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John Henry Newman: gli angeli sono concreti e viventi, anche se invisibili

JOHN HENRY NEWMAN

San Newman

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 07/03/20
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Il santo inglese non si accontenta di affermarne l’esistenza. Si collega a quella convinzione che gli angeli sono gli strumenti dell’economia della salvezza stabilita dal Signore

San Jonh Henry Newman, canonizzato da Papa Francesco il 13 ottobre 2019 in piazza san Pietro, è noto per i sermoni tenuti, quando era ancora un giovane parroco anglicano, (dunque prima della conversione al cattolicesimo) nella chiesa di St. Mary di Oxford.

In quei sermoni, che costituiscono una summa teologica, moderna e per taluni aspetti assai originale, un tema che ritorna con costanza, è certamente quello degli angeli.

Newman non si accontenta di affermarne l’esistenza. Si collega a quella convinzione che gli angeli sono gli strumenti dell’economia della salvezza stabilita dal Signore, che essi gioiscono del mistero dei loro doni soprannaturali, cui ogni credente deve esservi attento, in breve che bisogna “realizzare” la presenza di questi esseri predestinati. Non ci sarebbe dunque da meravigliarsi del posto e del rilievo dati agli angeli nella predicazione di Newman.

ANGELS

Tincottage | CC BY 2.0

“Essere concreti e viventi”

Il suo scritto sugli angeli più importante è probabilmente il sermone del 1831, “Le potenze della natura”. Newman non si risparmia nessun rigo della Bibbia disegnando il loro profilo di realtà ed il loro contorno di vita. Cita spesso la scala di Giacobbe, che è come il simbolo di quel mondo invisibile abitato dagli angeli di cui il credente deve avere la convinzione.

L’angelo che visita Agar nel deserto, colui che raggiunge i tre giovani nella fornace, l’angelo che vigila alla piscina di Betesda  “senza rinunciare alla sua purezza né alla sua perfetta felicità”, e le scene molteplici della vita di Cristo, delle prime predicazioni degli apostoli, sono troppo pregnanti del ministero tenuto dagli angeli per non aprire gli occhi della fede alla loro realtà ed alla loro missione. Con gli angeli, un mondo reale è dato, costituito da esseri concreti e viventi, soprannaturali, benché inaccessibili ai sensi ed alla ragione.



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“Vigilano sui più umili”

Gli angeli, ragiona Newman, abitano il mondo invisibile, e noi siamo meglio istruiti nei loro riguardi anziché a proposito delle anime dei fedeli defunti perché: “questi ultimi si riposano dei loro duri lavori, nel mentre che gli angeli sono attivi in mezzo a noi nella Chiesa. Non c’è nessun cristiano, per umile che sia, che non sia assistito dagli angeli, purché egli viva nella fede e nell’amore. Benché siano così grandi, così gloriosi, così puri, così belli, che la loro vista, se potessimo vederli, ci atterrerebbe, come l’ha vissuto il profeta Daniele, eppure sono nostri compagni di servizio e di lavoro, essi vigilano sui più umili tra di noi e ci difendono, dal momento che noi siamo di Cristo“.

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Newman

La dimora degli spiriti celesti

Questo perché gli angeli dimorano “nello stato perfetto al quale tendono i veri cristiani: una intera sottomissione a Dio in pensiero ed in azione che fa la loro felicità; la volontà di fondo e radicalmente prigioniera di quella di Dio, è la pienezza della loro gioia e della loro vita per sempre”. Quali non devono essere la deferenza ed il rispetto quando si entra in una chiesa, poiché essa è il posto in cui Dio è presente, e “gli angeli tutto intorno, che vanno e vengono”.



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L’angelo custode

Il “realismo della fede” inclina soprattutto Newman ad insistere sul servizio di assistenza morale e di sostegno spirituale, reso dagli angeli presso quelli che sono fedeli al Vangelo: “I santi angeli sono là, presenti. Quando noi preghiamo, essi sono come dei custodi vicino a noi, quando simpatizzano coi nostri bisogni, quando si uniscono a noi per la lode”.

E’ lo stesso realismo che conduce Newman ad evocare la presenza dell’angelo custode. Ancora timido al tempo di Oxford, questa prenderà la sua dimensione spirituale dopo la conversione a Roma. Che un dialogo segreto si sia snodato tra l’oratore di Birmingham ed il suo angelo custode, noi ne abbiamo un indizio in una lettera indirizzata al suo vescovo alla fine della sua vita in cui egli dice la sua emozione nel rivedere Oxford ed il suo vecchio collegio di Trinità che l’ha eletto fellow onorario: “Rivedere prima di morire il posto in cui ho iniziato la lotta della mia vita, col mio buon angelo a fianco, è una prospettiva quasi troppo dura da sopportare”.

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Il Sogno di Geronzio

Come, infine, su questo tema dell’angelo custode, negligere il celebre poema, Il Sogno di Geronzio che, nell’ultimo passaggio della morte, fa dell’angelo l’iniziatore e la guida verso l’eternità. Con questa evocazione degli angeli, la predicazione scava, oltre che la sua verità, tutta una parte del suo fascino e della sua seduzione. Chi resisterebbe alla bellezza di taluni quadri che schizzano la presenza ed il movimento degli angeli intorno al Trono celeste?


LUCIFER
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