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Cosa rischia chi bestemmia su internet Dio, Gesù, o offende la religione?

Cada vez más adolescentes víctimas del ciberbullying

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/01/20
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Il far west on line non agevola il percorso giudiziario. E a farne le spese sempre più spesso sono i cattolici. Ecco un piccolo manuale su come difendersi dall’insulto telematicoLa religione su internet è tutelata? Cosa accade se si lasciano commenti offensivi nei confronti di figure apicali come Dio, Gesù, la Vergine Maria, il Papa? E se si scrivono bestemmie si resta impuniti a prescindere? Il dato di partenza è che l’insulto telematico è sempre più diffuso. Basta collegarsi ad un social network o rilasciare un insulto, sotto forma di commento anonimo, in un qualsiasi portale ritenuto di opinione.

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Come difendersi dal vilipendio

Ci sono norme dell’ordinamento giuridico italiano che possono essere utilizzate anche nella giungla del web per salvaguardare, in qualche modo, il proprio orientamento religioso. L’articolo 403 del codice penale recita che chiunque offende pubblicamente offende la religione dello Stato, mediante vilipendio di chi la professa, è punito con una sanzione amministrativa (multa che intacca il casellario giudiziario) da 1000 a 5000 euro. Se l’offesa è rivolta ad un sacerdote, al Papa, o ad un qualsiasi ministro del culto, la sanzione arriva sino a 6000 euro.

Multe per le bestemmie on line

E’ invece possibile appellarsi all’articolo 724 del codice penale per difendersi dalle bestemmie, fenomeno sempre più diffuso sul web e in particolare sul più popolare del social network: facebook. In tal senso, il blog cattolico Pontifex è stato il primo a farsi promotore di una campagna anti-bestemmie tra alcuni gruppi di Facebook, denunciandone gli autori ai sensi dell’articolo 724 così come modificato da una sentenza della Consulta nel 1995 e da un decreto legislativo del 1999 – che punisce «chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità», con sanzioni amministrative da 51 a 309 euro.



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A chi bisogna denunciare

Per procedere contro chi, trincerandosi dietro una tastiera, insulta o bestemmia ci si può recare presso la Polizia Postale e sporgere denuncia contro il nickname, il nome reale o l’anonimo che scrive. Oppure in alternativa ci si può recare a denunciare l’accaduto presso la Guardia di Finanza o direttamente alla Procura della Repubblica. In tutti e tre casi, se si accerterà la fondatezza della querela, l’autorità potrà procedere ad oscurare preventivamente il sito internet o rimuovere i commenti e le dichiarazioni ritenute oltraggiose ed offensive.

Reati non percepiti e articolo 21

Non è per nulla scontato la condanna di chi commette un reato “anti-religioso”. Tutt’altro. Ci sono diversi ostacoli sulla strada di chi indaga. Una parte consistente delle querele finiscono con l’archiviazione o l’assoluzione, poiché parliamo di reati, per così dire “non percepiti” dall’opinione pubblica. Un’offesa contro la religione o i suoi ministri di culto, o ancora una bestemmia, vengono azzerati spesso dal diritto di critica, di satira, dall’articolo 21 della Costituzione, che tutela la libertà di manifestare un proprio pensiero per giustificare il commento-insulto.



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Difficoltà a risalire al mittente

Ci sono altri casi, sopratutto quelli relativi a offese o bestemmie anonime che muoiono nel corso delle indagini. Quando chi indaga si ritrova davanti ad un profilo fake, non basta risalire all’indirizzo (IP) da cui è stato inviato. Perché bisogna tener conto di tanti altri fattori. Può capitare che la persona si trovi in un internet-cafè dove può accedere chiunque alla connessione; o ancora può giustificarsi dicendo di aver smarrito da tempo il pc, o ancora di non essersi trovata al computer all’orario in cui è stato rilasciato il commento o che qualcuno lo abbia utilizzato al suo posto. Tutte scappatoie che dilatano esponenzialmente i tempi delle indagini.

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Unsplash | CC0

“Svantaggiati e poco tutelati”

I cattolici, come fa notare l’avvocato Massimo Melica, esperto di diritto applicato alle nuove tecnologie, «sono svantaggiati e poco tutelati». La lunghezza delle indagini, i risultati non sempre alla stregua delle attese, il far west del web, non agevolano il percorso giudiziario. «Certo – prosegue il legale – c’è una parte dei casi che viene sanzionato ma è minoritario rispetto a quelli che restano impuniti. Ma deve far riflettere un dato: un messaggio offensivo verso l’Islam, scatena una insurrezione internazionale, le offese che quotidianamente ricevono i cattolici, oggi in gran parte convogliate dal web, sono accompagnate dal silenzio».



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