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Niente sarà come prima ma le Tue parole, Signore, non passeranno

POPE URBI ET ORBI
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Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 29/03/20
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Niente sarà come prima. E’ un bombardamento mediatico: ci prospettano scenari e futuro già compromessi, l’economia e il lavoro; e già laceranti lamenti, dopo la perdita di persone a noi care; il vuoto ci sovrasta e dopo un inno o un canto nei balconi, le iniziative di solidarietà non possono e devono crearci il vuoto esistenziale. Gli analisti del tempo e dello spazio sono già immersi nei calcoli per una ripresa tardiva, ma rapida. Ma la fame arriva e il pane se manca può generare atti inconsulti. Che non possono e devono accadere se c’è e ci sarà una rete permanente che mi proietti nella e in una vita prospera, pur precaria.

Nessuno deve restare indietro e mentre i poveri aumentano, la disperazione diventa tempesta e quel non abbiate paura, io sono con Voi, forte si eleva per tutti noi.

Basta solo rileggere e meditare il Messaggio di Papa Francesco del 27 marzo a Piazza San Pietro: Era solo? No, lì c’era Gesù, sveglio, non più che dormiva a poppa, e la Vergine Maria, Sua Madre e nostra Madre “salute del popolo. Il Crocifisso è “vivo e vero!” nel pane disceso dal cielo. In adorazione, in preghiera: a Te, o Signore abbiamo affidato il dolore del mondo. In quel bacio ai piedi del Crocifisso, di Francesco, tutti i nostri baci e abbracci. Abbracciati da Lui, in Lui: cieli e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno mai. Che verità commovente, lo stare tutti dentro la stessa barca. Tutti.

Ogni emergenza ha risposte attuative, anche graduali, e il superamento, pur atteso, si compirà, ne usciremo da questa situazione. Ma per superare questo momento bisogna dare, ognuno il meglio di sé.

Per dare il meglio di sé ci vuole coraggio e gioia e per pensare al “non sarà come prima” richiede sacrificio per “combattere la buona battaglia” (Tm 6,12) e divenire sempre generativi di vita e di nuove avventure feconde di senso.

Il compito di ogni uomo, diversamente tradirebbe la sua stessa natura, è quella di sopravvivere e far vivere, escludendo a priori le teorie della selezione: vive il più sano e il più forte e neghiamo la vita ai deboli e agli scartati dello scarto.

Tutti abbiamo pari dignità e il diritto alla vita. Ciò comporterà un sacrificio anche piccolo ma ha la stessa forza di quelli che sono più impegnativi e grandi. Sacrifici e sofferenze, con il sostegno della grazia di Dio, possono essere sopportati. Chi non soffrirebbe per un mondo migliore.

Nulla sarà come prima? Come vivremo, dopo questa crisi pandemica dell’umanità: la comunione dei beni e l’uso degli stessi in forma privata? Il primato della destinazione universale dei beni e la denuncia profetica dell’accumulo di beni come idolatria ed ingiustizia? Lo scandalo intollerabile della povertà, la corruzione e la corsa sfrenata agli armamenti, le guerre fratricide e l’accesso ai beni essenziali per la vita, saranno superate? Chissà se un giorno non dovremo più morire per mancanza di posti letto o di un respiratore. Che la sanità sia per tutti e non per chi ha ricchezza. Chissà se la macchina del business per pochi permetterà la vita per tutti.

Ogni uomo giusto deve porre rimedio a questo scandalo che genera con una pandemia tanto panico e lacerante paura per la paura della morte nella tempesta della vita.

Papa Francesco, nel mirabile e storico Messaggio del 27 marzo per la preghiera per la fine della pandemia ha ricordato all’oceano di Popolo presente in Piazza con Lui : «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in un mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”.

Niente sarà come prima ma le Tue parole, Signore, non passeranno e richiamano ancora una volta a guardare Te, a confidare in Te, a non disperderci in noi.

Una bambina in un messaggio mi ha scritto: “Ieri sera guardando il Papa mi colpiva non la sua solitudine, perché era con Gesù e la Madonna, ma il fatto che mi sentivo in quella piazza con il mio ombrellino, ad ascoltare un uomo vestito di bianco, come il mio fazzolettino per asciugarmi una lacrima. Ero commossa”.

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