“Sai che il mio fidanzato mi ha detto che quando tutto questo finisce, e ci rivediamo, mi sposa?”. La distanza tra innamorati al tempo del coronavirus ci invita a riscoprire che la proposta della verginità è qualcosa di molto più profondo ed entusiasmante del “non devi fare sesso prima del matrimonio!”Ero andata al supermercato a prendere un po’ di pesce, avrei voluto delle seppie. Ma non era rimasto quasi nulla, solo due sgombri. Non c’era nessuno vicino a me, eravamo solo io e la commessa. Allora ho azzardato una domanda personale, lei era tutta coperta da cuffia e mascherina, mentre puliva i miei pesci vedevo il suo braccio intermente tatuato di disegni floreali. Le ho chiesto: “Come va?”, ma lei si è subito scusata di non poter parlare molto: mi dice nel rapporto coi clienti è stato chiesto loro di essere sorridenti, ma di non lasciarsi andare a lamentele o discorsi polemici. Capisco, allora la rassicuro sul fatto che mi interessava sapere solo qual era il suo stato emotivo personale, nessun gossip sugli accaparamenti o scorte.
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Allora, questa sconosciuta ragazza dal volto nascosto si è lasciata andare a una confessione libera, breve, intensa che ricostruisco con tutta la fedeltà di cui sono capace:
Non sto reggendo affatto bene la situazione. Ho paura, vivo a casa da sola e i miei genitori sono lontani e il mio fidanzato è lontano e io devo venire a lavorare. Mi si stringe il cuore a sentire gente che si lamenta a stare chiusa in causa con i propri cari. Anzi mi arrabbio. Un giorno se avrò una figlia e farà storie col suo fidanzato le dirò di cosa abbiamo passato ora io e suo padre. Perché sai che il mio fidanzato mi ha detto che quando tutto questo finisce, e ci rivediamo, mi sposa? Ieri l’ho detto ai colleghi ed ero felicissima.
Volevo delle seppie, ho trovato due sgombri e una storia che ribalta la prospettiva cupa di questa quarantena. Stiamo imparando a tenere la distanza dagli altri, inventando traiettorie sghembe tra le corsie dei supermercati. Abbiamo imparato cos’è il droplet. Ci incontriamo sulle video chat. Questo tempo di contagio ci chiede solo di migliorare le nostre competenze sulla gestione smart dei nostri contatti virtuali? Ci chiede una prova dura. Possiamo usarla per scoprire da capo un paradosso fecondo della distanza, sintetizzabile così: ti abbraccio meglio da lontano.
Una ritrovata libertà di legarsi
Dicono che la chiesa sia oppressiva e che i dogmi siano una prigione. Ascoltando quella ragazza sconosciuta mi sono resa di conto di quello che grandi saggi hanno già notato: la proposta cristiana non impone nulla, semmai vuole porsi all’altezza dei desideri più alti di cui un uomo è capace. Che l’amore sia stato ridotto alla bulimia sfrenata della sessualità libera e occasionale non significa che sia cambiato l’amore; significa che in molti si sono ridotti a idolatrare qualcosa che amore non è. Non credo che la commessa del banco del pesce e il suo fidanzato abbiano fatto studi teologici sulla castità, eppure ne hanno riscoperto lo sguardo più sincero semplicemente vivendo queste tristi circostanze. I quadri degli impressionisti per essere apprezzati devono essere guardati da una certa distanza, e anche l’occhio del vero innamorato vede meglio se si mette – o è costretto a farlo – lontano dall’amata. La lontananza unita alla coscienza del bene non si tramuta in dimenticanza ma in stupore. “Ma tu chi sei?” è la domanda più bella che nasce quando non stritoliamo tra le braccia chi amiamo. Non poter fisicamente abbracciare qualcuno, poi, accende la consapevolezza che chi ci manca non è appena una compagna o un compagno di sesso.
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“Quando tutto questo finisce, e ci rivediamo, mi sposa”. Forse si sarebbero sposati comunque, diranno gli scettici. Sì, ma perché la distanza della quarantena ha generato questa risoluzione forte, il desiderio di un legame non passeggero? Chesterton direbbe che quando gli uomini sono davvero liberi fanno dei voti, vogliono legarsi per sempre a qualcosa. La trappola di rapporti resi liquidi, veloci, occasionali ci ha tolto la libertà. La distanza forzata della quarantena ha dato a un uomo il coraggio di esprimere il suo desiderio libero di unirsi in matrimonio alla sua fidanzata lontana.
Quando parliamo della verginità, smettiamola dunque di dire che “la Chiesa costringe gli innamorati a non fare sesso prima del matrimonio”. L’invito cristiano è incoraggiante, non opprimente: collabora a realizzare le attese che ogni uomo ha quando ama davvero. Amare è tutt’uno con l’intuizione dell’eternità. La verginità è la proposta radicale e coraggiosa di chi sa che la distanza rende più liberi del contatto bulimico e istintivo. E la libertà vera è capace di azioni grandi, per costruire fortezze e non capanne cedevoli.
Molti tutorial per nulla
Sorrido notando che alcune riviste femminili si sono dimostrate molto pronte a stare sul pezzo e hanno subito sfornato tutorial su come amarsi a distanza al tempo del coronavirus. La domanda nelle redazioni sarà stata: tante coppie sono costrette a non vedersi perché risiedono in città diverse, cosa diamo loro in pasto? E così scatta la trappola del tutorial: ti creo una routine virtuosa, fai questi esercizi e tutto andrà bene. A dirla tutta, queste riviste erano le stesse che qualche settimana prima del dramma Covid 19 avevano lanciato proposte rivoluzionarie come: smettiamo di usare l’espressione “perdere la verginità” e impariamo invece a dire “debutto sessuale”.
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Provocatoriamente, voglio dire che mi auguro di tutto cuore che questo tempo drammatico sia quello in cui riconquisteremo la verginità. È una parola che crea un enorme fastidio, oppure una sonora risata. E noi cristiani dobbiamo essere i primi a non ridurne la portata all’intimazione del “non avere rapporti sessuali prima del matrimonio”, perché anche questa è la riduzione a tutorial di una proposta molto più dirompente ed entusiasmante. Riscopriamo la sorgente viva che rovescia freschezza e non tristezza cosmica sulla castità prematrimoniale. E la sorgente io l’ho ritrovata al banco del pesce: c’è già nel nostro cuore il bisogno di non essere schiacciati dalla fragilità, il bisogno di essere certi che non perderemo chi amiamo anche se sappiamo che non possiamo sottrarli alla morte. L’amore è il contrario della morte, la forza che lega è opposta a quella che frantuma. C’è un amore che sottrae alla morte chi amo? La voce di Cristo non ha fatto altro che mettere il sigillo di un Sì definitivo a tutto questo; seguire la Sua voce non è rispettare delle regole, ma vivere all’altezza di quello che siamo davvero.
Senza saperlo consapevolmente, tantissimi aspettano che l’amore torni a essere vissuto così. Diciamo loro che non è un’illusione, da oggi.