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Dio deve esaudire i miei desideri o io i suoi?

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Carlos Padilla - pubblicato il 28/01/20
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Diffidare toglie speranza, l’obbedienza invece liberaCompiere la mia volontà è quello che più desidero. Fare ciò che voglio, non sottomettermi alla volontà degli altri. L’obbedienza costa tanto quando penso che sarebbe meglio che seguissi altri cammini o facessi cose diverse… Ma l’obbedienza a Dio calma tutte le mie ansie e mi libera dalle paure.

Sono qui per fare la volontà di Dio? Diceva Santa Teresa di Gesù:

“Da un’anima che è già determinata ad amarti e abbandonata nelle tue mani non vuoi altro che obbedisca e si informi bene su quello che è il tuo servizio, e lo desideri”.

La mia anima vuole compiere la volontà di Dio, ma non sempre ci riesce. Sono uno di quei cristiani abituati ad amare Dio solo quando Egli compie la loro volontà? Sono di quelli che quando le cose sono diverse da quelle sperate si infastidiscono e si allontanano?

Quante persone perdono quella fede che sembrava tanto solida quando la realtà non è quella che speravano!

Vogliono seguire la propria strada e si allontanano da Dio temendo che chieda loro quello che non desiderano. O fuggono quando non si verifica ciò che speravano.

Perdono la loro fede immatura. Smettono di lodare, di ringraziare, di credere. Diffidano di quel Dio che dice di amarli alla follia e permette tanto dolore.

Perdono la speranza in un mondo migliore, in un tempo benedetto. Non vogliono le croci che comporta il fatto di amare, vivere, dare la vita.

Quella fede tanto debole in Dio è in genere collegata a una fiducia molto scarsa negli uomini. Quello che accade con Dio si verifica anche nei rapporti umani.

Costa rinunciare al proprio cammino. Non vogliono altra volontà che la loro, e spesso non si rendono conto della tendenza che hanno a non accogliere la volontà altrui.

Mi accade lo stesso? Desidero talmente che si realizzino i miei sogni da non essere aperto a quello che desiderano e mi chiedono gli altri.

Ci sono persone ossessionate dal voler fare sempre quello che vogliono. Desiderano che si realizzino i loro progetti e non altri, muovono i fili perché i loro desideri diventino realtà e gli altri facciano ciò che vogliono.

Non se ne rendono conto. Vivono dicendo che fanno sempre quello che desiderano gli altri. Si autoingannano? Forse non si vedono come sono in realtà. Non guardano in modo sano il loro cuore.

Può essere che anch’io sia così. Mi fa paura fare quello che fanno loro. Voglio fare le cose a modo mio. Mi manca la libertà per cedere, per rinunciare al mio orgoglio, per aprirmi ad altri cammini possibili.

Ho bisogno di un cuore più docile. Commenta Sant’Agostino:

“Cos’è la miseria dell’uomo se non soffrire la propria disobbedienza, e visto che non ha voluto ciò che poteva volere ciò che non può?”

Quello che non mi fa bene, quello che non mi edifica, è quello che faccio non obbedendo a Dio. E mi lascio trascinare dalle mie passioni. Mi indebolisco nella mia forza di volontà.

So che devo imparare a obbedire. È quello che mi costruisce dentro. Rinunciare ai miei desideri per amore di quelli di Dio. Commenta padre Josef Kentenich parlando dei giovani con i quali aveva iniziato a lavorare quando era un giovane presbitero:

“Il compito consisteva nel canalizzare l’affanno di conquista che soggiaceva alla ribellione e legarlo al carro dell’obbedienza. Bisognava segnalare che l’obbedienza non equivaleva alla debolezza, ma presupponeva una forza maggiore, culmine di un sana energia, e quindi si doveva dire, nel caso dei giovani, che dominare gli istinti significava un pieno sviluppo delle forze dell’obbedienza”.

Quando obbedisco non sono debole. Divento più forte. Accolgo i desideri di chi sa meglio di me quello che mi conviene, anche se io non lo capisco e non lo desidero.

Obbedisco e non sbaglio. Assumo un desiderio di Dio che si manifesta in persone, in fatti o dentro la mia anima in una mozione dello Spirito. Quel modo di vivere obbedendo mi rende più di Dio, più bambino.

La disobbedienza costante mi rende capriccioso e labile. Volere che si faccia sempre ciò che voglio finisce per essere qualcosa di malato e mi allontana dalle persone, mi indebolisce. Nessuno vuole condividere la vita con persone capricciose e volubili.

Obbedire è un atteggiamento che mi guarisce. Obbedisco e avanzo nel cammino della vita, nella mia maturità. Divento più bambino, più figlio, più docile.

Mi piace questo modo di vedere la vita. Voglio seguire i cammini di Dio. Fare quello che mi chiedono gli altri. Rinunciare a ciò che è mio per amore degli altri.

Non è facile questo atteggiamento che mi cambia dentro. L’obbedienza verso ciò che non comprendo e non condivido. È un atteggiamento maturo e grande, non sottomesso. Chiedo a Dio di rendermi più figlio suo. Di distaccarmi dal mio orgoglio malato e rendermi più umile.

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