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Cosa mi ha rivelato la quarantena sull’importanza della famiglia

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padre Michael Rennier - pubblicato il 06/04/20
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Una pandemia può rovinarci o renderci più forti come individui e come famiglia. A noi la sceltaSono in quarantena con la mia famiglia. Ho già detto che abbiamo sei figli piccoli? Sono splendidi e li amo dal profondo del cuore, ma ora dobbiamo stare tutti i giorni tutto il giorno insieme.

Ieri, per esempio, ho trascorso un’ora con la più piccola, che ha gettato per tutto il tempo delle carte da gioco per terra chiedendomi poi di riprenderle. Qualsiasi altra attività proponessi non era accolta con favore. Voleva solo giocare a riprendere le carte. In genere, dopo un’attività così esaltante guardavo l’orologio realizzando che dovevo lavorare per preparare un incontro. Dopo tutto, papà ha bisogno dei suoi spazi.

Sto cercando però di reagire con più gioia possibile a questo tempo “bonus” con la mia famiglia, di cui sono veramente grato. Spero che ve lo stiate godendo anche voi. Ad ogni modo, non c’è niente di sbagliato nel voler avere un po’ di tempo per se stessi, che ci renderà più forti. La solitudine è ora molto più difficile da ottenere, il che rappresenta sia una benedizione che una sfida. Siamo nel bel mezzo di un test di stress di massa. È come una consulenza matrimoniale gratuita super-intensiva che nessuno voleva o aveva chiesto.

Prendete, ad esempio, la notizia diffusa dalla Cina secondo la quale la quarantena ha provocato un’impennata dei divorzi perché le coppie trascorrono troppo tempo insieme. Il mio amico David Zahl di Mockingbird ha un altro esempio da offrire relativo a uno strano fenomeno collegato all’uragano Hugo, che nel 1989 ha devastato una serie di contee nel South Carolina (Stati Uniti). Il Journal of Family Psychology nota che l’anno successivo ha divorziato un numero di coppie più alto di quello che ci si aspettava.


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Ma non è tutto.

Sulla scia di Hugo, più persone si sono sposate, e c’è stato un aumento delle nascite – il che mi fa emozionare per il possibile baby boom provocato dalla quarantena cui dovremmo assistere tra nove mesi. Sembra che una pandemia stravolga la nostra vita, cambiando il rapporto che abbiamo con i nostri cari, e questo ci rovinerà o ci renderà più forti. Sta a noi decidere la strada da prendere.

Userò come esempio il mio fallimento. Stare a casa tutto il giorno con bambini che richiedono costantemente attenzione all’inizio mi infastidiva. Mi sono abituato a un ambiente calmo e contemplativo nel mio ufficio, in cui mi concentro sulla lettura e la scrittura. La settimana scorsa è successo l’esatto opposto. Cecavo di scrivere a casa mentre mia figlia minore gettava i mattoncini delle costruzioni sullo schermo del mio computer e quella di cinque anni mi pregava di portarla fuori. Ero infastidito, ma poi ci ho pensato bene, ponendomi domande forti: perché mi aspettavo che la vita sarebbe andata avanti come sempre? E perché mai reagivo così negativamente al fatto che i miei figli mi chiedessero attenzioni? E allora ho cambiato atteggiamento, e ho deciso che avevo davanti a me una grande opportunità.

Sto notando che anche molte altre famiglie stanno cogliendo questa opportunità. Liberati improvvisamente da programmi troppo fitti di impegni, si ritrovano a parlare e a giocare insieme, approfittando al massimo del tempo a disposizione. Siamo costretti a stare più insieme, ed è davvero bello.



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Il tempo in famiglia non dev’essere necessariamente stressante, e sicuramente non dovrebbe distruggerci. È tutta una questione di atteggiamento, e allora ecco il mio consiglio, che vale per gli altri quanto per me: godere di quello che abbiamo a disposizione. Finché i bambini non vanno a scuola, impariamo nuove capacità – cucinare insieme, mostrare loro come lavare i panni, permettere che aiutino nelle occupazioni domestiche. Senza la fretta di dover arrivare qua e là al mattino, iniziamo la giornata con una buona colazione, chiacchierando mentre mangiamo e prendendoci un attimo per pregare in famiglia prima o dopo.

In questa settimana ho visto molte fotografie di giovani coppie. Sono tutte simili. Un uomo e una donna che si tengono per mano. Lui indossa un vestito elegante, lei l’abito bianco. Stanno uscendo dalla chiesa in cui si sono appena sposati. Insieme a loro ci sono solo i familiari più stretti – genitori o fratelli. Il volto di quelle coppie mostra solo gioia. Tutto quello di cui hanno bisogno è in quell’immagine. Per noi è lo stesso.

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