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Addio Suor Maria Pia Giudici, mistica dell’eremo di Subiaco che conobbe Dio in bici

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 26/02/20
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“Sembrerà strano, ma ho preso coscienza della chiamata di Dio in un giorno di tarda estate, mentre correvo come una pazza in bicicletta su un rettilineo”, raccontava orgogliosa l’ideatrice dell’eremo “aperto”

È morta a 97 anni compiuti, suor Maria Pia Giudici, coordinatrice della Casa di preghiera Eremo di San Biagio a Subiaco (Roma), una struttura gestita dalle Figlie di Maria Ausiliatrice che offre un luogo di preghiera e di accoglienza.

L’ingresso nelle Figlie di Maria Ausiliatrice

Suor Giudici era nata a Viggiù (in provincia di Varese) il 30 settembre 1922. Lì ha trascorso la fanciullezza per poi trasferirsi con genitori a Milano, dove studiò prima dalle Suore Orsoline di San Carlo e poi dalle Salesiane, Figlie di Maria Ausiliatrice. Negli anni dell’Università (studiò presso la Cattolica di Milano e conobbe il fondatore padre Agostino Gemelli) e della gioventù maturò la vocazione alla vita religiosa.

Entrata nella Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le superiore decisero di farle continuare gli studi. Si laureò in Lettere e potè così insegnare sia a Milano sia a Lecco. Molto legata alle sue studentesse, si dedicò progressivamente anche al campo della comunicazione, organizzando cineforum e incontri con il mondo del cinema.

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Screenshot from www.sanbiagio.org

Vocazione profetica

Suor Maria Pia è stata nella sua lunga e feconda vita molte cose insieme: una suora salesiana, ma anche una scrittrice, poetessa, insegnante, maestra spirituale, mistica, e chissà quante altre ancora. Ogni persona non è mai un essere a una sola dimensione, ma quando si ha a che fare con vocazioni profetiche, la vita diventa un processo di scoperta di nuove dimensioni della personalità che si aggiungono alle precedenti, a formare nel tempo un albero che continua a crescere fino alla fine.

Come per i profeti biblici (che suor Maria Pia ha sempre frequentato, e che sono personaggi vivi nelle sue parole), una vocazione cresce e si sviluppa dentro una o più comunità, a partire dalla prima comunità famigliare (Avvenire, 26 febbraio).

A colloquio con il cardinale Martini

Qualche tempo, in una intervista al settimanale Credere (2015) raccontava la sua vocazione e il suo rifugio, eremo di San Biagio, sopra il Sacro Speco di san Benedetto a Subiaco. Un luogo incantato per la sua semplicità ed essenzialità francescana, per la natura incontaminata e selvaggia.

Carlo Maria Martini

© Mafon/Wikimedia Commons

Dove la religiosa accoglieva con la comunità di suore chi vuole meditare, pregare, riflettere. «Diciamo di no a chi pensa di venire per fare una scampagnata o una gita», diceva con la consueta franchezza suor Maria Pia. Che quassù è stata raggiunta per tre volte dal cardinale Carlo Maria Martini, venuto per parlare un po’ con lei.

Dio in bicicletta

Il suo cammino spirituale cominciato in quel di Viggiù, nel Varesotto era iniziato così: «Sembrerà strano, ma ho preso coscienza della chiamata di Dio in un giorno di tarda estate, mentre correvo come una pazza in bicicletta su un rettilineo invitante. Avevo 19 anni e un cuore inquieto assetato di infinito. L’ebbrezza della velocità, stimolata da un’aria pulita e frizzante, a un certo punto divenne una cosa sola con l’intuizione che quello che cercavo era l’Amore stesso infinito. Dissi di sì al Signore e percepii dentro di me che era per sempre e che non mi sarei mai pentita. E fu così».

Film e cineforum

Dopo il Concilio – negli anni Sessanta, vivaci anche in ambito ecclesiale oltre che sociale – maturò la vocazione nella vocazione: la religiosa, insegnante di Lettere, stava «vivendo una nuova obbedienza, un progetto innovativo per le scuole medie con testi ad hoc. Lavorai con un’altra consorella (ora in paradiso) preparando tre volumi di antologie. Poi mi chiesero di frequentare corsi preparatori alla lettura e alla valutazione critica dei film: i registi mi offrivano l’orizzonte di un’umanità tanto diversificata in culture e problematiche che mi sono poi servite come conoscenze utili all’accompagnamento spirituale».

Suor Maria Pia avviò anche un cineforum settimanale per un gruppo di giovani laureate o universitarie o già al lavoro. «Una sera mi venne in mente di proporre loro l’esperienza di un campeggio in tenda in Valle d’Aosta, nel luglio 1968, sulla parola di Dio». Gli ingredienti? Natura incantevole, compagnia gioiosa, il tema della fede nel Vangelo di Giovanni.


MARIA ESPERANZA
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Le giornate all’Eremo

Nell’eremo, arrampicato a 720 metri di altitudine, le parole d’ordine sono semplicità e sobrietà, preghiera e lavoro. «Gli ospiti sono invitati a condividere con noi la preghiera al mattino, a mezzogiorno, alla sera, e il lavoro che esige la casa: dallo sbucciare patate all’eseguire piccoli lavori artigianali in armonia con le proprie attitudini», riferiva la religiosa, che condivideva questa scelta con tre consorelle.

«Si aggiungono consacrate o consacrati per tempi sabbatici. Ai laici – giovani, adulti e coppie – proponiamo da settembre a giugno due percorsi su tematiche bibliche. Accogliamo anche eventuali pellegrini che si fermano per una sosta spirituale». Ogni anno, circa un migliaio di persone raggiungono San Biagio «in cerca di silenzio, ascolto, consigli in ordine a una vita decisamente cristiana». Adesso non troveranno più Suor Maria Pia, ma la sua presenza, di sicuro si continuerà ad avvertire su quell’eremo.



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