E poi: chi sono questi poveri che già su questa terra possono fare esperienza dell’abbraccio del Cielo? Che sia un invito personale a ciascuno di noi?Continuiamo il nostro cammino sulla scia delle Beatitudini. La prima Beatitudine che Gesù proclama, guardando la folla che è davanti a lui, è la povertà. Questa è la porta d’ingresso delle Beatitudini, non a caso.
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli» (Mt 5,3).
Leggi anche:
Povertà di tasca e ricchezza di cuore, una lezione che s’impara dagli ultimi
Mi colpisce che Gesù parli al presente. Quindi, sta parlando di una povertà che è già presente nella nostra vita, non di cose astratte o del diventare poveri come pensiamo noi tante volte. Mentre rifletto su questo mi si ripresenta l’esperienza di una situazione, che mi ha aiutato a prendere consapevolezza del mio rapporto con la povertà mia e degli altri. C’è stato un periodo in cui una persona, che stava attraversando un tempo difficile, mi chiamava spesso, anche piangendo, e mi chiedeva aiuto. La prima reazione è stata quella di rispondere con prontezza e starle vicino. Dopo qualche giorno in cui questo si ripeteva, ed in cui ho notato che si appoggiava a me per diverse cose, ho sentito dentro di me un senso di asfissia, come se mi mancasse l’aria.
Leggi anche:
La dottoressa dei poveri di San Pietro: una vita accanto ai più vulnerabili per amore di Dio
Cominciamo ad accumulare, cose da fare, relazioni in gran quantità (più facilmente virtuali), cibo, soldi, oggetti e tutto ciò che ci faccia sentire la gratificazione piuttosto che il disturbo di quella situazione interiore, ma alla fine rimaniamo soli con noi stessi, chiusi nella nostra finta autosufficienza. Oppure possiamo scegliere di vivere in modo autentico la nostra povertà, non facendo finta che non ci sia, ma riconoscendola e accogliendola, chiedendo aiuto e aprendoci alla relazione. Il povero chiede. Si apre all’altro. E questa è la ricchezza più grande che la povertà dischiuda: questo è il Regno dei Cieli che riceviamo in eredità già da ora, la ricchezza eterna che non passa! Se avrai il coraggio di vivere questo, scoprirai che c’è Qualcuno che si prende cura di te, meglio di come potresti fare tu stesso con le tue soluzioni. Allora, anche l’aiuto che offrirai all’altro sarà più autentico, sapendo che quello che hai l’hai ricevuto; e la richiesta di aiuto dell’altro diventerà occasione di memoria e gratitudine nei confronti di Dio che si prende cura di te e di tutti coloro che quotidianamente te lo fanno sperimentare. E la vita ricomincia a fiorire.