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Il vescovo di Bergamo ai suoi sacerdoti: vi prego, rinunciate a tre “stipendi”

BERGAMO

Il vescovo di Bergamo. mons. Beschi.

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 06/04/20
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Nell’epicentro del coronavirus, dove si contano ancora tante difficoltà e 5mila morti, la diocesi vuole offrire con quel sacrificio un contributo a tutti coloro che sono in grave difficoltà

Nella Domenica delle Palme, inizio della Settimana Santa, il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, ha indirizzato ai sacerdoti della diocesi una lunga e accorata lettera nella quale esprime la sua profonda riconoscenza, rinnova la sua paterna vicinanza, ricorda con affetto i defunti e loda il Signore per i guariti.

Ma sopratutto apre una condivisione di attenta riflessione sul futuro perché, «se tutto non sarà più come prima», anche la Chiesa deve guardare a se stessa e «interrogarsi evangelicamente e comunitariamente».

A questo riguardo, nella lettera il Vescovo lancia due proposte significative (Eco di Bergamo, 5 aprile).

BERGAMO

Di elRoce – Shutterstock
La città alta di Bergamo.

Prima proposta: la rinuncia

Prima proposta: monsignor Beschi chiede ai suoi sacerdoti di rinunciare a tre mensilità, da mettere a disposizione della collettività per appositi progetti:

«La Diocesi sta lavorando al progetto di un fondo di solidarietà che testimoni la prossimità della Chiesa in tutte le sue articolazioni, particolarmente nei confronti della famiglia, del mondo del lavoro, delle nostre istituzioni educative e assistenziali e dei poveri – si legge nella lettera che il vescovo di Bergamo ha inviato ai sacerdoti della diocesi – Propongo di rinunciare a tre nostre mensilità: è un sacrificio forte. Mi sembra importante che come abbiamo rappresentato la nostra vicinanza a tutti in queste settimane, lo facciamo con un gesto significativo, perché molto esigente, anche per il prossimo futuro».


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Seconda proposta: la messa per i defunti

La seconda proposta avanzata da Beschi riguarda proprio l’ultimo addio alle persone care:

«A tempo debito, condizionato dalle disposizioni del governo, vorrei celebrare, possibilmente al cimitero monumentale della città, un’Eucaristia per tutti i defunti; mi sembra opportuno che questo avvenga anche in ogni parrocchia: ogni famiglia si accorderà quindi con i propri sacerdoti per la messa esequiale dei propri cari» (Avvenire, 5 aprile).

A Bergamo i numeri del coronavirus fanno rabbrividire: è la provincia più colpita, con 10mila casi e ben 5mila morti. Numeri agghiaccianti che hanno causato persino difficoltà nella cremazione e sepoltura delle salme.



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