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Il vero miracolo da chiedere? “Signore, aiutami a credere!”

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 24/02/20
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Non siamo forse continuamente nel dubbio che abbiamo più incredulità che fede? Ma anche così possiamo domandare qualcosa: aiutaci a credere!In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.
E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo.
Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?».
E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti».
Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.
Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando.
Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci».
Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».
Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto».
Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?».
Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera». (Marco 9,14-29)

Il Vangelo di oggi inizia con una lamentela per l’inefficacia dei discepoli di Gesù: «Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Mi piace pensare che Gesù sia molto spesso nella condizione del Vangelo di oggi. Molto spesso, cioè, raccoglie le lamentele di come noi non siamo all’altezza di quello che facciamo come Chiesa e come credenti. E questo non avviene per difetto di performance ma molto spesso per mancanza di fede. La malattia di questo ragazzo infatti è una mescolanza di problematiche che mescolano lo psicologico, il neurologico e lo spirituale. È sempre difficile capire se una problematica spirituale non s’innesta anche su una ferita psicologica, affettiva, relazionale, o fisica. Fatto sta che tutti gli sforzi fatti dai discepoli per liberare questo ragazzo sono stati inutili. Allora è Gesù che facendosi raccontare i sintomi di questo male interviene, ma non prima di essersi assicurato come punto d’appoggio la fede del padre che lo implora. “Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”, dice quest’uomo a Gesù. E Lui di tutta risposta risponde: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità». Tra tutti i racconti di miracoli e guarigioni questo è quello che più mi commuove. Infatti se un miracolo Cristo lo rende possibile a patto che ci sia la fede, qui il padre del ragazzo non è sicuro di averne abbastanza per poter avere il miracolo che domanda. Così c’è una richiesta miracolosa prima ancora di quello che noi pensiamo essere il miracolo: “Non sono certo di credere! Aiutami a credere! Aiutami a fidarmi!”, dice questo padre. E non siamo forse noi nella stessa condizione di quest’uomo? Non siamo forse noi continuamente nel dubbio che forse abbiamo più incredulità che fede? Ma anche così possiamo domandare qualcosa: aiutaci a credere!
Marco 9,14-29

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