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Responsabilità – di Massimiliano Sechi: “Nessuna scusa, puoi essere felice così come sei”

MASSIMILIANO SECHI
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Annalisa Teggi - pubblicato il 26/03/20
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Senza braccia e gambe dalla nascita, è un campione mondiale di videogiochi e coach di grandi imprenditori. Ma è prima di tutto Massimiliano: "Mi sono chiesto: in che modo posso rispondere anche della mia disabilità per essere felice?"

Senza braccia e gambe dalla nascita, è un campione mondiale di videogiochi e coach di grandi imprenditori. Ma è prima di tutto Massimiliano: “Mi sono chiesto: in che modo posso rispondere anche della mia disabilità per essere felice?”

È nato su un’isola, la bellissima Sardegna, e fin dalla nascita è stato un’isola – separato dalla «normalità» di avere un corpo con tutti i pezzi a posto. Massimiliano Sechi è affetto da focomelia e in 32 anni di vita ha affrontato e superato la paura che essere un’isola possa significare essere escluso, dalla vita sociale ma soprattutto dalla possibilità di essere felice. Che avesse delle grandi capacità è stato chiaro innanzittutto nel mondo virtuale; la sua grande passione per i videogiochi lo ha portato a diventare un campione mondiale e un riferimento positivo per altri giocatori disabili e non. Poi la sua consapevolezza lo ha spinto a togliere il filtro dello schermo, a tuffarsi nel mondo vivo delle persone. Nel 2015 è nato NoExcuses che è un metodo ed è un mondo: tecnicamente Massimiliano è diventato un life coach, e si dedica a ispirare anche professionisti e grandi imprenditori. Persino persone molto realizzate nella vita hanno bisogno di uno sguardo che testimoni il valore personale che ciascuno è. Tutti ne abbiamo bisogno, perciò rigraziamo Massimiliano che ha accettato di essere parte delle nostre Gemme con la voce del suo coriaceo entusiasmo.

 

Di Massimiliano Sechi

Sono Massimiliano, una persona che ha deciso di trasformare le difficoltà in un’opportunità di crescita. Partendo dal presupposto che niente nella vita accade per caso, mi sono via via reso conto che per avere successo, cioé per mettere a frutto chi sono, dovevo smettere di guardarmi indietro e iniziare a capire chi volevo essere. Dovevo essere autentico con me stesso, prendermi la responsabilità della mia vita ed essere grato per ciò che avevo. Anche tu, se continui a rimanere fissato col passato non ti rendi conto di chi sei. Se non sei autentico, rischi di vivere una vita in funzione di ciò che gli altri si aspettano da te e non alla luce di ciò che tu sei venuto a fare. Se non ti prendi la responsabilità della tua vita, qualcun altro sceglierà per te; e se non sei grato per ciò che hai, vuol dire che non stai capendo il valore di tutto ciò che hai vissuto fino a oggi.


LUCA GRION, GEMME
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Tutto quello che ho vissuto mi ha segnato; non esistono esperienze che non producono frutto. Spetta a noi decidere che senso più grande, profondo, autentico dare a quello che viviamo. Nel mio caso ciò che sicuramente ha avuto un grande impatto su di me è stato il sentirmi dire “Poverino!” da quando ero piccolo, mi ha ferito il pietismo delle persone. Per tanto tempo mi sono impegnato a dimostrare agli altri che non ero un errore; mi manca qualche pezzo nel corpo, ma la vera sofferenza che ho provato era dentro, ed era invisibile agli altri. È stato di grande impatto il fatto che i miei genitori abbiano sempre fatto di tutto per aiutarmi a essere indipendente. È stato di impatto che per tanti anni, per 17 anni e mezzo per la precisione, mi sia mancata la libertà. Infatti, in un momento storico come questo – in cui tante persone si sentono compresse dal dover stare a casa, si sentono incatenate guardando dalla finestra – io penso a tutti gli anni in cui ho vissuto questa situazione era la mia normalità. Non c’era il pericolo di un virus che uccide così tante persone, ma era dura: io ero costretto a stare a casa, perché mi potevo muovere solo quando gli altri decidevano come e dove portarmi spingendo la mia carrozzina. Vedevo gli altri vivere una vita normale, e ne ero escluso; oggi, paradossalmente, vivo questa quarantena con più facilità grazie a ciò che ho passato, oggi sono insieme a tutti gli altri nel vivere questa drammatica reclusione.

Un momento importante della mia vita è quello legato a Noexcuses che è nato come un motto, poi è diventato la mia filosofia di vita e anche un metodo. È questa la parola che voglio donare e si può tradurre con responsabilità, perché significa: a prescindere da tutto ciò che ti accade, prenditi la responsabilità della tua felicità, dei tuoi succesi e dei tuoi insuccesi, delle tue gioie e delle tue sofferenze. E dobbiamo prenderci anche la responsabilità della gratitudine. Oggi io sono diventato un mental coach di imprenditori e persone di successo, per quale motivo? Perché mi sono preso la responsabilità di quello che mi è accaduto, perfino della mia disabilità. Responsabilità è un sostantivo coperto di polvere, lo percepiamo come pesante e faticoso. Spesso le persone associano la parola responsabilità a quella di colpa: io non mi sono preso la colpa della mia disabilità. Mi sono detto: questa è la situazione e non posso farci niente, ma in che modo posso rispondere a ciò che la vita mi ha dato per riuscire a non sprecare la mia esistenza ed essere felice?


LUCA CARI, GEMME, VIGILI
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Ti devi prendere la responsabilità della direzione che vuoi prendere, di dare un senso a ciò che accade in ragione del bisogno di felicità. Responsabilità non significa altro che rispondere, essere protagonisti di ciò che le circostanze ci chiedono, ci offrono, ci pongono come sfida. Tutto parte dalla nostra capacità di rispondere a ciò che accade e farne qualcosa di utile per la crescita nostra e degli altri. Oggi più che di professionisti, c’è bisogno di esempi. C’è bisogno di persone che abbiano voglia di scoprire i propri talenti per metterli a servizio degli altri, c’è bisogno di mettersi al servizio degli altri per dire loro: io ho superato le difficoltà traendone un positivo, anche a te è chiesto di farlo.

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