Un nuovo libro supera l’ideologia e rivela l’opera del Concilio Vaticano II come ortodossia cattolicaConciliar Octet: A Concise Commentary on the Eight Key Texts of the Second Vatican Council, di Aidan Nichols, O.P., Ignatius Press, 2019.
Oh, no! Non un altro libro sul Concilio Vaticano II!
Se fossi stato il suo copy editor, “Oh, no!” sarebbe stato incluso nella prima frase di padre Nichols, giusto per aggiungere un elemento “horror”. Ma questo sono io. La prima frase di padre Nichols, sacerdote domenicano attualmente John Paul II Memorial Visiting Lecturer presso l’Università di Oxford, è altrettanto pregnante, e il suo commento successivo sui documenti del Vaticano II è contenuto e rappresenta “un commento conciso”, come promette il sottotitolo.
Ho detto contenuto, vero? Si discosta un po’ da altri approcci al Vaticano II in cui mi sono imbattuto, elaborati da altri.
Ci sono due strade principali, che leggono i documenti come progressisti o tradizionalisti. Padre Nichols sostanzialmente ignora entrambe, non allineandosi con nessuna. Il Vaticano II a suo avviso è ortodossia cattolica, un documento di insegnamento magisteriale, un insieme di testi prodotti all’interno della tradizione teologica stabilita della Chiesa cattolica.
L’approccio progressista, in base alla mia conclusione un po’ capricciosa, sostiene che il Concilio Vaticano II non sia andato abbastanza oltre, e i progressisti sono pronti ad aiutare a spingerlo verso il finale corretto. Il sentimento tradizionalista è considerevolmente più duro, e tende a sradicare gli elementi non tradizionali nei documenti. Entrambi leggono quello che vogliono, non quello che dicono i testi.
Ironicamente, sia i progressisti che i tradizionalisti concordano sul fatto che il Vaticano II ha sconvolto la Chiesa, cosa che per i primi è una buona notizia e per i secondi è un’eresia.
I progressisti, suggerisce padre Nichols, rivisitano “il Concilio per raccontare di nuovo la storia della loro liberazione dall’antico faraone del cattolicesimo delle origini”. Il Concilio è visto come una brusca rottura nella storia della Chiesa, il che lo rende la cosa migliore in assoluto che sia mai accaduta dalla discesa dello Spirito Santo.
I progressisti hanno riscoperto una continuità perduta con il Gesù reale, qualunque cosa i testi possano dire o non dire di fatto. La mia impressione è che se Gesù avesse avuto difensori migliori al Concilio i documenti direbbero esattamente quello che i progressisti dicono che dica. Il Concilio rappresenta un’era cattolica imminente libera da pignoli vincoli tradizionalisti, riassunta da quello che viene chiamato lo “spirito” del Vaticano II.
L’aspetto positivo del fatto di avere lo “spirito” del Concilio è che gli si può far dire qualsiasi cosa visto che in definitiva non dice nulla, cosa che – forse ho esagerato un po’ di più di quello che padre Nichols apprezzerebbe – rappresenta un’interpretazione progressista del Vaticano II.
Un approccio interpretativo tradizionalista è altrettanto tagliente. Quando i tradizionalisti cattolici considerano il Vaticano II, dice Nichols, a volte “non riescono a trovare nel Concilio nient’altro che un’odiosa débâcle”.
Questa caratterizzazione è un sentimento mite paragonato a qualcuno dei siti web in cui mi sono imbattuto, che descrivono il Vaticano II come una “progenie di Satana”. Non so in che modo i cattolici onesti scelgano le loro dichiazioni, ma direi a entrambi una cosa: assomigliano ai commensali dispeptici che si buttano su un buffet.
Da qualche parte tra questi due approcci troviamo i cattolici ortodossi, una definizione che Nichols usa anche se non nel senso di trovare una via di mezzo moderata per i cattolici; il suo libro non è né polemico né una chiamata alle armi. Quello che cerca sono “cattolici ortodossi disposti a rivisitare i testi in una cornice mentale migliore di quella dei loro rivali liberali”. Penso che avrebbe dovuto includervi anche i conservatori tradizionalisti, forse perfino confusi. Per la cronaca, parla più dei progressisti che dei tradizionalisti.
Dove i tradizionalisti e i progressisti la pensano diversamente è che il Concilio non è stato una cesura con il passato. È stato un concilio in cui i Padri della Chiesa – con dibattiti e a volte argomentazioni esigenti – hanno prodotto un “concilio di testi”. Se volete sapere ciò che ha detto il Concilio, bisogna leggere ciò che ha detto.
Lo sforzo di padre Nichols è quello di trattare i documenti com tali. Il Concilio ha prodotto documenti, testi, le parole del Vaticano II. Dal punto di vista di Nichols, c’è un unico modo in cui interpretare ciò che è stato detto dai Padri della Chiesa: leggere le parole. Si deve ricordare che qualunque siano le differenze tra i Padri, e ce n’erano sicuramente, tutti concordavano sui testi che formavano il documento che ha ricevuto l’approvazione del Concilio. Non c’è molto altro da dire.
Ogni capitolo è un esteso commento di ciascuno degli otto testi principali, e guida il lettore nel background e nel dibattito. Octet è breve, vista la complessità dell’argomento, le otto dichiarazioni conciliari, e arriva ad appena 163 pagine di testo più 14 di indice. È uno scrittore molto gradevole, e i suoi lavori sono ampiamente pubblicati.