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La straordinaria forza della suora disabile che accompagnava i malati a Lourdes

Suor Crocifissa non hai mai perso il sorriso, nonostante inchiodata al letto da quando aveva 18 anni

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/02/20
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100 anni fa nasceva Suor Crocifissa, la religiosa delle Stimmatine, inchiodata a 18 anni in un letto e in carrozzina, che animava i viaggi dell’Unitalsi

Suor Crocifissa era una suora disabile. Da quando aveva 18 anni viveva incollata in un letto del convento: un brutto colpo alla spina dorsale l’aveva costretta su una sedia a rotelle, senza possibilità di guarigione.

Era considerato “l’angelo dei ammalati”, che accompagnava tutti gli anni nei treni dell’Unitalsi diretti a Lourdes. Classe 1920, originaria della provincia di Pesaro, da quando aveva 18 anni era diventata suora francescana “Stimmatina” ed, era un punto di riferimento per tanti sofferenti che, con lei, vivevano l’esperienza del dolore nella luce di Cristo finché, il 23 febbraio 2011, a 91 anni, lasciava la vita terrena da un letto dell’ospedale di Avellino.

Suor Crocifissa (al secolo Augusta Toccaceli) ha lasciato un vuoto nell’ordine delle Povere sorelle di Maria Lapini (il nome della Congregazione delle Stimmatine), e nelle numerose comunità che aveva conosciuto e nell’Unitalsi.

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Screenshot from caserta24ore.org

“Andate a casa di Suor Crocifissa”

Ad Avellino la chiamavano “Suor Crocifissa”. Il prete della sua parrocchia invitava continuamente i fedeli ad andare a visitare questa suora che viveva “crocifissa” sul letto dell’infermeria del monastero.

E così in tanti andavano da lei per pregare, per avere un consiglio, ma soprattutto per la sua testimonianza di suora “crocifissa” nel suo letto di dolore che lasciava una volta all’anno per recarsi a Lourdes con gli altri ammalati, nei treni azzurri dell’Unitalsi.

“Più il corpo patisce, più l’anima fiorisce”

Scrive don Franco Conese nel suo libro “E la vita fu”, parlando delle suore stimmatine di Calvi Risorta (Caserta), dove visse anche Suor Crocifissa: «Quando un’anima porta i segni di una crocifissione anche sconosciuta, diventa polo di attrazione che fa aprire le anime, le illumina e le educa alla preghiera. Per Dio la miseria patita dal corpo diventa un’insospettata ricchezza dell’anima, con un capitale che cresce di giorno in giorno. Più il corpo patisce, più l’anima fiorisce». Così è stato per suor Augusta.



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Fama di santità

Suor Maristella Ricci è una monaca delle Stimmatine e ha vissuto nel convento di Calvi Risorta con suor Augusta cinque anni, dal 1975 al 1980, ma la conosce da quando era novizia.

Ci spiega: «Ho conosciuto Suor Augusta nell’ottobre 1960, quando ero novizia, nella casa provinciale dell’Ordine a Perugia: avevo 20 anni. Per tutti noi era un mistero questa suora che sopportava il dolore come una santa. Noi rimanevamo colpiti da lei che, nonostante la sua infermità, ci comunicava serenità, ci ascoltava e si interessava ai nostri problemi».

“Ti vediamo più luminosa di sempre”

Dall’Unitalsi un breve e intenso ricordo, nel giorno dei funerali:

«Avvolta in candide lenzuola, con uno sguardo pieno di amore, era un giglio immacolato, esile e forte. Umile e paziente nella sofferenza sapeva stupirci con la sua immensa mansuetudine, ricca di amore per tutti. Ascoltarla ci piaceva. La sua voce era un usignolo che non avrebbe mai smesso il suo gioioso canto. Ci piaceva ubriacarci dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti. E’ stata una forza di vita per noi che la chiamavamo, la cercavamo per abbeverare il nostro egoismo. Abbracciaci tutti, perché siamo un pò sperduti senza di te. Guidaci ora più che mai, abbiamo un forte desiderio di protezione che si annida in ciascuno di noi. Ora ti vediamo più luminosa di sempre, tra gli sguardi desiderosi di coccolarti» (caserta24ore.org).



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