Un’occhiata a una giornata incredibile con le Missionarie della Carità a New York“Madre Teresa stava in piedi proprio lì, il cardinale era lì, il sindaco Koch qui, e io più o meno qui. È stato allora che ha afferrato la porta del seminterrato, poi si è girata verso di me e ha detto: ‘Questa porta ha bisogno di una serratura migliore, così nessuno cadrà dalle scale’. L’unica cosa a cui pensava era il benessere degli altri”.
È questo il ricordo di Len, che ha accompagnato Madre Teresa in quello che sarebbe stato il primo hospice d’America per malati di Aids la vigilia di Natale del 1985.
Il Gift of Love Hospice è stato istituito nella rettoria della chiesa di Santa Veronica nel Greenwich Village, nel Lower West Side di Manhattan, che nei primi tempi della crisi dell’Aids era una sorta di ground zero. All’inizio la presenza delle suore ha incontrato resistenza da parte della comunità, ma man mano che venivano viste come coloro che portavano l’amore incondizionato di Cristo a chi moriva per quella che era ancora una malattia ignota che rappresentava una condanna a morte, la comunità si è stretta intorno a loro.
L’unico desiderio di Madre Teresa era “che nessuno morisse non amato e non curato. Speriamo che riusciranno a vivere e a morire in pace ottenendo amore e cura”.
Quando grazie ai progressi medici l’epidemia di Aids si è attenuata, la casa è passata a ospitare soprattutto poveri e anziani. Venerdì 22 novembre, le suore e i residenti hanno ricevuto la visita di Nostra Signora di Fatima, che nelle ultime quattro settimane ha girato l’area di New York.
La statua, realizzata nel santuario di Fatima, in Portogallo, ricorda l’apparizione miracolosa della Beata Madre a tre bambini, Lúcia dos Santos e i suoi cugini Jacinta e Francisco Marto, nel 1917 a Fatima (Portogallo).
Padre James Miara, pastore del Santuario della Parrocchia dei Santi Innocenti sulla West 34th Street, è arrivato nella struttura appena prima delle 7.00 per celebrare la Messa e benedire suore, volontari e residenti, ricordando nella sua omelia il messaggio di Nostra Signora di Fatima e sottolineando l’importanza del sacrificio, specialmente per i peccatori e per l’anima dei defunti.
Nella piccola cappella gremita sono stati celebrati innumerevoli funerali durante i giorni più neri della crisi dell’Aids. In questo luogo le persone abbandonate dalla società e dai propri cari hanno trovato conversione, amore genuino e riposo tra le braccia delle suore.
Le Missionarie della Carità rispecchiano molto il messaggio di Fatima: la loro cura delle necessità fisiche di chi soffre per la povertà, la malattia e il rifiuto, la testimonianza di fede attraverso il potere dell’amore incondizionato e il fatto di cercare di servire Cristo in ogni persona che incontrano.
Il loro “Sì!” a Cristo richiama quello della giovane Vergine Maria, l’unico “Sì” che dà vero significato e realizzazione.
Quando padre Miara si è allontanato per portare la statua alla prossima fermata al Santuario dei Santi Innocenti, le suore gioiose hanno sventolato i loro fazzoletti, come per salutare una cara amica.
Una statua può essere solo una statua, ma in questo caso è qualcosa di più. È un simbolo della Madre amorevole e misericordiosa che guarda tutti noi, guidandoci pazientemente a ciò che conta di più nella vita: suo Figlio.
Nostra Signora di Fatima, prega per noi!