di Will Wright
LA FEDE IN TEMPO DI GUERRA, Servo di Dio Emil Kapaun:
La causa di canonizzazione di padre Emil Kapaun sta andando avanti, e attualmente è riconosciuto dalla Chiesa con il titolo di Servo di Dio. Era un sacerdote e cappellano dell’Esercito statunitense durante la II Guerra Mondiale e la Guerra di Corea. Alla fine è stato catturato e tenuto prigioniero in un campo di prigionieri di guerra in Corea, dov’è stato ucciso dai comunisti. Il Presidente Baack Obama gli ha conferito in modo postumo la Medaglia d’Onore.
Nelle situazioni più difficili che si possano immaginare e nelle circostanze più dure, padre Kapaun ha mostrato considerevoli virtù, salvando soldati feriti sul campo di battaglia nonostante i proiettili che gli volavano sulla testa, e ha aiutato i soldati congelati in una marcia di quasi 100 chilometri verso un campo di prigionia. Ha insegnato ai prigionieri del campo come testimoniare la verità e la grazia del cristianesimo ai leader comunisti del campo. Parlava raramente, dicono i suoi amici, e svolgeva i compiti che gli altri rifiutavano. Portava i soldati feriti, puliva la biancheria dei soldati malati che non riuscivano a farlo da soli e toglieva i pidocchi ai soldati morenti.
Indipendentemente dal fatto che fossero cattolici o meno, padre Kapaun offriva preghiere a chiunque si unisse a lui. Ovviamente al campo lui e gli altri non riuscivano a celebrare la Messa, e quindi non potevano ricevere nostro Signore nell’Eucaristia. Quando soffriva di polmonite e di un embolo alla gamba venne spostato dai comunisti in un “ospedale” in cui fu lasciato morire. Prima di essere trasferito ha disse ai suoi uomini: “Non preoccupatevi per me. Sto andando dove ho sempre voluto andare, e quando ci arriverò dirò una preghiera per tutti voi”.
Magari potessimo avere tutti la sua straordinaria fede di fronte alle avversità! Padre Emil Kapaun,
prega per noi!
LA FEDE ALL’EPOCA DELLA PERSECUZIONE, San Tommaso Moro:
Nato in Inghilterra, San Tommaso Moro era un umanista cristiano, avvocato, padre di famiglia, nonché cancelliere d’Inghilterra sotto il re Enrico VIII. Era un uomo di grande fede e virtù, che in precedenza aveva fatto discernimento sulla chiamata a diventare monaco. Esercitava la pietà, celebrava veglie e digiuni e recitava austere preghiere. Dio, però, lo aveva chiamato ad essere marito e padre.
Venne eletto al Parlamento e sposò una donna di nome Jane Colt rispettivamente nel 1501 e nel 1505. Ebbero quattro figli, ma la moglie morì tragicamente nel 1511, e lui si risposò con una vedova di nome Alice Middleton. Oltre ai suoi quattro figli, prese sotto la sua tutela la figlia di Alice. Nel 1529 divenne cancelliere d’Inghilterra, il braccio destro del re.
Fu allora che iniziarono i problemi. Enrico VIII voleva ottenere una dichiarazione di nullità del suo matrimonio con la vedova di suo fratello, Caterina d’Aragona, rivendicando il fatto che non era stato consumato e non era quindi valido. Il Papa, però, rifiutò. Moro rimase inorridito per il fatto che il re (di recente nominato Difensore della Fede) negasse la legittima autorità del Papa e si dichiarasse capo della Chiesa d’Inghilterra.
Il re permise a Moro di rassegnare le dimissioni dal suo incarico nel 1532 per motivi di salute, e per via della stima e del rispetto che provava nei suoi confronti. Moro, però, rifiutò di assistere al matrimonio del re con Anna Bolena, dicendo che non sarebbe stato valido e sarebbe andato contro la natura del matrimonio cristiano. Il re rimase deluso, e nel 1534 chiese a Moro di giurare fedeltà all’Atto di Supremazia, che stabiliva che il re avesse autorità sulla Chiesa d’Inghilterra e negava l’autorità papale.
Moro rifiutò di giurare fedeltà, rimanendo fedele alla fede cattolica ortodossa, e non volle riconoscere la supremazia del re sulla Chiesa d’Inghilterra, attenendosi alle dottrine della fede sul Sommo Pontefice, il Papa. Accusato di tradimento, venne decapitato nel 1535. Si dice che prima della sua esecuzione abbia detto “Muoio fedele servo del re, ma prima servo di Dio”.
In un’epoca di grandi lotte e persecuzioni contro la vera Fede, come Tommaso Moro dobbiamo attenerci ai nostri principi e alle nostre priorità. All’epoca il Papa non era la persona migliore del mondo, ma non contava. Era il Vicario di Cristo. Re Enrico aveva una legittima autorità su Moro, ma non poteva costringerlo a infrangere quello che riteneva moralmente giusto.
Nei periodo di prova e persecuzione, auguriamoci di riuscire a distaccarci dal mondo, con un cuore capace di perdonare, e di avere il coraggio di San Tommaso. San Tommaso Moro e San Giovanni Fisher (unico vescovo che non firmò l’Atto di Supremazia), pregate per noi!
LA FEDE ALL’EPOCA DELLA PESTE, Papa San Gregorio Magno:
Papa San Gregorio Magno fu Papa tra il VI e il VII secolo. Nel 1590 ci fu una grande epidemia a Roma, nota come Peste Romana. La grande peste di Giustiniano solo 50 anni prima aveva ucciso 100 milioni di persone in Europa.
Gregorio divenne Papa durante la peste perché Pelagio II era morto. Attingendo alla sua esperienza alla corte bizantina, usò la sua familiarità con la pratica cristiana orientale delle processioni per le strade cantando salmi e chiedendo il perdono e la liberazione di Dio.
Quando era ancora diacono, Gregorio aveva organizzato una processione nelle strade con vari gruppi che iniziavano in punti diversi per poi incontrarsi tutti nella basilica di Santa Maria Maggiore. Questi gruppi erano quelli che rappresentavano la società: 1) clero, 2) abati e monaci, 3) badesse e suore, 4) uomini, 5) donne sposate, 6) vedove, 7) bambini e poveri di Roma.
Queste processioni ebbero luogo al culmine della peste del 590. Il popolo di Roma vide la peste come una punizione divina per la sua peccaminosità. Molti sembra siano morti per la malattia durante le processioni, ma i canti proseguivano. L’immagine di Maria venne tirata fuori dalla basilica e portata per le strade. C’è una pia tradizione secondo la quale San Michele Arcangelo apparve con una spada fiammante che rinfoderò quando la processione arrivò a lui. Venne visto sopra il Mausoleo di Adriano, ora chiamato Castel Sant’Angelo per via di questa storia. L’ira di Dio venne placata e la peste terminò immediatamente. Vennero poi offerte preghiere di ringraziamento alla grande Madre di Dio per ottenerne l’intercessione.
Ovviamente Dio controlla tutto e può porre fine a qualsiasi malattia o piaga, ma lo farà solo se è per il nostro bene spirituale. Quello che ci è richiesto è la fede per affrontare le sofferenze presenti e unirle alla Croce. Siamo anche chiamati a essere prudenti e a usare quello che siamo riusciti a imparare attraverso la medicina e la ricerca scientifica per fare la nostra parte per porre fine alla diffusione della pandemia. Gregorio Magno, nel VI secolo, non sapeva quello che sappiamo noi sulla natura e la diffusione della malattia. Non possiamo agire in modo imprudente e poi presumere che Dio ci risparmi, perché questo vorrebbe dire mettere alla prova Dio.
In periodi di piaghe e pestilenze, auguriamoci di non cedere alla paura e al panico, riponendo come Gregorio Magno la nostra fiducia in Dio, offrendo le nostre sincere preghiere di pentimento. Papa San Gregorio Magno, prega per noi!