti nel corso del XX secolo in Corea del Sud proponendo una nuova visione del cristianesimo, con accenti particolari aggiunti dal fondatore. In concreto, la Chiesa Centrale Manmin (che significa “Tutta la Creazione”) è stata fondata nel 1982 da Jaerock Lee (che oggi ha 76 anni) con un piccolo numero di membri, dopo aver sperimentato una guarigione miracolosa in un chiesa evangelica.

La setta crede nell’imminenza della seconda venuta di Cristo. Nel frattempo, Lee è capace di realizzare “segni e meraviglie con il Potere Più Alto della Creazione”, essendo equiparato a livello di potere a Gesù. I suoi seguaci affermano che molti di coloro che assistono ai suoi culti di tipo neopentecostale “hanno sperimentato guarigioni miracolose e le potenti opere del potere di Dio”, anche seguendo i culti attraverso la televisione o Internet.

La setta ha vissuto una rapida crescita degli adepti, passando dai 3.000 del 1987 ai 133.000 del 2015, in base alle sue statistiche. La sua diffusione ha valicato le frontiere coreane e asiatiche, visto che le sue missioni sono arrivate dal 2000 in America, Africa ed Europa, con grandi eventi.

La polemica ha accompagnato la Chiesa Manmin fin dall’inizio, soprattutto per le sue relazioni con le confessioni protestanti più importanti. Nel 1990 Jaerock Lee è stato scomunicato dalla Chiesa di Santità, e nel 1999 la sua setta è stata espulsa dal Consiglio Cristiano della Corea per ragioni dottrinali, anche se l’Unione delle Chiese Presbiteriane di Corea ha confutato quelle accuse anni dopo.

Il leader in prigione

La setta è stata al centro di controversie non solo sul piano religioso, ma anche su quello penale. Quando nel 1999 un canale televisivo coreano ha trasmesso un documentario che rendeva noti episodi oscuri su Jaerock Lee e il suo gruppo, centinaia di adepti hanno attaccato l’emittente provocando gravi danni, e l’accaduto ha reso necessario un intervento della Polizia, a cui è seguita una dure condanna giudiziaria.

Quello che ha avuto più ripercussioni a livello mondiale è stata la condanna di Lee a 15 anni di prigione per 42 accuse di crimini sessuali. È accaduto nel novembre 2018, quando un giudice del Tribunale del Distretto Centrale di Seul lo ha dichiarato colpevole di aver violentato 8 donne “incapaci di opporre resistenza” essendo “sottomesse all’autorità religiosa assoluta dell’accusato”, secondo quanto ha raccolto l’agenzia AFP dal magistrato.

Si è verificato che Jaerock Lee aveva violentato decine di volte per vari anni le 8 donne che lo avevano accusato. “Nei suoi sermoni, l’accusato ha suggerito direttamente o indirettamente di essere lo Spirito Santo”, ha affermato il giudice, aggiungendo che per le vittime del leader “era un essere divino con poteri divini”.

Da allora, la Chiesa Manmin sembra essere diretta dal “pastore ad interim” Soo Jin Lee – figlia del fondatore –, anche se le informazioni ufficiali della setta affermano che il leader continua ad essere il “pastore senior” Jaerock Lee.

Per ulteriori informazioni, Miguel Pastorino, Chi approfitta del coronavirus: sette, guru e pseudoterapeuti, Aleteia, 23/03/20.

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