Un video sincero quello di monsignor Cipolla della diocesi di Padova, che spiega un provvedimento senza precedenti per Veneto, Lombardia e Emilia Romagna: “Non avevamo alternative, ai fedeli chiedo di obbedire”
Lunedì 2 marzo c’è stata una riunione dei vescovi del Veneto, in collegamento con i vescovi dell’Emilia Romagna e della Lombardia.
L’obiettivo era di condividere una linea comune per affrontare la difficile situazione data dal coronavirus, alla luce delle disposizione del Governo italiano. Da qui è giunta una decisione forte e drastica che devono applicare tutte le parrocchie delle tre regioni: sospensione di tutte le funzioni religiose fino al 7 marzo, con la possibilità di prorogare il provvedimento.
“Non avevamo alternative”
«A malincuore – afferma il vescovo di Padova Claudio Cipolla, in un videomessaggio che sta facendo il giro del web – abbiamo messo in disparte dubbi e speranze, quelle speranze che il dialogo con qualche amico autorevole aveva alimentato. Abbiamo preso atto che non c’erano alternative e che le indicazioni che potevamo offrire alla luce del Decreto Ministeriale erano molto restrittive e dolorose per le nostre comunità e anche per noi. Ci ha accompagnato la percezione, tra l’altro, che l’emergenza non si concluderà in breve tempo».
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I divieti
Dunque, «nessuna celebrazione di Messe con le nostre comunità, nessuna convocazione “aperta al pubblico”, no funerali pubblici, né battesimi, né matrimoni, né attività formative…».
«Alle Chiese, che resteranno aperte per la preghiera personale, si può accedere solo in forma privata e in quelle di maggior frequentazione contingentando gli accessi come ai musei».
«A noi vescovi – evidenzia monsignor Cipolla – è molto dispiaciuto dover prendere atto che non avevamo spazio di manovra!».
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Le tre riflessioni
La riflessione si fa sempre più schietta. «Immagino a questo punto le reazioni infastidite e perplesse di tanti. Le capisco perché ho provato anch’io fastidio e perplessità. Abbiamo condiviso però alcune considerazioni: 1) qualcuno dei presenti ha ricordato che la nostra fede, anche con i suoi tesori più preziosi che intendiamo sempre custodire, si pone al servizio della vita e quindi anche della salute, e non è contro la scienza; 2) altri che siamo parte di un territorio di cui dobbiamo rispettare l’organizzazione e che viviamo in relazione con Istituzioni pubbliche e politiche verso le quali liberamente la Chiesa vuole essere leale e onesta collaboratrice; 3) altri che siamo parte di una comunità ecclesiale più ampia della singola parrocchia o del singolo movimento e che si configura come diocesi, come conferenza regionale, come conferenza Italiana».
“Vi chiedo di obbedire”
Da qui l’appello finale: «Vi chiedo pertanto di cercare di capire il senso e le motivazioni e di obbedire, come ho fatto io stesso, alle linee offerte dalla Chiesa. Chi si discosta dalle indicazioni in modo autonomo, non solo va contro una norma dello Stato, esponendosi a sanzioni, ma mette anche in difficoltà i confratelli, perché si creano differenze tra fedeli (ad esempio per i funerali), che disorientano».
(…) «Il Signore ci accompagni e ci benedica, faccia splendere il suo volto su di noi e ci doni la sua pace».
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