Aveva 82 anni ed era diventata famosa per le sue ricette casalinghe la cura per la cucina poveraSi è spenta sabato 7 marzo a Caronno Varesino all’età di 82 anni Martina Consolaro, che a 19 anni prese i voti presso le suore del Famulato Cristiano, che avevano particolarmente a cuore la tutela delle giovani lavoratrici, e prese il nome di Germana. Ed è così che in tanti l’hanno conosciuta, anche grazie alla tv, alle ospitate e ai libri di cucina. La cucina di Suor Germana è quasi un topos letterario, una immagine per chi ha più di trent’anni abbastanza sicura.
Negli anni 80 e 90 – ricorda Il Messaggero – con le sue ricette dai nomi sorprendenti (tipo “le cartucce della suocera”) aveva raggiunto un’enorme popolarità, maggiore di quella di uno chef stellato dell’epoca e nemmeno raggiungibile dagli attuali masterchef. Un successo segnata da oltre venti libri best seller fra i quali “Quando cucinano gli angeli!” e la celeberrima Agenda della casa fino all’ultimo (2016) “Il ricettario di Suor Germana: 30 anni di cucina casalinga”.
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Nella cucina c’era un pezzo fondamentale del suo apostolato. Non insegnava a cucinare, insegnava a prendersi cura del prossimo, a stare bene in famiglia, a costruire relazioni sane dentro il matrimonio. Proprio verso le coppie in procinto di sposarsi c’era la sua principale preoccupazione: “Eravamo convinti che se si salva la famiglia si salva la società… e penso avessimo ragione” ha poi commentato a Famiglia Cristiana (di cui è stata a lungo collaboratrice) ricordando quegli anni. La si ricorda per il suo tono di voce basso, mai un’incertezza, Suor Germana è sempre stata assai diretta nel ribadire che in famiglia e nella società uomini e donne hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, e che è questo che fa funzionare un matrimonio e il vivere civile.
Avvenire l’ha ricordata stamane con le parole che lei stessa dedicò alla Pasqua alcuni anni fa, piacevole coincidenza che Suor Germana sia tornata alla casa del Padre in questo tempo di Quaresima, tempo in cui si fa digiuno, in questi tempi anche un parziale digiuno perfino dalla Mensa Eucaristica a causa del Coronavirus. Dicevamo delle parole per la Pasqua, quanto mai attuali:
«Ho un peso sul cuore: come dire Buona Pasqua con quello che sta succedendo in questo nostro mondo? Se allarghiamo lo sguardo all’intera umanità sembra sempre più difficile trovare il luogo ed il momento per scambiarci auguri di serenità e di pace. E più i fatti dolorosi, le persone coinvolte e la sofferenza si avvicinano, più ci sconvolgono e scuotono anche la fede. Chi muore per le bombe, chi muore per la fede, chi vittima dell’aids e delle fame, chi muore nel terremoto, chi appena nato, chi muore per la velocità, chi per l’alcool… Eppure Pasqua è un passaggio che di anno in anno segue un percorso che viene da lontano e ci porta molto al di là di quanto possiamo immaginare, desiderare, sperare: una vita oltre la morte, una vita senza fine… Utopia, sogno? La scelta di credere o non credere è così personale e profonda da dare un senso pasquale a tutta la nostra esistenza. Per questo auguro una buona Pasqua nel senso originale che è quello che ancora oggi risponde alle nostre speranze anche in mezzo ad una realtà che sfida la nostra fede».