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Basta stare alle regole per dire di aver compreso l’annuncio di Cristo?

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 06/03/20
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No! Perché è troppo poco fare il nostro dovere: amare non è solo fare ciò che è giusto, ma è anche scegliere di fare ciò che nessuno ti chiede, ciò che non si può pretendere.In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: Stupido, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: Pazzo, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». (Matteo 5,20-26)

“Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. In fondo essere giusti significa corrispondere a una aspettativa di bene, ma basta stare alle regole per dire di aver capito l’annuncio di Cristo? Il Vangelo di oggi ci dice chiaramente di no perché ci dice che è troppo poco fare il nostro dovere, noi dobbiamo imparare a comprendere che l’amore è eccedenza rispetto al dovere. Amare non è solo fare ciò che è giusto, ma è anche imparare a scegliere di fare ciò che nessuno ti chiede e che può pretendere. Infatti fare il proprio dovere dovrebbe essere il minimo sindacale, ma scegliere di fare anche ciò che nessuno può pretendere è solo di chi ama. Si vede subito infatti la differenza quando ne si fa esperienza nelle cose di ogni giorno. Si vede subito la differenza tra una madre che si limita a fare il proprio dovere, e una madre che ama. Si coglie subito la differenza tra un prete che compie i propri doveri sacerdotali e un prete che ama. È radicalmente diverso vedere lavorare una persona secondo ciò che c’è scritto in un contratto e chi invece ama il proprio lavoro. L’amore è un di più che fa la differenza, e Gesù ci chiede soprattutto la scelta di questo di più. “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono”. Non avrebbe infatti nessun senso voler costruire con Dio un rapporto vero se facciamo fatica a costruire rapporti veri con la gente intorno a noi. Difatti è abbastanza evidente come le problematiche che viviamo a livello orizzontale con le persone intorno a noi ce le portiamo tali e quali nella nostra relazione verticale con Dio. Sanare le fatiche con il nostro fratello migliora anche la nostra vita spirituale, e viceversa avere una buona vita spirituale ci dà la forza di sanare le fatiche con i nostri fratelli. Mai una cosa senza l’altra.
Matteo 5,20-26

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