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Medjugorje: il diavolo non c’entra. I veggenti nella fase iniziale erano «sani» e «normali»

MEDJUGORJE
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 20/03/20
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Ecco cosa ha scritto la Commissione d'inchiesta del Vaticano sulla fase iniziale del fenomeno, cioè quella delle apparizioni tra il 25 giugno e l'1 giugno 1981

Ecco cosa ha scritto la Commissione d’inchiesta del Vaticano sulla fase iniziale del fenomeno, cioè quella delle apparizioni tra il 25 giugno e l’1 giugno 1981

«L’ipotesi di un’origine demoniaca degli inizi del fenomeno appare gratuita e infondata, essendo in contrasto con quanto è stato osservato sul profilo iniziale del fenomeno».

La Relazione della Commissione internazionale d’inchiesta creata dal Vaticano per studiare i fenomeni di Medjugorje, ha stabilito che sulle apparizioni mariane nel villaggio della Bosnia, almeno nella fase iniziale (25 giugno-1 luglio 1981), non c’è stato un condizionamento del demonio. Quindi non c’è falsificazione dei fatti accaduti.

Il documento è stato pubblicato in esclusiva in “Dossier Medjugorje” (San Paolo), del giornalista e scrittore Saverio Gaeta.

“Sani e normali”

«A partire dal 24 giugno 1981 – scrive la Commissione – alcuni ragazzi e ragazze sono stati posti a confronto con degli eventi straordinari. Raccontano di aver visto la Madonna (Gospa in croato) che sarebbe loro apparsa sul monte Podbrdo nei pressi di Medjugorje. Nessuno di loro ha rivelato allora – almeno da quanto si può ricostruire – segni di un profilo umanamente fuori comune. Sembrano tutti essere stati sani e normali».


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I francescani

«Pare che quanto è avvenuto – prosegue la Commissione – si sia verificato nella maniera più spontanea e naturale. Il parroco padre Zovko era fuori sede (a Zagabria, dal 22 al 28 [sic, in realtà rientrò a Medjugorje il 27, ndr.] giugno 1981) e non aveva nemmeno la possibilità di telefonare a Medjugorje. Non si è nemmeno verificato alcun contatto con qualche altro sacerdote o religioso della zona. Di conseguenza si può escludere un influsso dei francescani sull’origine del fenomeno».

Testimonianze

La Commissione evidenzia che «la presenza nelle testimonianze di elementi costanti, inalterati, essenziali e pudichi (cioè, sen­za curiosità eccessive e indebite, ndr.) assume un valore tanto più significativo quanto più si considera che esse sono state rese alla presente Commissione internazionale a trent’anni di distanza dal momento iniziale degli eventi» (la Commissione ha concluso e consegnato la Relazione nel 2014 ndr).

Non sono più, prosegue la Relazione, «gli adolescenti di allora a raccontare, ma sono donne e uomini adulti, comunque temprati e modellati sia a livello umano sia spirituale – nel bene e nel male – da quanto è loro accaduto in questo lungo lasso di tempo».



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Freschezza e originalità

Dunque, le loro testimonianze risultano attendibili:

«Come adulti rileggono quanto si è depositato nella loro coscienza, nella loro memoria e nella loro affettività (conscia e inconscia). Quando questa rilettura è in un certo senso libera da quel che è accaduto in seguito, essa è in grado di restituire la freschezza e l’originalità di quel che è stato sperimentato, dando la possibilità a chi ascolta di poter essere in un certo senso contem­poraneo all’esperienza nel suo darsi».

I frutti spirituali

L’ipotesi dell’influsso demoniaco è smentito anche dai «frutti positivi derivati dal fenomeno stesso».

«La storia successiva alle prime sette presunte apparizioni – spiega la Relazione – offre l’attestazione di molteplici frutti evangelici: le abbondanti conversioni, il frequentissimo ritorno alla pratica sacramentale (Eucaristia e Riconciliazione), il fiorire di numerose vocazioni alla vita presbiterale, religiosa e matrimoniale».

«Nell’esperienza di chi li ha vissuti – conclude il documento – questi frutti conservano un legame forte con il luogo di Medjugorje, piuttosto che con le persone dei presunti veggenti: in tal senso essi si possono legittimamente collegare agli eventi originari e ne costituiscono una forma particolare di memoria».



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La precisazione

Tutto questo riguarda la prima fase dei fenomeni mariani, cioè le sette apparizioni comprese tra il 25 giugno e l’1 luglio 1981. Su queste apparizioni, la Commissione (che ha consegnato le sue conclusioni nel 2014) si è pronunciata in modo chiaro, attestandone la soprannaturalità.

Su quelle successive, invece, ha mostrato alcune perplessità, senza tuttavia mai esprimersi in modo definitivo e negativo (non è stata mai dichiarata la “non soprannaturalità” di esse).

Allo stesso modo, ha richiamato i comportamenti tenuti dai veggenti nel periodo successivo a quello delle sette apparizioni, parlando di «aspetti ambigui con il denaro»; di un «cambio di narrazione» nella descrizione dei fenomeni mariani, rispetto a quanto riferito sugli eventi compresi tra il 25 giugno e l’1 luglio 1981; di un eccessivo presenzialismo ad eventi pubblici organizzati da gruppi non autorizzati dal proprio vescovo diocesano. Ed è ha concluso che «non sono più totalmente credibili».  

Questo veniva attestato, ripetiamo, nel 2014. Da allora, l’atteggiamento dei veggenti, come spieghiamo in questo articolo di Aleteia, è cambiato, adeguandosi alle indicazioni emerse dalla Relazione della Commissione d’inchiesta del Vaticano.



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