La riflessione nasce come risposta alla domanda di una studentessa che denuncia la tendenza del suo tempo, così tanto conclamata che per noi oggi è quasi dogma.Fai le cose che senti, solo se le senti e con spontaneità. Altrimenti non valgono nulla, non sono vere, non portano da nessuna parte. Così ci catechizza il mondo, così più o meno consapevolmente ci istruiamo gli uni gli altri; così ci raccontiamo mezzo film, libri, spot.
Le mie figlie stesse quando proprio sono “in sbatti” (mi dice che si dice così, la più grande tutta gergo e impaccio adolescenziale) mi dicono con fare disarmante che proprio non ne hanno voglia (di portare fuori il cane, di svuotare la lavastoviglie, non subito almeno; di ripassare la materia ostica). E si aspettano da parte mia, come atto conseguente a questa dichiarazione, una resa incondizionata, senza più alcun tentativo di negoziare alcunché. Mamma, scusa, non ne ho voglia. A volte a rinforzo della prima voce si aggiunge il contralto del “ma scusa io faccio fatica!” e lì proprio non c’è più partita, a loro dire. Hanno ragione, o meglio hanno diverse ragioni e tanti supporter che la pensano così. In ognuno di noi c’è il fondatore del fan club “le cose si fanno quando si ha voglia”. Spesso “lamammacherompe” rimane la sola reazionaria a ricordare che “le cose si fanno lo stesso, anche se non piacciono”.
Le costringo, ma non le convinco. Non lì per lì.
E’ un bel fatto, a ben guardare, che noi esseri umani siamo fatti in questo modo.
E’ un fatto curioso che sentiamo questo impulso così naturale e forte a fare ciò che ci piace, quando ci piace. Ed è tanto forte perché ha una sua giustizia; avrebbe avuto la sua ragione d’essere come carburante infallibile delle nostre corse, del nostro esistere tra gli altri e alla presenza di Dio. Se non fosse diventato anch’esso malaticcio, cagionevole, incerto sulla direzione da imprimere alla propria spinta.
Stavo proprio ragionando su questo quando mi sono imbattuta in un breve video in cui un sacerdote spagnolo risponde alla domanda di una giovane studentessa. (Che sa tanto di una cosa tipo “chiedo per un amico!”)
Il prete è Josemaría Escrivá de Balaguer e la ragazza che fa la domanda per capire come convincere gli altri che le dicono di andare a messa solo se si ha voglia riceverà invece una riposta per la propria vita, a partire dall’esperienza stessa di questo futuro santo.
Io non ho praticamente mai voglia di pregare, le dirà. Ma come? Avrà pensato lei e forse anche noi mai del tutto al riparo dai rischi di certa agiografia.
E cosa faccio allora? Mi rivolgo al Signore e glielo dico: Non ho nessuna voglia di parlare con Te.
Papale papale. Anzi, aggiunge riportando ancora il dialogo con Dio, mi pare proprio di farti un favore a venire qui a parlare con Te. Sarà allora che sentirai una forte emozione, che sale dal profondo del cuore; non è tua, nemmeno quella, è di Dio! E’ lui che pieno d’amore ti dirà che il favore te lo sta facendo Lui! A venire a cercarti, a procurarti occasioni per stringere amicizia con la tua anima, a permetterti di servirLo.
Allora, con voglia o senza voglia, farai un po’ di orazione ogni giorno. A casa tua o per strada, in ufficio o in Università, o in Chiesa davanti al Tabernacolo dove è presente Cristo Gesù.
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L’amore vero è a forma di croce, non di cuore
Quale Gesù? Quello nato da Maria sempre Vergine, in un tempo preciso, in un luogo preciso. Quello educato da San Giuseppe che da lui imparò il lavoro umano (lo stesso che pure noi compiamo e che rischia di essere deformato dallo stesso inganno: fai solo ciò che ti dà soddisfazione, che ti viene facile, che ti compiace! ). Quello stesso che è andato a farsi inchiodare al legno della croce per amore mio e tuo. Non ne aveva di sicuro nessuna voglia, ma desiderio ardente sì!
Perché l’amore è più giudizio e atto di volontà che voglia; perché dalla verità di un’azione, apparentemente sterile e invece tanto più feconda quanto più ci costa fatica, ci urta, ci scomoda, nasceranno la gioia e anche la facilità; persino la carica emotiva e sentimentale. Sarà il Signore stesso a renderci facile, quasi comodo il dialogo con Lui fino a renderci addirittura impossibile, una volta che abbiamo cominciato, smettere di incontrarlo. Voglia o non voglia, ne avremo un desiderio bruciante.
Ecco come ha fatto il Signore ad “aggiustare” la nostra natura fino nella contraddizione delle voglie che sembrano avere una forza attrattiva tanto irresistibile: con la croce. In ogni atto allora, anche quello di mettersi a pregare controvoglia, è nascosto il segreto paradossale della croce, che ci inchioda e ci libera, che costringe e solleva.
Che ne dite di iniziare a pregare, a lavorare così, anche a voler bene? Senza alcuna voglia ma pieni di amore? Il resto è compito di Dio.