Songmei è anziana ed è stata lasciata in un ospizio, dove non ha neppure le forze per buttarsi dalla finestra. Alla disperazione risponde la presenza di un sacerdote che la invita a pregare con lui, poi all’improvviso la domanda: “Posso ricevere l’Eucarestia?”.
Di Antonio Acevedo (sacerdote in missione a Taipei, Taiwan)
La signora Songmei ha circa 65 anni. Una malattia degenerativa l’ha bloccata, da ballerina professionista qual era, su una sedia a rotelle. Quando l’ho conosciuta, non poteva quasi camminare. Viveva da sola con una signora che si prendeva cura di lei. Poi, all’improvviso, la badante se n’è andata lasciandola da sola. Questo ha costretto la sua famiglia a mandarla in una casa di riposo.
La seconda volta che sono andato a trovarla da sacerdote è stato poco dopo che si era trasferita. Quando l’ho vista, era depressa e scoraggiata: sebbene casa sua fosse modesta, purtroppo la casa di riposo non era così accogliente e le persone che ci vivevano erano tutte in condizioni peggiori della sua. Ci chiedeva di aiutarla a tornare a casa, si lamentava del fatto che la sua famiglia l’avesse costretta ad andare lì. Ci diceva che non riusciva neanche ad alzarsi per buttarsi dalla finestra. Dato il suo stato d’animo, abbiamo cercato di rassicurarla del bene che le vuole la sua famiglia.
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L’abbiamo incoraggiata a pregare e ad affidarsi al Signore, ad offrirGli le sue sofferenze. Proprio quel giorno, avevo portato con me un rosario con l’immagine di padre Pio. Così, promettendole che le avrei raccontato la sua vita, le ho lasciato il rosario.
Songmei ha iniziato a pregare di più. Sebbene le difficoltà continuassero, la vedevo serena, con il rosario al collo. Una delle sorprese più belle è stata quando, una volta che ero appena arrivato nella casa di riposo, mi ha detto all’improvviso: “Potrei ricevere l’eucaristia?”.
Mi colpisce sempre quando le porto l’eucaristia, perché è veramente l’incontro fra lei e Gesù. Io sono soltanto il tramite, chiamato a servire questo rapporto, a volte con le parole, spiegando qualche lettura del vangelo, a volte con il silenzio, lasciando parlare la liturgia.
Dopo mesi di sofferenza e solitudine, vissuti con più fiducia grazie alla fede, Songmei è riuscita a trovare un’altra badante e a tornare a casa. Ho potuto così spiegarle meglio la storia di padre Pio. Volevo farle vedere il film sulla sua vita ma, arrivati a metà del video con i sottotitoli in cinese, abbiamo dovuto spegnere perché Songmei non riusciva a tenere gli occhi aperti. A causa della malattia, infatti, ha problemi alla vista. Intanto però la sua fede è cresciuta, con momenti inaspettati.
Il primo è stato quando mi ha chiesto di confessarla.
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Allestiamo un luogo in cucina e l’ascolto prima di tornare dagli altri. La prima volta che le avevamo proposto la confessione, non ne aveva capito il valore. Ma quel giorno, sì. Il secondo momento è accaduto la sera del film. Mi dice che sente un gran bisogno di conoscere di più le Scritture e mi domanda: “Qual è la differenza fra l’Antico e il Nuovo Testamento?”. Mi sorprende il suo bisogno che non è per niente scontato e capisco che il voler imparare di più sulla Scrittura sia un modo per approfondire il suo rapporto con il Signore.
Da quando sono sacerdote, queste visite mi aiutano a imparare di più la carità, il donarsi per gli altri come Gesù, che ci permette di diventare degli strumenti attraverso cui Dio e gli uomini possono tornare a parlarsi.
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