L’attrice rilascia un’intervista a Vanity Fair in occasione del lancio della fiction Rai che la vede protagonista “Bella da morire” ricordando che è ancora possibile che la forza delle donne siano (anche) gli uomini.E’ ancora possibile che la forza delle donne siano (anche) gli uomini. Certo, mi viene da aggiungere, se lasciamo che facciano gli uomini. Comunque stavolta non lo dico io, anche se sostengo la causa, ma una molto più cool di me (solo fin quando non mi tolgo il pigiama e decido di truccarmi e farmi la piega, ma insomma, fin quando mia figlia non avrà la maggiore età le concedo il primato, dai), Cristiana Capotondi, da cui non ti aspetteresti queste affermazioni che oggi fanno davvero poca tendenza. Nell’ultima intervista a Vanity Fair, in cui racconta il suo nuovo personaggio, un’investigatrice alle prese giustappunto con un femminicidio nella nuova fiction Rai “Bella da morire” ha affermato:
Ho un compagno da quattordici anni, e sono chi sono anche grazie a lui.
Ci hanno abituate a correre in solitaria, a raggiungere traguardi, risultati, sogni senza chiedere, spesso senza voltarci di fronte a nessun ostacolo o proprio a nessuno (purtroppo neanche a un bambino…). Come se chiedere, confrontarci, fermarci un attimo, non fare per forza tutto da sole fosse una debolezza che non ci potevamo permettere, fosse l’ennesimo tributo al mondo degli uomini, un atto di sottomissione invece che di libertà: perché, sì, siamo ancora libere di essere fragili, di sbagliare, di chiedere aiuto, di essere stanche, di non avere voglia e anche di aver bisogno di sostegno. Soprattutto dai nostri uomini. E non c’è più grande segno di forza che mostrare e abbracciare le proprie mancanze, del dire non ce la faccio, del rialzarsi aggrappandosi alla mano di qualcun altro per continuare a correre, anzi, magari correre insieme, che, come ricorda Cristiana, è ricchezza e mai competizione sterile.
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Se abbiamo una responsabilità, come donne, non è quella di diventare uomini o di annientarli nel loro essere maschi e quindi come li vogliamo noi creando un modello a nostro piacimento (anche se la funzione “ricorda i fiori una volta al mese” sarebbe davvero interessante programmarla sui fenotipi XY). La nostra vera responsabilità (e non è facile) è confrontarci con la modernità, con le nuove opportunità che questo secolo ci ha dato (studi, carriere, possibilità enormi di scelta e determinazione che non sono da demonizzare a priori, anzi, per cui dobbiamo ringraziare di essere nate dove siamo) senza rinunciare a loro, i maschi, e a noi stesse, le femmine, alla nostra reciproca natura che, nello specifico chiama noi col rossetto all’accoglienza e alla cura in ogni epoca. Lo dico con le parole molto più cool di Cristiana:
Credo che gli uomini in questa fase storica debbano essere aiutati dalle donne, perché noi siamo cambiate molto, moltissimo. Io ho una stima enorme dell’intelligenza maschile, ho tanti amici uomini, e sono sempre stata più vicina all’universo maschile anche per le passioni che ho. Penso che le donne negli ultimi 70 anni abbiano fatto dei cambiamenti epocali e che non li abbiamo raccontati. Ci sono molti uomini che magari sono cresciuti con un modello femminile tradizionale in casa, e che appena mettono il naso fuori ne trovano un altro completamente diverso. Quindi dobbiamo raccontare le nostre aspirazioni, le nostre ambizioni ed essere anche consapevoli che se una donna per scelta personale, per passione, per dedizione, decide di occuparsi del nucleo familiare in maniera tradizionale deve essere libera di farlo. Il percorso è quello della libertà, non dobbiamo obbligare nessuno a fare quello che non vuole…Siamo noi a dover fare un passo in più: continuare a correre senza dimenticarci che abbiamo dei compagni con cui dobbiamo essere alleate anche nella loro corsa. Dobbiamo chiedere ai nostri uomini di essere alleati nella nostra corsa ma contemporaneamente noi dobbiamo esserlo nella loro.
Non rivali, non maschi contro femmine in una gara in cui, separati, non vincerà nessuno, ma uniti verso una meta comune, da raggiungere ognuno con la sua andatura.
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E no, condivido con Cristiana che non siamo proprio fatte per fare tutto da sole. A tutti piace l’autosufficienza, giusto il tempo di tagliare il traguardo e poi ritrovarsi a non avere nessuno ad applaudire, a gioire con noi, persino qualcuno a cui dire grazie:
la complicità femminile è portatrice di soluzioni, di aiuto. Ma la fiducia tra donne, secondo me, deve essere fiducia tra esseri umani, anche tra donne e uomini.
Fiducia: forse è la cosa che anni di lotte al grido di “io” ci hanno tolto più di tutto. Non solo negli uomini, che non sono tutti cattivi, stupidi, superficiali, dominatori, ma anche, paradossalmente, tra noi dello stesso team XX, che spesso non sappiamo più contemplare la diversità, anche nelle scelte delle donne. Nulla di male, capiamoci nell’avere sogni, essere ambiziose e determinate, ma vedo davvero tanta cattiveria e poca fiducia negli altri, tante gomitate per farsi strada e pochi “permesso, grazie”. Non ci serve il permesso per essere noi stesse, è vero, ci serve però uno specchio in cui guardarci per capire se, quello che vorremmo essere è davvero quello verso cui stiamo andando: magari proprio gli occhi di chi ci corre accanto.
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