La Divina Commedia di Dante può essere la nostra guida quaresimale“La mia massima aspirazione spirituale è salire sull’ultimo autobus in partenza per il Purgatorio”.
Come rispondereste? Sì, è una dichiarazione fatta perlopiù per scherzo, e forse è una versione un po’ più leggera, anche se più oscura, dell’osservazione del leggendario allenatore di football Vince Lombardi: “Signori, inseguiremo la perfezione e la inseguiremo senza sosta, sapendo al contempo che non potremo mai raggiungerla. Lungo il percorso, però, raggiungeremo l’eccellenza”.
Alcuni, temo, pensano di non aver mai raggiunto l’eccellenza o qualcosa che sia anche solo “abbastanza buono”.
Circa il primo aspetto: la pratica comune di rendere una Messa funebre una canonizzazione, in cui i partecipanti gioiscono in una “celebrazione della vita” piuttosto che impegnarsi a pregare e a compiere sacrifici per conto del defunto.
Sull’ultimo: ricodo che quando ero da poco sacerdote ed ero in missione in una parrocchia una persona mi ha detto: “Non mi confesso da 17 anni, ma va bene, perché fondamentalmente sono una brava persona”. Nessuna delle due cose è pratica o cattolica.
In questi giorni, soprattutto in Quaresima, e in particolare nella Quaresima 2020, sarebbe bene ricordare la dottrina del Purgatorio:
“Definiamo che le anime di chi, veramente pentito, muore nell’amore di Dio, prima di aver soddisfatto per i peccati e le omissioni con degni frutti di penitenza, vengono purificate dopo la morte con le pene del purgatorio; che, perché siano sollevate da queste pene, sono loro utili i suffragi dei fedeli viventi, cioè il sacrificio della messa, le preghiere, le elemosine, ed altre pratiche di pietà, che i fedeli usano offrire per gli altri fedeli, secondo le consuetudini della Chiesa” (Concilio di Firenze, 1438-1443).
Il Purgatorio ci ricorda che la grazia è gratuita ma non a buon mercato, e che la misericordia non cancella le esigenze della giustizia. Quello che facciamo e non facciamo conta davvero, e ha consguenze profonde e potenzialmente eterne.
In questa Quaresima in cui molti di noi sono costretti a casa in risposta alla pandemia del COVID-19, sarebbe bene pensare alla nostra mortalità e immortalità. Lasceremo questa vita solo con l’anima, e la presenteremo a Dio per il giudizio. Usare questo periodo per fare un “inventario” morale, con la risoluzione di “mettere in ordine” la nostra casa, potrebbe essere la cosa migliore da fare in questo periodo difficile.
Da dove iniziare? Suggerisco di prendere il Purgatorio, il secondo volume della Divina Commedia di Dante. Si tratta di un’opera letteraria e non dottrinale, ma è scritta in modo così vivido (e in molte edizioni è così finemente illustrata) che può essere usata come base per un esame di coscienza approfondito. All’inizio di questo capolavoro, Dante ci dà una chiara idea del motivo per il quale dovremmo intraprendere questo compito:
“Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele;
e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno”.
Se trovate Dante troppo impegnativo, niente paura – di recente ho avuto la fortuna di intervistare il professor Stephen Cordova sulla lettura del Purgatorio come pratica quaresimale (potete trovare l’audio dell’intervista, insieme a una lista di risorse, qui). Cordova spiega che il Purgatorio di Dante è una montagna da scalare. A ogni livello affrontiamo uno dei sette peccati capitali, e le anime intraprendono compiti ardui per rimediare al danno di un vizio e avere piantata nell’anima la virtù che permette di rimediare. Il peccato dell’orgoglio, ad esempio, viene sostituito dall’umiltà…
Potremmo intraprendere un compito simile in questa Quaresima? Soprattutto se pensiamo che il tempo non passi mai, piuttosto che imbottirci di televisione o mangiare o bere in modo eccessivo, approfittiamo di questo tempo per vedere se qualcos’altro che non sia Dio è stato intronizzato nella nostra anima.
Chiediamo la grazia di sostituire i semi del peccato con la vite fruttuosa delle virtù, e mentre sperimentiamo una sorta di assenza di Dio non potendo entrare in una chiesa per ricevere i sacramenti, ricordiamoci che non vogliamo trascorrere un’eternità lamentandoci amaramente della distanza evitabile che il peccato pone tra noi e la divinità.
Dante nota che le anime in Purgatorio ascendono solo di giorno, ovvero con la grazia. Allo stesso modo, il periodo oscuro che stiamo vivendo può essere fonte di redenzione se invochiamo Dio chiedendogli di prepararci all’eternità.