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Dopo la morte c’è l’aldilà? Rispondono i pazienti che hanno subito un arresto cardiaco

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/01/20
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La “lezione” di uno studio inglese, commissionato dall’Università di Southampton, ha evidenziato che il 40% ha vissuto un’esperienza extra-corporeaC’è “vita” dopo la morte? L’argomento è molto controverso, ma è di questi giorni però la pubblicazione di uno studio inglese, diffuso qualche tempo dal giornale inglese Daily Telegraph, che comproverebbe il mantenimento di un certo grado di coscienza da parte di persone in arresto cardiaco.

Si ferma il cuore, non la coscienza

Per quattro anni i ricercatori della Southampton University hanno esaminato i casi di 2.060 persone, tutte vittime di arresto cardiaco, in 15 ospedali sparsi tra la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l’Austria. Secondo i dati in possesso degli studiosi inglesi, circa il 40 per cento dei sopravvissuti ha descritto esperienze coscienti provate mentre il loro cuore aveva smesso di battere. In cifre, dei 330 scampati alla morte 140 hanno raccontato di essere rimasti parzialmente coscienti durante la rianimazione.

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L’esperienza “extra-corporea”

E’ emerso che circa il 40% dei sopravvissuti avevano “ricordi” di quella esperienza nei minuti in cui erano clinicamente morti. Un 57enne di Southampton ha detto di aver vissuto una sorta di esperienza extracorporea, e di aver assistito alle azioni dei medici che cercavano di rianimarlo.

«Sappiamo che il cervello non può funzionare quando il cuore smette di battere – ha detto Sam Parnia, ricercatore che ha guidato lo studio – Ma in questo caso la consapevolezza cosciente sembra essere rimasta attiva fino a tre minuti dopo che il cuore non funzionava più, anche se il cervello di solito “si spegne” dopo 20-30 secondi da quando il cuore si ferma».


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Ricordi positivi e negativi

Sebbene molti dei sopravvissuti intervistati non ricordino dettagli specifici, ci sono comunque una serie di temi ricorrenti. Come ha evidenziato La Repubblica (7 ottobre 2014), che ha rilanciato lo studio, una persona su cinque afferma di aver provato un grande senso di serenità, mentre circa un terzo ha percepito una accelerazione o un rallentamento nello scorrere del tempo.

Altri reputano di aver visto una forte luce o un sole che splendeva. Mentre per alcuni le sensazioni erano negative, simili all’annegamento o all’essere trascinati sott’acqua. Secondo Parnia, potrebbero essere molti di più i casi di esperienze dopo la morte ma molti non le ricordano a causa dei danni al cervello o ai sedativi che sono stati somministrati.

Clinicamente morti

La ricerca dell’Università di Southampton ha suscitato molto interesse in un settore che coinvolge diversi studiosi. «Ci sono alcune prove molto importanti in base alle quali queste esperienze sono veramente accadute dopo che le persone erano clinicamente morte», ha detto lo psicologo David Wilde, della Nottingham Trent University. Per Wilde ancora non è possibile dire cosa esattamente accade in quei momenti ma la “lente” della scienza sta indagando sempre più in profondità.


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