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Rifiutò di bestemmiare. E i militari lo massacrarono. Ora quel frate è beato

Sono quasi diecimila, di cui 13 vescovi, i martiri della guerra civile spagnola

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 25/01/20
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La storia di Giuseppe Doménech Bonet, martire in Spagna dopo che il suo convento era stato occupato e devastato durante la guerra civile

La Chiesa avrà 13 nuovi Beati. Papa Francesco, ricevendo il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato il Dicastero a promulgare i Decreti riguardanti il riconoscimento del martirio dei Servi di Dio Benedetto di Santa Coloma de Gramenet (al secolo Giuseppe Doménech Bonet) e due Compagni, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, uccisi in odio alla fede, durante la guerra civile in Spagna, fra il 24 luglio e il 6 agosto 1936.

MĘCZENNICY Z KAZIMIERZA

Fot. Joanna Adamik | Archidiecezja Krakowska

Le violenze si intensificarono tra il 18 luglio 1936 e il 1º aprile 1939, dando origine a una vera e propria persecuzione religiosa, che portò alla distruzione del 70% delle chiese spagnole e all’uccisione di quasi diecimila persone.

Cappuccino spagnolo

Benedetto di Santa Coloma de Gramenet nato il 6 settembre 1892 proprio a Santa Coloma in Spagna, entrò nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini nel 1909 e, il 23 febbraio 1913, emise la professione religiosa solenne.

Fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1915. Svolse gli incarichi di Maestro dei Novizi; Definitore Provinciale e Guardiano del convento di Manresa che, il 22 luglio 1936 fu occupato e devastato dai miliziani anarchici e marxisti.



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Obbligato a bestemmiare

Riuniti i religiosi, il Servo di Dio ordinò allora l’immediata evacuazione dal convento. I frati trovarono rifugio in luoghi più sicuri mentre Benedetto si recò in una casa di campagna detta Casajoana nei pressi di Manresa dove, il 6 agosto 1936, un gruppo di miliziani fece irruzione con violenza. Volevano obbligarlo a bestemmiare, ma egli rifiutò categoricamente. Fu condotto così nel luogo detto La Culla, dove venne ucciso senza pietà.

La comunione alla clarissa

Pochi giorni prima di lui, mentre portava la comunione ad una clarissa fu rapito e poi fucilato anche Giuseppe Oriol di Barcellona. Nella notte tra il 27 e il 28 luglio la stessa sorte toccò all’altro compagno, Doménech di Sant Pere de Riudebittles, al secolo: Joan Romeu y Canadell.


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I martiri del Guatemala

Sono stati emessi anche i decreti per la beatificazione dei Servi di Dio Giuseppe Maria Gran Cirera e due compagni, sacerdoti professi dei Missionari del Sacratissimo Cuore di Gesù, e sette compagni laici, uccisi in odio alla fede in Guatemala tra il 1980 e il 1991.

In particolare José María Gran Cirera nato a Barcellona il 27 aprile 1945, emise la prima professione nella Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore l’8 settembre 1966 e quella perpetua l’8 settembre 1969.

A fianco degli indigeni del Guatemala

Fu ordinato sacerdote il 9 giugno 1972 a Valladolid, in Spagna. Dopo un periodo di servizio pastorale a Valencia, nel 1975 fu inviato in Guatemala, dove esercitò il ministero presso S. Cruz del Quiché, fino al 1978. Successivamente fu destinato alla parrocchia di San Gaspar di Chajul.

Fece suo il programma della comunità religiosa e della diocesi a fianco dei più poveri e degli indigeni, massacrati dal silenzioso genocidio messo in atto dalla autorità militari. Il Servo di Dio fu assassinato il 4 giugno 1980 insieme al sacrestano, Domingo del Barrio Batz, mentre rientravano a Chajul dopo una visita pastorale presso i villaggi della parrocchia. Quando morì aveva solo 35 anni (Vatican News, 24 gennaio).



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